Zodiac Killer: la vera storia di uno dei più misteriosi ed enigmatici serial killer degli Stati Uniti

Zodiac Killer La Storia Vera, in questo articolo parleremo dell’enigma, il mistero celato dietro la vera storia di Zodiac Killer. La storia è molto misteriosa ed enigmatica. In particolar modo perchè sino ad oggi questo serial killer non è stato mai ne preso ne identificato.

Ci sono storie che raccontano di omicidi, deviazioni, perversioni. Ci sono storie che sembrano film horror quando le ascolti. Ma come ben sappiamo in alcuni casi la natura perversa dell’essere umano è più mostruosa di qualsiasi film horror. Fatta questa doverosa premessa in questo articolo esploreremo la storia vera del famoso Zodiac Killer. Questo storia che potrebbe sembrare di fantasia, ma come abbiamo detto pocanzi non lo è, inizia a San Francisco esattamente il 20 Dicembre 1968. Precisamente il tutto si svolge nella città di Vallejo città californiana a 30 miglia da San Francisco. E’ il periodo di natale, ma nessuno saprà che quell’anno il natale sarà rosso sangue. Nessuno saprà mai chi sarà Zodiac Killer, ci saranno solo delle ipotesi investigative ma di concreto nessuna prova, nessun indizio certo. Come dicevamo la storia inizia esattamente alle ore 23:15 il diciassettenne David Faraday si è fermato con la sua station wagon in un’area di parcheggio assieme alla fidanzata, Betty Lou Jensen. Qualcuno si avvicina all’auto e spara loro con una semi automatica calibro .22, caricata con munizioni Winchester Western Super X con punta in rame. Il ragazzo viene colpito da un solo proiettile alla testa e muore entro pochi minuti. La ragazza, invece, è raggiunta da 5 colpi alla schiena e trapassa all’istante. (Piccola degressione ma effettivamente mi sembrava di dovere, per chi si fosse interessato al mostro di Firenze, ci sono delle piccole analogie per quanto riguarda le munizioni usate anche lui , il mostro di Firenze, uccideva le sue vittime con un calibro .22 oppure 9mm NDR).
Non ci sono segni di furto, non ci sono indizzi, la polizia non sa da dove, da cosa far partire le indagini. L’unica cosa che sembra certa è che l’assassino abbia sparato prima dei colpi contro l’auto, per costringere le vittime a uscire, e poi le abbia freddate appena fuori dal veicolo. Svariati indiziati vengono presi in considerazione tanto che il Detective del dipartimento di polizia arriva a fare l’ipotesi : “il giovane Faraday fosse venuto a conoscenza di certi traffici di droga e non avesse saputo tenere la bocca chiusa”. Ma questa ipotesi non darà frutti.

4 Luglio 1969.

In questa data, un’altra coppia fu aggredita in un parcheggio, le vittime Darlene Ferrin, di 22 anni, è raggiunta da 5 proiettili e muore. Mike Mageau, il diciannovenne che era con lei, pur ferito da 4 colpi riesce a salvarsi. L’arma usata dal killer questa volta è una 9mm. Nonostante il caso somigli molto al precedente, gli investigatori rivolgono le loro attenzioni su James Philip, marito di Darlene e quindi primo e logico sospettato. L’uomo però esibisce un alibi inattaccabile: al momento del delitto era al lavoro al Ceasar’s, il ristorante in cui faceva il cuoco. Le indagini in questo senso muoiono allora prima ancora di nascere, e si inizia a ipotizzare un collegamento con il duplice omicidio di dicembre. Mike Mageau viene sentito più volte: il ragazzo racconta che si era fermato con Darlene per parlare, e che a un certo punto nel parcheggio era giunta una macchina, forse una Ford Mustang, o una Chevrolet Corvair. Da questa era uscito un uomo che li aveva abbagliati con una torcia. Loro avevano pensato si trattasse di un poliziotto: si erano preparati a mostrare i documenti, ma lo sconosciuto non aveva chiesto niente. Senza parlare, aveva aperto il fuoco e si era allontanato. Mike, soltanto ferito, aveva cominciato a lamentarsi, e il killer era tornato indietro per sparare altri 2 colpi ciascuno, a lui e a Darlene. Era stato dopo la seconda serie di spari che il giovane era riuscito a vedere l’aggressore: si trattava di un bianco, alto circa un metro e settantacinque, sulla trentina, tarchiato e coi capelli scuri. Quarantacinque minuti dopo l’aggressione, qualcuno telefona alla polizia e si attribuisce questo delitto e quello di dicembre. Poi, qualche settimana dopo, il 31 luglio 1969, al Times Herald di Vallejo e all’Examiner e al Chronicle di San Francisco giungono delle lettere da parte dell’assassino, che inizia così la sua corrispondenza a distanza con le forze dell’ordine. Ciascuna delle tre missive contiene un terzo di un codice cifrato che, se risolto, dice il killer, rivelerà la sua identità.

La Prima Lettera del Killer alla stampa Il testo della lettera al giornale Times Herald era questo:
«Caro Editore, sono l’assassino dei 2 teenager dello scorso Natale a Lake Herman e della ragazza dello scorso 4 luglio.
Per provarlo dimostrerò alcuni fatti che solo io + la polizia conosciamo.
Natale
1 Marca dei proiettili Super X
2 10 colpi esplosi
3 Il ragazzo giaceva sulla schiena, piedi rivolti verso l’auto
4 La ragazza giaceva sul fianco destro, piedi rivolti a ovest
4 Luglio
1 La ragazza indossava pantaloni modellati
2 Il ragazzo è stato colpito anche al ginocchio
3 La marca dei proiettili era Western
Qui c’è un codice cifrato che è parte di un altro. Altre due parti sono state spedite al San Francisco Examiner + al San Francisco Chronicle. Voglio che stampiate il codice in prima pagina, venerdì 1 agosto 69, se non lo farete inizierò a uccidere venerdì notte e continuerò per tutto il weekend. Andrò in giro e prenderò tutte le persone che troverò, da sole o in coppia, e andrò avanti finché non ne avrò ucciso più di una dozzina.»

Ora alleghiamo la decifratura del codice di Zodiac Killer , alcune parti saranno tagliate per l’eccessiva volgarità del contentuto:
«MI PIACE UCCIDERE LE PERSONE PERCHÈ È COSÌ DIVERTENTE È PIÙ DIVERTENTE DI UNA PARTITA DI CACCIA NELLA FORESTA PERCHÈ L’UOMO È L’ANIMALE PIÙ PERICOLOSO DI TUTTI. UCCIDERE QUALCOSA MI REGALA L’ESPERIENZA PIÙ ECCITANTE CHE CI SIA …(contenuto volgare cancellato)…
LA PARTE MIGLIORE È CHE QUANDO MORIRÒ RINASCERÒ IN PARADISO E TUTTI QUELLI CHE HO
UCCISO SARANNO MIEI SCHIAVI NON VI DIRÒ IL MIO NOME PERCHÉ CERCHERESTE DI RALLENTARE O FERMARE LA MIA COLLEZIONE DI SCHIAVI PER LA MIA VITA DOPO LA MORTE. EBEORIETEMETHHPITI.»

Anche se ancora non si è firmato come Zodiac, il killer ha cominciato così il suo macabro gioco con gli investigatori. Solo nel 1991, Mike Mageau identificherà un uomo chiamato Arthur Leigh Allen come suo aggressore dopo aver visionato le foto di alcuni sospetti: per più di venti anni nessuno aveva mai avuto l’idea di mostrargliele. Non sarà però mai dimostrato che Arthur Leigh Allen fosse davvero lo Zodiac Killer. L’estate, era terminata, senza alcuna progressione nelle indagini. Tutto si era fermato, nessun indizio, niente di niente. Ma una nuova tempesta si paventava all’orizzonte la staticità della situazione fu rotta nella data del 27 settembre 1969.

27 Settembre 1969.

Cecilia Ann Shepard e Bryan Calvin Hartner sono fermi in parcheggio in prossimità del lago Berryessa, quando un uomo vestito con uno strano costume si avvicina loro impugnando una pistola. Dice di essere evaso da una prigione del Colorado e di aver bisogno di soldi per fuggire in Messico. Bryan gli tende il portafogli e le chiavi della macchina, ma dopo qualche scambio di battute l’uomo lega lui e Cecilia e comincia a pugnalarli. Dopo, il killer se ne va tranquillamente. I giovani vengono trovati da un pescatore che chiama subito i rangers del lago. Cecilia, ferita da dieci coltellate (cinque alla schiena e cinque sul
davanti), morirà due giorni dopo. Bryan, invece, nonostante le sei coltellate ricevute riuscirà a sopravvivere. Intanto, un’ora dopo l’aggressione un uomo chiama il Dipartimento di Polizia di Napa e dichiara di esserne l’autore. La chiamata viene rintracciata: è partita da una cabina telefonica. Dalla cornetta vengono rilevate le impronte digitali, la cui unica utilità, in futuro, sarà quella di scagionare il noto assassino seriale Ted Bundy, erroneamente associato al delitto. Dell’assassino intanto restano solo le tracce lasciate sulla scena del crimine, e alcune scritte sulla portiera dell’auto di Bryan: le date dei precedenti omicidi e uno strano simbolo: un cerchio attraversato da una croce…
L’11 ottobre 1969 a morire è il tassista Paul Stine, freddato da un colpo a bruciapelo sparato alla testa con una 9mm, che però non è la stessa arma
del delitto Ferrin. L’omicidio ha luogo verso le 10 di sera, all’angolo tra Washington e Cherry Street, nel quartiere di Presidio Heights, San Francisco. Tre testimoni danno una sommaria descrizione dell’assassino: si tratta di un maschio bianco, corpulento, tra i 25 e i 30 anni, circa un metro e settantacinque centimetri, con i capelli scuri e vestito di nero. Incredibilmente, la polizia fa un errore nel diramare l’identikit: in esso si parla di un uomo di colore. A causa di questo sbaglio madornale, quando gli agenti Fouke e Zelms vedono un bianco che si allontana a piedi in Jackson Street non lo fermano. Essi comunque danno un’occhiata all’uomo: quando viene reso noto il vero profilo, si rendono conto che probabilmente hanno lasciato passare indenne l’autore del delitto.

Immediatamente viene allora convocato un disegnatore che traccia un secondo identikit a partire dalle loro osservazioni. Fouke e Zelms affermano che l’individuo in cui si sono imbattuti è più anziano e più alto di quanto abbiamo riferito i testimoni, ma, non si sa perché, il bollettino non riporta tutte le valutazioni degli agenti: invece di un’altezza di 6’2” (circa 190 cm) compare sempre 5’8”. Due giorni dopo, infine, il Chronicle riceve la lettera che si sperava non arrivasse: è da parte di Zodiac. Questa volta, contiene un pezzo della camicia insanguinata della vittima.

Zodiac Killer La Storia Vera – Altre Possibili Vittime?

La quarta morte in poco tempo inquieta la popolazione e sbeffeggia la polizia, che intanto comincia a chiedersi se sia possibile che l’assassino abbia già colpito in passato, che delitti rimasti insoluti possano essere avvenuti per mano sua. Il primo caso sospetto è quello di Robert Domingos e Linda Edwards, freddati il 4 luglio 1963, rispettivamente, da 11 e 9 proiettili sparati da una .22 semi automatica armata con munizioni Winchester Western Super X. Anche in quel frangente non c’era stato nessun furto, nessuna molestia sessuale, nessun testimone. I due ragazzi si trovavano su una spiaggia piuttosto isolata, erano stati legati con dei pezzi di corda già tagliati, uccisi con un’arma del tutto analoga a quella usata nei recenti delitti. Le somiglianze col caso del lago Berreyssa sono evidenti, inquietanti. Forse, anche qui è stato Zodiac a colpire. Il secondo caso che a lui viene collegato è quello di Cheri Jo Bates, uccisa il 30 ottobre del 1966. La ragazza era stata picchiata e pugnalata più volte con un coltello a lama corta. È proprio quest’ultimo particolare a far pensare a un possibile legame con Zodiac. Molti giornali nel novembre del 1970 pubblicano articoli in cui si ipotizza la sua responsabilità, e il serial killer risponde con delle lettere in cui si attribuisce la paternità dell’omicidio. I dubbi però restano: c’è la possibilità che stia solo cercando altra gloria e che l’assassino non fosse stato lui.

La polizia, in verità, per questo caso un altro sospetto lo aveva già: un certo Bob Barnett (il nome è fittizio), che aveva avuto una relazione con la ragazza e non aveva mai accettato che fosse finita. Una testimone aveva visto un uomo che indossava abiti simili ai suoi nei pressi del luogo in cui Cheri Jo sarebbe stata uccisa poco dopo, e Bob aveva rifiutato di rispondere ad alcune domande durante il test del poligrafo. In più, sulla scena del crimine era stato trovato un orologio Timex del tipo che veniva dato ai militari, e la sorella di Bob lavorava alla base dell’Air Force di Norton. Le continue contraddizione dell’uomo non facevano poi che aumentare i sospetti. Purtroppo, però, si scoprirà che non era lui l’assassino: all’epoca del delitto il test del DNA non esisteva ancora, tuttavia le analisi effettuate in seguito stabiliranno che i capelli rinvenuti sul luogo del delitto non erano suoi. L’ipotesi che potesse essere stato Zodiac a uccidere Cheri Jo Bates resta allora in piedi. All’assassino seriale viene accostato anche il rapimento di Kathleen Johns, avvenuto il 22 marzo 1970 nei pressi di Patterson, in California. Kathleen stava viaggiando con la sua bambina di pochi mesi lungo l’autostrada 132 e si era fermata perché un uomo, gesticolando, le aveva indicato che aveva dei problemi con una ruota che sembrava sul punto di staccarsi. Lo sconosciuto le aveva offerto il suo aiuto e aveva fatto finta di fissare lo pneumatico, ma quando Kathleen si era rimessa alla guida la ruota si era svitata del tutto e lei aveva dovuto fermarsi. L’uomo l’aveva convinta allora ad accettare un passaggio fino a una vicina stazione di servizio, ma in realtà l’aveva condotta in un’area disabitata dove l’aveva tenuta prigioniera per due ore minacciando di ucciderla. L’ultimo possibile caso su cui vengono fatte ipotesi è quello della sparizione di Donna Ann Lass, scomparsa il 6 settembre 1970 da un hotel di South Lake Tahoe, nel Nevada. La ragazza, venticinquenne, lavorava sul posto come infermiera: di lei dopo le due di notte, quando aveva staccato dal lavoro, si era persa ogni traccia. Il giorno successivo un uomo aveva poi telefonato al suo principale annunciando che non sarebbe più tornata, a causa di problemi familiari.

Zodiac Killer La Storia Vera – Rick Marshall il sospettato più indagato.

Uno dei personaggi su cui si sono concentrate le maggiori attenzioni è Rick Marshall. I particolari che puntavano il dito contro di lui sono i seguenti:
– la somiglianza fisica piuttosto forte con gli identikit diramati
– Marshall nel 1966 viveva nell’area di Riverside in cui era avvenuto l’omicidio di Cheri Jo Bates, possibile vittima del serial killer
– nel 1969 si era trasferito in Scott Street, a San Francisco, a poche miglia dall’unica scena del crimine in città associata a Zodiac
– possedeva una macchina da scrivere della stessa marca usata da Zodiac
– usava una penna dello stesso tipo di quella con cui erano state scritte le lettere spedite dal serial killer
– era ambidestro e la sua grafia secondo gli esperti aveva molti tratti in comune con quella dell’autore delle missive
– amava i film muti, e proprio da un film muto intitolato The Red Phantom Zodiac aveva tratto ispirazione per firmare una lettera da San Rafael
– sapeva usare i metodi di costruzione di diagrammi elettrici, con cui il killer aveva creato i suoi cifrari
– sapeva cucire a macchina: Zodiac aveva indossato un cappuccio cucito probabilmente in casa nel delitto del lago Berryessa
– possedeva delle risme di carta identica a quella usata per le lettere da Zodiac
– guidava un’auto che somigliava molto a quella descritta da Mike Mageau
– nei primi anni ‘70 lavorava in una radio denominata KITM: queste quattro lettere somigliano ai simboli inclusi a chiusura della
cosiddetta “Lettera dell’Esorcista” spedita da Zodiac.

In base a tutti questi dettagli, Marshall è probabilmente il miglior sospetto che la polizia abbia avuto: molti investigatori sono ancora oggi convinti che Zodiac potesse essere lui, ma a suo carico non sono mai state trovate prove che potessero inchiodarlo.

Zodiac Killer La Storia Vera – Il sospettato Lawrence Kane.

A essere indagato è stato anche Lawrence Kane, che nel 1969 aveva quarantacinque anni. Kane era alto 5’9” e pesava 160 libbre (165 era il peso stimato di Zodiac). Figlio unico, era stato tirato su dalla madre, dopo il divorzio dei suoi genitori quando aveva tredici anni. Sempre solitario, non si era mai sposato ed era fortemente attaccato alla figura materna. Usava alter ego e false identità, i vicini non sapevano praticamente niente di lui. Nel 1962 aveva avuto un grave incidente automobilistico a causa del quale gli psichiatri ritenevano non fosse più in grado di controllare l’autogratificazione. Lawrence aveva conosciuto Darlene Ferrin, una delle vittime di Zodiac, e cinque giorni dopo la morte di quest’ultima, aveva venduto la propria auto (una Pontiac).
Inoltre, al tempo dell’omicidio di Paul Stine, viveva a San Francisco, a poca distanza dal luogo del delitto. Dopo aver ucciso Stine, Zodiac era fuggito verso il Letterman General Hospital, in cui lavorava Donna Lass (possibile vittima del serial killer). Nel 1970, la Lass si era trasferita da San Francisco a South Lake Tahoe per lavorare in un hotel, e nello stesso anno Kane si trasferì nella stessa città per lavorare nello stesso edificio. Alcuni colleghi della ragazza avevano dichiarato che forse lei e Kane si frequentavano. Kathleen Johns aveva identificato in lui l’uomo che l’aveva rapita. Ci sono però altri particolari che spingono a sospettare di lui. In una lettera, Zodiac aveva citato uno spettacolo chiamato The Mikado, e Kane viveva a poca distanza da un teatro in cui veniva inscenata l’opera al tempo dei delitti. Inoltre in una lettera Zodiac aveva scritto “My name is”, e poi un codice. Nel codice è possibile leggere KANE.

Crediti: AP Photo/Eric Risberg

Zodiac Killer La Storia Vera – Arthur Leigh Allen, forse era Zodiac?

Un personaggio molto ambiguo entrato prepotentemente nel caso Zodiac è Arthur Leigh Allen (nella foto), indicato come possibile sospetto da Robert Graysmith nel suo libro Zodiac Unmasked: the Identity of America’s Most Elusive Serial Killer e morto nel 1992, lasciando molti dubbi sulla sua colpevolezza. Il suo primo coinvolgimento nelle indagini sembra essere datato 30 ottobre 1966, il giorno in cui viene uccisa Cheri Jo Bates. Alla polizia e al giornale locale di Riverside, sul finire di novembre, giungono due lettere dattiloscritte con una macchina da scrivere “Royal”. Durante una perquisione, nel 1991, a casa di Allen sarà sequestrata proprio una Royal, tipo Elite. Allen all’epoca del delitto era un insegnante delle elementari, che in tutta la carriera aveva preso un solo giorno di ferie per malattia: quel giorno era stato l’1 novembre 1966, e in quel periodo lui si trovava a Riverside. Sul finire dell’aprile del ‘67, altre tre lettere anonime che si riferivano al caso Bates e promettevano altre vittime erano state spedite alla polizia, e tre anni dopo vennero attribuite a Zodiac. Ciascuna era affrancata col doppio della tariffa necessaria (tipico marchio del serial killer), e due di esse contenevano uno strano simbolo, che alcuni ritennero una Z, altri invece supposero indicasse il numero 32. Nel 1966, Allen aveva 32 anni, viveva al 32 di Fresno Street, a Vallejo, e nel 1970 Zodiac aveva creato un cifrario con 32 simboli. Secondo quanto riferito da suo fratello, Allen aveva ricevuto in regalo dalla madre un orologio Zodiac nel 1967: il logo di tale marca è proprio il cerchio con la croce, lo stesso usato dal serial killer che poi inizierà a farsi chiamare con quel nome. Il suo amico Don Cheeney disse alla polizia che Allen aveva affermato, nel 1969, le seguenti cose:
– gli sarebbe piaciuto uccidere coppie a caso
– avrebbe sfidato la polizia inviando lettere con dettagli sui crimini
– avrebbe firmato le lettere con simbolo del suo orologio
– si sarebbe fatto chiamare Zodiac
– si sarebbe travestito per cambiare aspetto
– avrebbe attaccato una torcia sulla canna della sua pistola per poter sparare di notte
– avrebbe fatto fermare donne alla guida in zone isolate dicendo che avevano problemi alle ruote, e poi le avrebbe fatte prigioniere.

Cheney riferì tutto ciò agli inquirenti del dipartimento di San Francisco, ma il mandato di cattura che questi ottennero non riguardava la casa del sospetto in Fresno Street e non venne trovato niente a suo carico. Un altro suo amico, Philip, aveva detto che Allen parlava spesso di cacciare essere umani, che erano più difficili da uccidere rispetto agli animali. Lo stesso messaggio era contenuto nelle lettere con il cifrario spedite da Zodiac.
In più, nel 1971 Allen aveva confessato agli inquirenti che era rimasto molto impressionato da ragazzo da un libro chiamato The most dangerous game: nel libro si parlava proprio di una caccia a un uomo, visto come un animale. Il 15 giugno del 1958, Allen era stato arrestato per disturbi alla quiete pubblica, dopo una rissa con un certo Ralph Spinelli. Le accuse contro di lui erano state ritirate l’8 luglio. Questa data sembra essere significativa perché nello stesso giorno del 1974 Zodiac indirizzò una lettera a un giornalista del Chronicle che si chiamava Marco Spinelli. I sospetti su Allen sono molti e derivanti da un enorme numero di circostanze inquietanti. Oltre a quelle finora esposte, ve ne sono altre ancora. Secondo alcune testimonianze, prima che Zodiac spedisse il cifrario ai giornali, Allen possedeva già dei codici che recavano gli stessi identici simboli. Inoltre, egli aveva l’abitudine di sbagliare intenzionalmente la pronuncia di alcune parole: diceva infatti “Merry Xmass”, con due S finali invece che una sola, proprio come il serial killer, ed era stato per dieci anni insegnante di scuola elementare. In una lettera del 1969 Zodiac aveva scritto le parole “bussy work”. Con “busy work” gli insegnanti delle elementari indicavano un metodo per tenere impegnati i bambini e farli stare in silenzio.

redazione