Zoo Music Fest: alla scoperta dei Fanoya

Ad aprire il concerto di Calcutta dello scorso 8 Agosto a Pescara, durante lo Zoo Music Fest, è toccato ai Fanoya, due eclettico emergente,  formato da Giacinto Brienza, alla voce e chitarra, e Leone Tiso al synth.

Il duo , fresco dell’album d’esordio “Generazione Sushi”, ha stupito i presenti con una performance impeccabile, che si appresta a replicare questa sera in apertura del concerto di Carl Brave a Pescara, nell’ultimo appuntamento dello Zoo Music Fest.

Abbiamo avuto la fortuna di fare quattro chiacchiere con questi due ragazzi umili e pieni di voglia di fare!

Come nasce il vostro progetto musicale?

Io e Giacinto siamo amici da una vita, sin da quando avevamo quindici anni scrivevamo canzoni, ma all’epoca non c’erano internet, cellulari e registravamo le canzoni sulle cassette di un corso di inglese. Tuttavia soltanto nel 2016 abbiamo deciso di provarci sul serio, ci siamo rimessi a scrivere e abbiamo dato vita a questo progetto.

Abbiamo trovato Ventidieci, che ringraziamo, che hanno creduto in noi e ci hanno dato la possibilità di pubblicare il nostro primo disco. Adesso abbiamo messo su una band con degli amici, noi siamo originari della provincia di Foggia e pensiamo di aver creato un prodotto gradevole.

Ieri la risposta che abbiamo avuto con Calcutta è stata molto positiva (si riferisce all’apertura del concerto di Calcutta dell’8 Agosto scorso,ndr) quindi siamo felici.

A proposito di Calcutta, come vi siete sentiti ad aver aperto il suo concerto e soprattutto a sapere di dover aprire stasera quello di Carl Brave?

E’ stata un’esperienza fantastica, che ci siamo goduti fino all’ultima goccia ed è stato veramente un sogno. Stasera sarà un’altra grandissima opportunità perché Carl Brave è un grande. Tra l’altro io (Leone, ndr) adoro anche la Municipal, quindi sarà una giornata fantastica e non vediamo l’ora.

A quali artisti vi ispirate principalmente quando scrivete le vostre canzoni?

Sicuramente abbiamo, diciamo, una lente d’ingradimento fatto del vetro dell’indie italiano di questo momento, quindi ci  sono delle regole non scritte da seguire, ma ovviamente siamo appassionati del cantautorato italiano, penso a Lucio Dalla, Battisti, Rino Gaetano, ovviamente con il dovuto rispetto.

Io (Leone, ndr), tra l’altro, sono appassionato di Vasco Rossi, quindi diciamo che questo ritorno un po’ agli anni 80 cade a fagiolo. Sicuramente ci concentriamo sul cantautorato italiano, ma con uno sguardo con ciò che va all’estero, quindi idee per arrangiamenti, siamo anche dei grandi fan di Paolo Nutini. Ascoltiamo musica tutto il giorno, anche quella che non ci piace. Ormai è diventato un lavoro ascoltare musica, però credo che questo debba essere fatto.

La produzione artistica del vostro disco è stata affidata alla Indigo Music, composta da un team di tutto rispetto, dal tastierista di Paolo Nutini a chi ha lavorato con Muse o TheGiornalisti. Quando eravate in studio che emozioni si provavano ad essere a contatto con personaggio di tale spessore?

Onestamente ci siamo rivolti ad Indigo Music di Palermo poiché sono delle persone squisite che ti mettono a tuo agio, era come essere con degli amici in sala prove. Sono delle persone che lavorano 7 giorni su 7, 365 giorni l’anno, senza fare pausa pranzo, iniziavamo alle 10 e finivamo alle 11 di sera tutti i giorni. Davvero non percepisci la caratura di questi personaggi e che potrebbero farti pesare.

Che consigli vi sentite di dare a chi è appassionato di musica, ma smette di sognare e non provarci in più?

Quello che posso dire, da persona che non ancora arrivata da nessuna parte, è che credo che se uno qualcosa la vuole davvero e dedica davvero ogni suo attimo di libertà, prima o poi le cose arrivano.  Sono due anni che dedichiamo anima e cuore a questo progetto e un po’ di frutti stanno arrivando. Siamo contenti.

Quali sono i vostri progetti futuri?

Abbiamo già in cantiere un altro album e quest’inverno faremo un tour per i club per portare in giro la nostra musica e farla conoscere a più persone possibili.

Paride Rossi