Willie Peyote, cronache di un tour politicamente scorretto

Il 9 settembre scorso si è chiuso, a Potenza, il lunghissimo tour di Willie Peyote. E’ stata un’estate piena di successi per il rapper torinese, che lo ha portato a presentare in lungo e largo per l’Italia, facendo tappa anche allo Sziget Festival  a Budapest, la sua ultima fatica “Sindrome di Toret”.

Willie, al secolo Guglielmo, si è fatto conoscere dal grande pubblico in occasione della presentazione del singolo “Non sono razzista ma…” a CheTempochefa di Fabio Fazio, in circostanze strane. Infatti, dopo aver partecipato alla trasmissione di Rai Tre, è stato attaccato dal giornalista Maurizio Belpietro, secondo cui la sua canzone darebbe un’immagine sbagliata del popolo italiano. Insomma, di cosa meravigliarsi? La satira che sbatte in faccia realtà non piace in Italia.

E’ proprio la mancanza di politicamente corretto il marchio di fabbrica del rapper. L’esuberanza e l’ironia presenti nei testi sono accompagnati dal genio della Sabauda Orchestra Precaria”, caratterizzata dall’uso sapiente di vari sound diversi tra loro.

Il suo ultimo album è la consacrazione del suo non avere peli sulla lingua. Infatti, partendo già dal titolo, si vuole fare riferimento ai tourettici, affetti dall’omonima sindrome, che non riescono a trattenersi dal dire e dal fare tutto ciò che pensano. Proprio partendo da qui, Willie Peyote inizia un viaggio nell’Italia di oggi, non risparmiando critiche a nessuno, toccando qualsiasi tipo di istituzione, dallo Stato alla religione, come ne “I Cani”.

La sua attività nella musica è iniziata sin da piccolo, quando accompagnava il padre nei concerti, passando per il suo passato da batterista nella scena punk torinese, arrivando al rap senza freni e “cattivo” di “Non è il mio genere, il genere umano”. E’ proprio tutta questa esperienza accumulata e la sua versatilità che non permettono di definirlo al 100% rapper, ma allo stesso tempo non è assimilabile al panorama indie. Questa mancata collocazione non è che non dispiaccia a WIllie, che ha sempre odiato essere etichettato, attività che purtroppo spopola nel mondo attuale.

Il lavoro del cantautore torinese è pieno di denuncia sociale, non quella scontata fatta in stile radical chic, ma autentica e sincera. Non si limita ad attaccare i soliti noti come politici o i classici problemi del Belpaese, ma non risparmia anche vegani, radical chic, buonisti, femministi, antirazzisti, insomma il pubblico a cui, paradossalmente, potrebbe piacere di più il tema della denuncia sociale.

Pochi giorni fa sono state annunciate le prime due date del tour invernale, rispettivamente il 12 Gennaio a Torino ed il 17 all’Alcatraz di Milano. Potrebbe essere in pentola anche un nuovo lavoro di studio, forse preannunciato dal singolo “L’effetto sbagliato” uscito quest’estate.  Non ci resta che augurarci che Willie torni con ancora più inventiva ed ironia, mantenendo la sua denuncia anticonformista.

Paride Rossi