8 diabolici serial killer che hanno insanguinato il corso della storia

Sono tra i più spietati sanguinari della storia, le loro gesta criminali sono tramandate ancora oggi nonostante molti siano vissuti centinaia di anni prima. Ecco gli 8 diabolici serial killer che hanno insanguinato il corso della storia

8. Erzsébet Báthory (1560-1614)

La contessa Dracula Erzsébet-Báthory Erzsébet fu una serial killer e nobildonna ungherese, famosa per aver ucciso e trucidato centinaia di donne fra il 1585 e il 1610. Secondo i suoi diari, le vittime che avrebbe ucciso sarebbero ben 650, il che la qualifica come la più prolifica serial killer della storia. Le ragioni della sua spietatezza sono da ricercare nel contesto nel quale ella viveva, l’antica Romania, nel quale torture e crudeltà contro servi e popolo erano all’ordine del giorno. Tanto per inquadrare l’epoca, Erzsébet da bambina assistette all’esecuzione di un uomo che venne cucito vivo all’interno del ventre di un cavallo, ed il marito romeno della donna era solito prendere giovani donne, cospargerle di miele e lasciarle preda delle api. La sua vena sadica venne stimolata dai frequenti viaggi del marito in guerra, che la portarono a frequentare le orge organizzate dalla contessa Karla, sua zia, durante le quali si faceva ampio uso di sadismo e magia nera. Visto che la tortura delle serve era uno dei passatempi più frequenti, non fu difficile trovare presto un nesso fra il sangue di giovani donne e la giovinezza eterna. Un giorno la Báthory percosse una ragazza di servizio, e il sangue di questa schizzò sulla mano. La nobildonna si convinse, assecondata dai medici di corte, che la parte di pelle toccata dal sangue fosse ringiovanita. Da allora, l’assassinio di giovani donne per berne il sangue, cospargersi il corpo ed usarlo a fini terapeutici fu continuo, e nei suoi diari i nomi delle vittime arrivano all’incredibile cifra di 650 persone. Gli storici sono scettici nei riguardi di questo numero, e propendono per fissare il numero delle persone uccise dalla contessa fra le 100 e le 300 unità. Alla morte del marito Erzsébet acquisì sempre più potere, ma verrà infine tradita dalla stessa nobiltà cui apparteneva a seguito di un’inchiesta su un numero enorme di ragazze sparite. Morirà murata viva dentro al palazzo dopo 4 anni di prigionia dove l’unico contatto col mondo era un buco dove le veniva porto il cibo. La donna, comunque, va certamente annoverata fra le più sanguinarie e diaboliche della storia.

7. Pedro Alonso López (1948-?)

Quella di Pedro Lopez è una storia molto recente che mette in luce quanto l’inefficienza della polizia e delle forze armate nei paesi sudamericani sia letale per la popolazione. La storia di questo serial killer comincia in un modo decisamente classico. Abbandonato dalla madre a seguito delle di lui molestie sulla sorella, fu stuprato in tenera età e a più riprese a Bogotà e in zone limitrofe. Egli arrivò a sviluppare un’acuta forma di misoginia legata alla figura della madre, che lo portò a voler uccidere donne in giovanissima età dopo averne abusato per ore, strangolandole per completare l’opera. López cominciò ad agire in Perù, nel 1969, ai piedi delle Ande, dove uccise e strangolò almeno 100 vittime. Durante uno dei tentativi di strupro di una bambina di 9 anni fu scoperto dalla tribù degli Ayacuchos, che lo seppellirono vivo sino alla testa per lasciarlo preda degli insetti, ma venne (sfortunatamente per le vittime successive) salvato da una missionaria americana, che spiegò agli indigeni come la morte dell’uomo fosse “irreligiosa”. A seguito dell’ennesimo stupro fu arrestato ed estradato in Colombia, dove, nel giro di qualche anno, uccise circa 100 giovani donne. Pedro non si accontentò di operare solo in madrepatria, ma andò a mietere vittime anche in Ecuador, dove si stima in 110 donne il numero delle sue vittime. Nel 1980 fu arrestato e celebrato il processo proprio in Ecuador, dove l’assassino ammise l’assassinio delle 310 donne fra i tre stati dell’America latina. Lopez rimase in carcere sino al 1998 quando, libero su cauzione, fece perdere le proprie tracce. Nel 2002 gli è stato accreditato un altro omicidio e oggi, se fosse ancora vivo, avrebbe 67 anni.

6. Leonarda Cianciulli (1894-1970

La signora Cianciulli è una serial killer italiana nota più per la singolarità dei propri crimini che per il numero o lo scopo. Leonarda nasce a Montella, in Campania, nel 1894, e la genesi delle sue gesta va ricercata nell’enorme numero di bambini che la donna perse durante la gravidanza o subito dopo. La donna era comunque già avvezza al crimine, di natura però molto più “bianca”, perché già all’età di 18 anni era stata condannata per furto e truffa nei confronti di vecchi e contadini. A 23 anni sposa Raffaele Pansardi, un impiegato del catasto, con il quale scappa dal giudizio del paese nel 1930, inseguiti entrambi dalla malafama della donna, di facili costumi e assolutamente irriverente all’autorità costituita. A Correggio, dove si rifugia la coppia, la donna è invece benvoluta da tutti e comincia una fiorente attività di commercio di abiti e mobili. La madre, che l’avrebbe voluta in sposa ad un cugino, la maledì in punto di morte, augurandole sofferenze e morte della prole. Ad aggiungere aspetti “neri” alla vicenda ci si mise anche una zingara, che le predisse che avrebbe avuto solo figli che sarebbero morti. Per maledizioni o premonizioni, i bambini che morirono alla Cianciulli furono ben 13, 10 nella culla e 3 per aborto spontaneo. Leonarda si rivolge quindi ad una “strega” locale, e dopo l’intervento magico la donna riesce finalmente ad avere ben 4 figli, di cui una femmina. La donna ovviamente si prodiga in tutti i modi per proteggere i figli, quasi considerati dei “sopravvissuti” alla maledizione della madre. Proprio per difendere i propri figli Leonarda si convince che il suo intervento come chiromante sia inevitabile per impedire la chiamata al fronte del più grande, Giuseppe, e che i sacrifici umani siano la soluzione ai propri timori della perdita di un altro figlio. Questo suggerimento lo diede, secondo l’assassina, la madre stessa, apparsale in sogno e richiedente sangue “fresco”. Tra il 1938 e il 1941 compie tre omicidi su tre donne che ospitava sovente in casa e alle quali aveva promesso diversi vantaggi economici o di prestigio nel compiere un viaggio in una località sconosciuta ai loro conoscenti. Le vittime erano persone sole, senza particolari averi, tutte con la voglia di vivere e cominciare un’altra vita. Le donne si recarono in momenti diversi a casa della Cianciulli, e questa le uccise, a colpi d’ascia, per poi conservarne il sangue e trasformare il corpo in sapone grazie alla soda caustica. Il sangue fu usato per confezionare pasticcini che Leonarda fece mangiare ai figli e alle amiche in visita, e anche le saponette vennero date in omaggio alle persone che la donna frequentava abitualmente. Nel 1946 la donna fu incastrata e sottoposta a processo, che la relegò a 30 anni di carcere di cui 3 in istituto psichiatrico. Morì nel 1970 e fu seppellita in una tomba per poveri, e mai nessuno ne reclamò le spoglie o ne pago od ordinò una sepoltura più “decente”.

5. Enriqueta Martì i Ripolles (1868-1913)

La storia di una delle donne più sadiche di Spagna si intreccia con quella della “Semana Tragica” di Barcellona, nel 1909. Durante quella settimana venne scoperto un bordello con bambini gestito da una sedicente donna, Enriqueta Martì, che intrecciava relazioni con i potenti della città. La Barcellona di allora era assai diversa da come la conosciamo oggi, ed era più una meta di turismo sessuale che la splendida capitale europea dei giorni nostri. Fatto sta che la storia del bordello viene insabbiata, ed Enriqueta lasciata libera. Gli abitanti di Barcellona avranno di che rammaricarsi di quella “grazia”. La Martì conduceva una doppia vita che la portava ad essere una mendicante di giorno e una gran dama di notte, quando vendeva a ricchi e facoltosi clienti pozioni e unguenti miracolosi, in grado di guarire persino la tubercolosi. Quegli unguenti non vengono dalle piante, e hanno un’origine molto più sanguinaria. Durante la sua vita da mendicante la Martì si aggira per le vie della città, in particolare fra El Barrio Gotico ed El Raval, adescando piccoli bambini con caramelle e balocchi. I bambini la seguono, e le sparizioni diventano sempre più frequenti. In città si mormora di una mendicante/strega che fa sparire i bambini. I tempi sono quelli che sono, e il popolo ha altro di cui occuparsi che non siano sparizioni di bambini e dicerie sulle streghe. La Martì continuerà a rapire bambini fino al 10 febbraio del 1912, quando le capitò, non volendo, di confiscare la bambina sbagliata. Teresita Guitart Congost è la figlia di un uomo molto amato in città, e le persone di Barcellona insorgono nei confronti della polizia per approfondire le indagini su tutti i bambini scomparsi. E’ in questo momento che Enriqueta compie un fatale errore. Claudia Elìas, un’anziana che abita il centro di Barcellona, è convinta di conoscere tutti nei palazzi vicino alla propria abitazione. Quando vede apparire alla finestra, per qualche breve istante, il viso di Teresita, i dubbi nel non conoscere quella ragazzina la assalgono, e la donna da indicazione alle forze dell’ordine della stranezza. Al 29 di Calle de Ponent c’è qualcosa di strano, qualcosa di misterioso. Gli agenti non immaginano neanche quanto. Una volta fatta irruzione trovano Teresita e un’altra bambina, che all’inizio la Martì sosterrà essere propria figlia, prigioniere della vampira, ma le sorprese non sono certo per i vivi. La stanza degli orrori in cui i bambini venivano uccisi e usati per creare le creme, i cadaveri e le parti del corpo conservate in barattoli sono solo aspetti delle scoperte terrificanti che troveranno gli agenti dentro quella casa, e in tutte le case che la donna aveva abitato sino a quel momento. La vampira di Barcellona uccise moltissimi fanciulli fra i 3 e gli 8 anni, e ad oggi il numero di vittime non è mai stato accertato, anche se molti indicano come in 11 una probabile conta delle vittime (alcuni pensano molto di più, vista l’industriosità come venditrice della donna). La Martì morirà in carcere qualche tempo dopo, dopo aver rischiato più volte il linciaggio popolare.

4. Gilles de Rais (1404-1440)

Gilles de Rais fu un militare francese attivo fra il 1427 e il 1432, che uccise nei modi più barbari 140 bambini (ma potrebbero esser stati molti di più). Il pari di Francia era un ricco ereditiere che associava le ricchezze acquisite dal nonno a quelle della moglie, anch’egli ricca. Egli dilapidò tutti i propri immensi averi nel giro di pochissimi mesi, a causa di spese e viaggi assolutamente incredibili. Per riconquistare la fortuna perduta interrogò il proprio cappellano, Eustache Blanchet, che lo condusse alla conoscenza di Francesco Prelati, un mistico italiano. Queste tre figure organizzarono feste pantagrueliche nelle quali i bambini del popolo venivano usati come vittime per sacrifici umani. Il totale degli innocenti uccisi fu identificato, durante il processo istruito nel 1440, in 140, ma le memorie e le illazioni parlano addirittura di 600 bambini (chiaramente, ogni numero si confonde con la leggenda del personaggio). I suoi crimini divennero storia e ispirarono Charles Perrault per il suo personaggio Barbablù presente nei suoi Contes de ma mère l’Oye.

3. Henri Landru (1869-1922)

Landru fu un serial killer francese, che venne soprannominato “Barbablù” per le somiglianze con il personaggio di Perrault a sua volta ispiratosi al serial killer del paragrafo precedente. Nato a Parigi, lasciò la scuola e si arruolò nell’esercito francese. Egli uccideva per danaro adescando le sue vittime con la promessa di un matrimonio, le quali si recavano in una opulenta residenza che egli faceva credere propria. Le donne firmavano una procura per concedere all’uomo ogni potere su proprietà e conti bancari, e in cambio ricevevano una stretta al collo mortale. Quando la vittima era morta, veniva fatta a pezzi e introdotta dentro una stufa della casa, che riusciva a incenerire l’intero cadavere. I vicini dell’abitazione in affitto segnalarono più volte gli aspetti inusuali dell’accensione della stufa, anche durante il periodo estivo, ma gli agenti non compirono ulteriori indagini. Landru inoltre non lasciava le ceneri nel braciere, ma si preoccupava di spargerle nei campi limitrofi. L’uomo fu infine accusato, a causa della denuncia dei parenti delle vittime che erano scomparse, e fu incastrato da alcuni quaderni dove annotava le spese di trasporto delle vittime senza mai menzionarne il ritorno a casa. Fu ghigliottinato nel 1922, anche se durante il processo non furono trovate altre prove che quelle “circostanziali”, perché l’uomo aveva avuto estrema cura nel far sparire tutte le tracce fisiche delle donne uccise. Le uniche spoglie che non riuscì a far sparire furono i denti, che lasciò inavvertitamente nel giardino della villa, e che furono fondamentali per la tesi accusatoria, anche se era impossibile stabilire se fossero effettivamente i denti delle vittime.

2. I cugini (fratelli?) Harpe (1700)

I cugini Micajah “Big” Harpe (1768 -? Agosto 1799) e Wiley “Little” Harpe (1770 -? Gennaio 1804) furono due criminali statunitensi, considerati i primi serial killer del nuovo mondo. Nati in Scozia ma presto emigrati negli Stati Uniti, i due fratelli (o fratelli, secondo altri) si macchiarono di efferati crimini sul finire dell”800. Essi operavano fra il Tennessee, il Kentucky e l’Illinois, dove passavano di fattoria in fattoria per rubare, stuprare e uccidere tutti gli abitanti, seminando il panico nelle desolate pianure americane. Entrambi si sposarono e si stabilirono a Beaver Creek insieme alle due moglie e ai molti figli, ma questo non impedì loro di mettere la parola fine alla scia di sangue e terrore che lasciavano ove passavano. Ad oggi non è possibile ricostruire il numero di vittime, ma fu certamente altissimo, con intere famiglie distrutte dalla loro furia omicida. Big Harpe fu assassinato da John Leiper, nel 1799 con un colpo alla schiena, mentre Little Harpe fu catturato e impiccato qualche anno dopo, nel 1804. Di entrambi non si può certo dubitare di temerarietà ed efferatezza, ma molti dei fatti che vengono narrati si confondono purtroppo con le leggende del periodo.

1. Béla Kiss (1877 – ?)

Béla Kiss (nato nel 1877) fu un terribile serial killer ungherese. Si ritiene che abbia ucciso almeno 24 giovani donne, ma è fortemente sospettato di altre 30 morti. L’inizio dei suoi crimini avvenne nel 1912, all’età di 35, quando scoprì Marie, la moglie, con l’amante Paul Bikari. Béla uccise entrambi strangolandoli e tagliando loro la gola con una garrota, un cavo d’acciaio flessibile. Da allora, l’uomo intrattenne una corrispondenza epistolare con moltissime donne, che adescava con la promessa di matrimonio. Le donne con cui si scrisse furono sicuramente 74, e molte di loro furono trovate strangolate dentro a bidoni di latta che l’uomo teneva in giardino e in cantina. Kiss fu scoperto solo in seguito alla sua assenza da casa durante la Prima Guerra Mondiale, che portò per caso gli investigatori a scoprire il corpo di alcune vittime prima in giardino e poi in casa dell’uomo. Subito partì la caccia all’assassino, ma la guerra rendeva tutto più difficile. Diversi furono gli avvistamenti del serial killer, fra cui l’ultimo a New York nel 1932 nella metropolitana di New York. Nel 1936 la polizia Newyorkese fu avvisata che Kiss lavorava come bidello e portiere in un edificio. Quando si recò sul posto scoprì che l’uomo se ne era appena andato, lasciandoli, ancora una volta, con le mani nel sacco. Béla potrebbe aver ucciso centinaia di donne durante la sua vita, ma le vittime accertate sono solo 24.

redazione