Intervista a Emanuele Aloia: “Il bacio di Klimt ha superato ogni aspettativa!”

Scrive canzoni da quando aveva 15 anni Emanuele Aloia e adesso con “Il bacio di Klimt” è l’artista italiano che ha totalizzato 10 milioni di streaming complessivi e si è conquistato il titolo di autore del brano pià utilizzato e condiviso su TikTok con ben 177.000 video.

Classe ’98, torinese e diplomato al Liceo Linguistico, Emanuele Aloia è la scoperta musicale dell’anno in un periodo complicato come questo.

Si era già fatto notare con il brano “Girasoli”, ma “Il bacio di Klimt” è stato il brano della conferma che la sua musica piace alla gente e che arriva soprattutto.

Dal 29 maggio, “Il bacio di Klimt” è arrivato nelle radio italiane dopo essere stato apprezzato su tutti i social ed avere raggiunto oltre il milione e mezzo di visualizzazioni su YouTube con il video ufficiale.

Lo abbiamo così raggiunto telefonicamente e chiacchierando con lui abbiamo capito perché la musica di Emanuele Aloia piace così tanto a molta gente, noi compresi.

Emanuele, ti aspettavi tutto questo successo quando hai scritto “Il bacio di Klimt”?

Ovviamente no! Al di là dell’ottimismo che una persona può avere, sono numeri incredibili non solo per un emergente quale sono io, ma anche per un Big. Poi, come persona sono un tipo molto equilibrato. Preferisco non avere mai aspettative troppo positive.

Andiamo un po’ ai tuoi esordi. Ci racconti chi sei e il tuo rapporto con la musica?

Adesso ho 21 anni ma ho iniziato a scrivere canzoni e a pubblicarle a 13 anni. È stato un percorso di crescita; a 17 anni sono diventato consapevole di aver raggiunto una certa maturità

I risultati importanti, però, dal punto di vista numerico, sono arrivati con l’uscita del primo singolo di questo nuovo progetto discografico ossia “Girasoli” che aveva ottenuto già un gran successo. Con l’uscita de “Il bacio di Klimt”, “Girasoli” ha continuato ad essere apprezzata e a crescere.

Quando hai scritto “Il bacio di Klimt” e perché?

È l’ultima canzone che ho scritto prima dell’emergenza sanitaria per pandemia globale, ossia a fine febbraio.

Sul perché l’ho scritta non saprei dirti. So che la scrittura delle mie canzoni nasce da una mia necessità. Lo faccio perché mi fa stare bene e mi fa esternare delle emozioni.

Ho notato che in tutte le tue canzoni ci sono molti riferimenti all’arte e alla cultura. Anche ne “Il bacio di Klimt” citi un quadro ed un verso di una delle poesie di Montale. Da dove nasce l’idea di inserire l’arte e la letteratura nelle tue canzoi che assumono così anche una funzione culturale?

Al di là di saper scrivere delle canzoni, ad un certo punto un artista deve costruire un’identità sonora ma anche concettuale e comunicativa per arrivare alle persone.

Molto spesso gli artisti di oggi si concentrano molto sull’identità sonora, perdendosi così il gusto di una scrittura che vada a comunicare qualcosa.

Fare le citazioni nelle canzoni mi viene naturale ed è stata esaltata dall’uscita di “Girasoli” che è stato il brano che mi ha spinto verso questa identità.

Credo sia una cosa molto apprezzata sia per un discorso culturale sia perché le citazioni danno un immaginario molto più di impatto all’ascoltatore che si rappresenta una storia.

A proposito di arte e di letteratura. Cosa ti incuriosisce?

Come per le canzoni anche per l’arte e la letteratura per me è difficile avere delle preferenze. Va a periodi. Osservo tanto. Mi piace molto Munch e anche gli artisti che finora ho citato nelle canzoni. Mi piace Hopper.

Come letture, mi piace di più leggere poesie. Quindi apprezzo Neruda, in particolare la poesia “Farewell”.

Secondo te il successo de “Il bacio di Klimt” è dovuto anche al periodo che l’Italia sta attraversando?

In realtà non lo so. Secondo me nella vita a volte si incastrano dei momenti e delle vicende che fanno creare l’occasione perfetta.

Tra tutte le canzoni che avevamo, abbiamo scelto di rilasciare “Il bacio di Klimt” perché risultava la più giusta in questo momento soprattutto per la sua bellezza.

Seppur hai 21 anni, “Il bacio di Klimt” risulta essere un inno ultragenerazionale. Qual è il segreto per riuscire a scrivere una canzone universale e che arriva a tutti?

Sarebbe bello poter rispondere alla tua domanda, perché significherebbe avere una ricetta perfetta, ma le ricette perfette non esistono secondo me.

L’unica cosa che mi sento di dire è che quando scrivi con naturalezza, senza avere un retropensiero e facendo uscire l’essenza di cosa è un’emozione ciò arriva alla gente.

In più secondo me cattura anche questo modo di scrivere ossia inserendo citazioni e riferimenti culturali che permettono di arrivare a molti.

Ti spaventa l’idea che l’attenzione su di te possa distogliersi di colpo così come è arrivata?

Non ho paura di questo. La mia più grande paura è smettere di scrivere. La mia priorità è la scrittura non i riflettori. Ero consapevole che un giorno sarebbe arrivato questo momento, non so darmi una spiegazione. Fondamentalmente, penso che quando nella vita si sceglie di fare una determinata cosa, tu devi essere il primo a crederci.

Cosa, invece, ti emoziona in questo momento?

Sicuramente il fatto di essere arrivato in così poco tempo a così tante persone. Non è una cosa facile riuscire ad avere un impatto così devastante.

È una cosa che mi piace perché dice che è alla fine la gente che decide cosa ascoltare, non esistono sovrastrutture.

Come stai vivendo questo successo e cosa ti verrebbe da dire a chi, magari, ti invitava a fare altro?

(n.d.r. sorride)…Ma nulla! Di fronte a tutto questo, io posso aggiungere poco! Ho sempre detto che il tempo è galante e quindi alla fine è andata così. Il percorso è ancora lungo, ma questa è comunque una grande soddisfazione.

Adesso “Il bacio di Klimt” è in radio. Cosa pensi dell’attuale mercato discografico e dei mezzi per farsi conoscere come artista?

Penso che fare musica è facile. Ciò che è difficile è fare bella musica. È vero che ci sono delle regole però molto spesso capita che quando musicalmente si infrangono delle regole, è proprio in quel momento che arriva la sorpresa più grande.

Di certo usciranno delle canzoni estive, ma mi stupisce che noi abbiamo fatto questa scelta rischiosa ossia di uscire con un brano che manca di ritmo estivo. È un brano che gioca su un pianoforte e, nonostante questo, sta ottenenendo dei risultati eclatanti. Sta dimostrando di essere un brano che non ha stagionalità e che va contro una regola ossia che superato il mese di aprile vi è quasi l’obbligo di uscire con un tormentone estivo. “Il bacio di Klimt” ha dimostrato che così non è e questo mi fa piacere.

Ci saranno sorprese per i prossimi mesi? Puoi svelarci qualcosa?

Prima de “Il bacio di Klimt” mi stavo muovendo singolo dopo singolo per far conoscere alla gente il mio immaginario musicale. È ovvio che l’andamento di questa canzone ha velocizzato i tempi. Poi, sono uno che scrive veramente tanto e sento la necessità di pubblicare un album. Ci stiamo lavorando ma ci vorrà del tempo perché sono un perfezionista. Nel frattempo, usciranno di sicuro dei singoli.

Sandy Sciuto