Il successo di “Star Wars VII” imperversa nelle sale, mentre il box office registra numeri mai visti, “minacciando” di superare tutti i record di incassi americani. La riapertura della saga ideata da G.Lucas è senz’altro un evento cinematografico importante, ampiamente sponsorizzato da tutti i media (grazie alla distribuzione del colosso Disney, che ne ha acquisito i diritti).
Grandi quindi le aspettative di critica, pubblico e fans, affidate alla regia di J.J.Abrams (già fautore del ritorno al cinema di “Star Trek”). Senza rivelare contenuti che potrebbero rovinarne la visione (spoiler né anticipazioni), ecco qui alcune considerazioni sul film. Premesso che Lucas non ha partecipato alla sua stesura (è stato sempre sceneggiatore dei prequel, ma non di questa pellicola) Star wars VII riesce complessivamente nel suo intento, che è quello di riportare in vita una saga che molti consideravano conclusa. Lo fa con abilità e cautela presentandosi fin da subito come una riproposizione di modelli già collaudati nei precedenti film. Le citazioni, implicite ed esplicite sono davvero numerose. In particolare è molto forte il richiamo al quarto episodio: “Una nuova speranza” (la pellicola che diede inizio alla saga), di cui raccoglie molteplici elementi, tanto da essere definito da molti come un suo remake.
La scelta è voluta da parte di Ambrams, che decide di non rompere affatto col passato, ma di percorrere “sentieri più sicuri” riallacciandosi ad immagini o scene già conosciute.Per chi ha visto i film antecedenti, infatti, l’effetto deja-vu è molto forte, soprattutto nella prima parte, in cui “i nuovi” e “i vecchi” personaggi si incontrano in seguito ad una serie di coincidenze accidentali (probabilmente guidate dalla Forza). I riferimenti abbondano, forse in maniera un po’ eccessiva e non sono particolarmente accattivanti.
E’ soprattutto nella seconda parte (dal ritrovamento della spada laser di Luke Skywalker) che, invece, vengono introdotti gli elementi di novità più significativi. E’ lì che la pellicola guadagna una marcia in più. I personaggi, prima piuttosto “ingessati”,sembrano riappropriarsi della loro personalità e acquistano maggior interesse per lo spettatore, che prima faticava un po’ ad inquadrarli. Il registro cambia leggermente, introducendo elementi di inquietudine e importanti colpi di scena.
Con un escalation di intensità il film cresce nel finale e, sebbene le scene “nuove” siano poche, alla fine, la pellicola funziona e coinvolge, soprattutto perché riesce a porre le basi per il sequel. La bravura del regista è quella di mantenere un ritmo veloce per tutta la durata della proiezione (lo aveva fatto anche in Star Trek). Non c’è una scena in cui non accada qualcosa e questa “andantura” permette a Star Wars VII di scorrere agilmente, senza intoppi, nonostante la mancanza di grande originalità.
Ne soffrono un po’ i dialoghi e la complessità dei personaggi, ma Abrams riesce a disseminare nei punti giusti elementi che catturano lo spettatore e lo fanno interrogare sul perché di alcune scene o di alcuni comportamenti dei protagonisti, facendogli trascurare, magari, una storia non particolarmente approfondita.
In tal modo il film stimola la curiosità, riesce a creare mistero e aspettativa verso il successivo, puntando su poche, ma interessanti idee nuove.
La cautela di Ambrams puo’ quindi deludere chi si aspettava qualcosa di totalmente nuovo, anche a costo di fallire; ma allo stesso tempo non deve essere scambiata per “codardia“, perché è comunque ragionata e alla fine centra l’obbiettivo, confezionando un prodotto cinematografico che non stupisce particolarmente né a livello di trama, né a livello scenico (come aveva fatto la “Minaccia Fantasma”, attraverso scene memorabili come la corsa con gli sgusci, o il duello finale), ma che è senza dubbio gradevole.
Se consideriamo “Il risveglio della forza” come una buona introduzione, la vera sfida dei successori di Abrams (non sembra sarà lui, infatti, a dirigere le pellicole seguenti) è costituita innanzitutto da Star Wars VIII, in cui sarà necessario deviare dai binari tradizionali della saga per determinare un apporto che possa innovarla e rendere questo nuovo ciclo memorabile e affascinante quanto i primi.
Una ultima nota sul cast. Accanto ad Harrison Ford e Carrie Fisher, bravi nel rivestire il ruolo dei vecchi personaggi di Han Solo e Leila, tra i nuovi, spicca senz’altro Daisy Ridley, che con la sua freschezza, atleticità ed espressività, ha il carisma necessario per interpretare la protagonista. Interessante anche il misterioso e “atipico” cattivo, Kaylo Ren (incarnato da Adam Driver) , per il quale si attende una complessità psicologica maggiore nei successivi episodi.