Terza dose di vaccino? Arriva la sperimentazione nel Regno Unito

Il Regno unito è uno di quei Paesi nel Mondo che ha risposto efficacemente alla campagna vaccinale. Nel piano contro il Covid-19, presentato dal primo ministro britannico Boris Johnson, ad oggi tutte le fasi sono state rispettate. Ed i risultati sono stati soddisfacenti: ci sono stati, infatti, giorni in cui il numero dei contagi e dei decessi relativi al virus risultavano essere pari a zero. In più, la maggior parte della popolazione ha già ricevuto la seconda dose del vaccino e la mascherina all’aperto sta già diventando un lontano ricordo per i britannici.

L’obiettivo di Johnson era chiaro: un’uscita graduale e definitiva – non  solo dall’UE, come già fatto – ma anche dal contesto pandemico.

Giugno era il mese destinato all’ultima fase, e quindi ad un ritorno alla normalità, soprattutto grazie ai vaccini

Inutile negarlo, il punto di svolta britannico nella lotta al Covid-19 è stato l’aver giocato d’anticipo. Svincolato ormai dalle dure limitazioni europee, il governo inglese ha il merito di aver accettato per primo di somministrare i vaccini alla propria popolazione.

E non si tratta solo di accettare di farlo, ma di finanziare i milioni di vaccini in arrivo e strutturare un’ottima campagna vaccinale che ad oggi ha già avuto un successo unico.

Nonostante siano arrivati al traguardo tanto atteso, non intendono cedere quel primato. Puntano, allora, tutte le loro risorse nella scienza e nella sperimentazione. Per cui, sarà il Regno Unito il primo paese, almeno Europeo, a pensare ad una maggiore immunità. Come?

Testando su un gruppo di volontari l’effetto di una terza dose del vaccino.

L’obiettivo del Cov-Boost – così si chiama la sperimentazione in atto in UK – è quello di riuscire a capire se a lungo andare la risposta immunitaria delle tre dosi sarà necessaria. Lo studio, come si legge dal sito ad esso dedicato, è guidato dall’University Hospital Southampton NHS Foundation Trust e finanziato dalla Vaccine Task Force and the National Institute for Health Research (NIHR).

É logico supporre che dopo le prime due dosi di vaccino, in futuro,  dovremmo aspettarci dei richiami. Ma è anche un dovere civico indagare le possibili conseguenze e/o opportunità legate ad una eventuale terza dose.

L’immunità del vaccino rappresenta un punto interrogativo nella misura in cui non si sa a lungo termine quanto durerà. O se con nuove varianti sempre in evoluzione, avrà la medesima efficacia.

Ecco che, per avere un quadro più definito di tali questioni, il primo ministro britannico ha deciso, ancora una volta, di accelerare le dinamiche.

Valutare, mediante sperimentazione clinica, quali sono i possibili effetti di una terza dose di vaccino è un passo decisivo per capire come ci dovremmo comportare in futuro a riguardo.

Sono 3000 le persone (over 30) che hanno deciso di partecipare al Cov-Boost, e che quindi riceveranno la terza dose del vaccino.

Trattandosi di una sperimentazione è, dunque, necessario cercare di analizzare quale è il vaccino più adeguato ad una terza dose. Mediante campione, si procederà alla somministrazione di un ulteriore dose a tutti coloro i quali abbiano già ricevuto il ciclo completo o di AstraZeneca o di Pfizer-BionNTech.

Oltre ad essi, altri cinque prodotti sono stati autorizzati per il test (Moderna, Janssen – Johnson & Johnson -, Novavax, Valneva, Curevac). Per un totale di 7 vaccini anti-covid su cui sarà condotta un’analisi dettagliata nel tentativo di indagare quali tra questi sarà più conveniente per la somministrazione di una terza dose.

I partecipanti saranno divisi in due gruppi: il primo riceverà la terza dose di vaccino, al secondo sarà somministrato, invece, un vaccino contro il meningococco.

Tuttavia, fino alla fine del trial – che durerà circa un anno – ciascuno di essi non saprà cosa è stato loro somministrato, affinché non si alteri in alcun modo il risultato della sperimentazione.

Ad essere essenziale, in tale contesto, non saranno solo le analisi del sangue studiate dal personale medico autorizzato al progetto. Altresì, la collaborazione dei volontari sarà utile per cercare di seguire qualsiasi tipo di effetto collaterale, il quale dovrà essere appuntato in un diario.

Ci sono, inoltre, studi che riguardano una dose dimezzata del vaccino – o come si legge da Wired – dei risultati ottimali sulla possibilità di una terza dose del vaccino Moderna.

In ogni caso, lo scopo britannico è quello di conoscere gli effetti e le possibilità di una terza dose, ed eventualmente intervenire a riguardo. Magari strutturando ulteriori fasi da rispettare, come si è finora fatto, per rendere il Covid-19  solo un brutto ricordo.

Giulia Grasso