Quasi 900 milioni di persone soffrono o muoiono letteralmente di fame nonostante si sprechi cibo per mille miliardi di dollari. Una cifra vertiginosa, che sale a 2.600 miliardi se si considerano i costi legati all’acqua e all’impatto ambientale. Solo in Italia lo spreco di cibo domestico, dalla dispensa di casa al frigorifero, dai fornelli al bidone della spazzatura, vale complessivamente 8,4 miliardi di euro all’anno, ovvero 6,7 euro settimanali a famiglia per 650 grammi circa di cibo sprecato. In base ai dati, quindi, come lo spreco alimentare sia un vero e proprio problema sociale, una piaga, da cui, con fatica stiamo provando a liberarci. Nonostante la creazione di una legge ad hoc, è ancora lunga la strada da percorrere, strada che passa, ancora una volta, per le nostre coscienza e per la nostra educazione. E, forse, è proprio da qui che si deve partire.
Si chiama “Scuola Alimentare: zero spreco in mensa” ed è l’iniziativa lanciata dagli alunni della scuola primaria Rio Crosio di Asti che mette al centro la riduzione degli sprechi durante la pausa pranzo, dando in beneficenza i pasti avanzati alle famiglie più bisognose della città. Nato dall’impegno di Giampiero Monaca, maestro da 11 anni nella scuola astigiana, il progetto parte da un’idea semplicissima: garantire ad ognuno la giusta porzione. Infatti, il maestro ha notato che ogni giorno, in media, sono sei le porzioni complete non consumate in una classe composta da 25 alunni. Sommando tutte le classi (450 bambini) si arriva a donare quotidianamente oltre una quarantina di porzioni piene. Se sommiamo il costo degli ingredienti di ogni pasto (1,80 euro) per i 200 giorni di scuola arriviamo a oltre 2 mila euro gettati nella spazzatura ogni anno, da ogni classe.
Il progetto, avviato 10 anni fa, da un anno vanta anche del sostegno del Comune di Asti, il quale, ha firmato un protocollo con la cooperativa di gestione catering della mensa e la Caritas. Il cibo avanzato viene, infatti, raccolto dalla Caritas la quale, in collaborazione con la cooperativa e il Comune, si prodiga a ridistribuire il cibo alle famiglie bisognose del quartiere. “I bambini mangiano meglio, non meno. Hanno maggiore consapevolezza, più attenzione alle quantità necessarie per il fabbisogno quotidiano” spiega il maestro. I bambini, infatti, hanno imparato benissimo a gestirsi da soli e continuano ad alimentarsi secondo coscienza e fabbisogno giornaliero: i piatti a fine pasto sono sempre vuoti e riordinati per non far perdere tempo alle cuoche e agli operatori della Caritas parrocchiale.
Ma l’obiettivo di “Scuola Alimentare” non si ferma qui: si vuole arrivare in futuro a gestire gli ordini già in fase di cottura. “Attraverso – spiega il maestro Giampiero – ordini personalizzati ad inizio giornata si risparmierebbe del cibo senza neanche essere cotto. Al posto di un piatto di pasta o uno di polpette, potremmo donare così una piccola somma alle famiglie più disagiate, grazie al quale acquistare cibo, capi d’abbigliamento, materiale scolastico. Sarebbe un sogno”.
Per il momento, però, bisogna essere felici ed orgogliosi di quanto si è fatto fino ad ora, un’iniziativa che sicuramente riscuoterà grande successo anche in altre città, che hanno già espresso il loro interesse per il progetto di Asti.