Ecco perché il fenomeno Sarahah ci sta sfuggendo di mano

Abbiamo già avuto modo di parlare, al momento del debutto, della nuova app Sarahah, sbarcata direttamente dall’Arabia Saudita per approdare poi in occidente ed invadere il resto dei paesi del mondo. Creata dall’imprenditore e ricco petroliere Zain al-Abidin Tawfiq per perseguire un fine, a detta di lui, nobile e perspicace come quello di garantire sincerità e schiettezza soprattutto per facilitare le relazioni e rafforzare la comunicazione pronta ed efficace sui luoghi di lavoro, nel giro di pochi mesi, come per magia, la celebre app diventa un vero e proprio fenomeno social, anzi un vero must-have dell’estate. Tuttavia c’è chi, nonostante tutto, è pronto ad alzare la guardia contro questo successo improvviso.

Non a caso il rischio balzato immediatamente agli occhi di tutti, appassionati dell’app compresa, era proprio quello di cadere nello stesso errore di piattaforme come Ask.fm, Yik Yak  e via dicendo. Volendo ricordare infatti il triste destino di queste prorompenti applicazioni è difficile, infatti, non scorgere degli evidenti pericoli, o forse l’alta probabilità di patire la stessa sorte, per la famosa app in questione.

Del resto c’era da aspettarselo e basta dare un’occhiata anche ai dati per chiarire una volta per tutte questa faccenda. Lo scorso luglio infatti l’applicazione ha assistito ad un vero e proprio successo, quasi senza precedenti, facendola balzare in un batter d’occhio, tra le app più scaricate nell’App Store. A distanza invece di un mesetto, e parliamo di Ferragosto, tutto inizia a vacillare. Sarahah  inizia a perdere posizioni soprattutto negli Stati Uniti e nella stessa Inghilterra, nonostante in Italia riesca ancora a tener duro, ma riuscire a prevedere però per quanto tempo tutto ciò potrà andare avanti non è poi così complicato.

Ma facciamo ancora una volta un passo indietro e cerchiamo di comprendere le ragioni che hanno determinato la ribalta del fenomeno. Tutto è iniziato anche grazie a Snapchat, e al siglato accordo con l’app in questione per permettere agli utenti di condividere, attraverso le loro storie, il link del proprio account Sarahah ed invitare i propri amici a fare altrettanto. Ne sarà valsa la pena? A detta di molti non proprio, considerando che l’applicazione del fantasmino pare di per sé già debole, tanto da continuare a perdere denaro e seguaci.

Da lì poi il corso degli eventi è ormai noto a tutti. Fiumi di messaggi o anche semplici parole a bruciapelo hanno inondato non solo l’ego degli utenti, ma persino le bacheche Facebook di ognuno di noi. Perché infondo la politica è sempre la stessa, condividere; per invitare gli altri a fare lo stesso, per spingerli a passare pochi minuti del proprio tempo a lasciare un semplice messaggio, coperti comunque dalla garanzia dell’anonimato. Spiegare come però si possa ancora parlare di un’applicazione che preserva l’onestà, bé questo diventa un tantino difficile. Per far sì che ciò accada, occorre per lo meno che un pensiero, una critica, un complimento o un insulto vengano accompagnati da un pizzico di sano coraggio e dalla volontà di metterci, come si suol dire, la faccia. Al contrario il tutto rischia di trasformarsi nell’ennesimo tentativo di sfogo tipico da leoni da tastiera, il quale innesca uno strano cortocircuito che fa leva sulla curiosità, sfociata ormai in una tendenza, nel farci dire cose da gente praticamente sconosciuta e prendercela comunque con questi ultimi per aver espresso la propria opinione, nonostante in partenza avessimo accettato il meccanismo di base.

Al di là delle ragioni morali che giustamente potrebbero non essere condivise da tutti e i problemi connessi al Cyberbullismo e alla violenza verbale, ciò che più sta facendo discutere negli ultimi giorni è la notizia diffusa dalla rivista The Intercept, la quale ha dichiarato apertamente che l’applicazione invia ai propri server niente di meno che i contatti presenti nella rubrica dei dispositivi su cui è stata installata, ovviamente senza chiedere il consenso all’utente. Alla faccia della tanto sudata privacy insomma! In ogni caso, cosa l’app ci faccia con questi dati non è ancora del tutto chiaro. A tranquillizzare gli animi ci pensa ancora una volta il suo ideatore, il quale rassicura che il caricamento di queste informazioni serve solamente per invitare i propri amici ad utilizzare l’applicazione, funzione tra l’altro mai inserita!

Riuscirà nonostante tutto Sarahah a durare più dei suoi concorrenti? Come sempre il nostro motto è ormai quello di aspettare e vedere cosa accadrà, ma questa volta faremo un’eccezione, sottolineando quanto l’applicazione fino ad oggi sembri maledettamente in balia del mare in burrasca.

Erminia Lorito