Nuovi scavi archeologi: i tesori nascosti di Roma

A fine maggio scorso, durante gli scavi della linea C della metropolitana capitolina, sono stati riportarti alla luce i resti di una domus romana. Sono in molti ad aver battezzato gli scavi “la piccola Pompei”. Sebbene non si tratti di scavi incastonati tra cenere e lapilli, questo ritrovamento è un tassello fondamentale per l’archeologia.

I lavori della metropolitana hanno riportato alla luce una struttura della media età imperiale. L’edificio, costituito da due ambienti, fu distrutto a causa di un incendio. E’ proprio grazie alla forza distruttrice del fuoco, che si sono ben conservati le parti di un solaio ligneo e parti del mobilio. Tra le rovine è emerso anche lo scheletro di un cane, accucciato davanti alla porta. Quest’ultimo elemento ha valorizzato l’ipotesi degli archeologi, che ritengono come la costruzione non sia stata abbattuta volutamente, ma sia crollata per le fiamme.

L’operazione di recuperò è apparsa complicata per la stratificazione dei materiali architettonici a seguito del collasso. Negli strati superiori sono state rinvenute ampie parti di un pavimento a mosaico in bianco e nero e frammenti di intonaco dipinto delle pareti. Eccezionale è la presenza della contignatio, una struttura lignea portate del solaio, che conserva incassi per le travi trasversali e la chiodatura in ferro, una tecnica ben descritta da Vitruvio.

Questo ritrovamento è estremamente importante, poiché è la prima volta che a Roma si riportano alla luce reperti che testimoniano le tecniche di costruzione della media età imperiale. Sono rari i casi di simili ritrovamenti, in quanto la consistenza organica del legno si preserva nei secoli solo in condizioni ambientali e climatiche eccezionali, come gli esempi di Ercolano e Pompei.

Il sottosuolo romano è un immenso parco archeologico. Ogni giorno vengono calpestati circa 27 secoli di storia. Le viscere della capitale conservano ancora tanti tesori, che ritrovano la luce ogni volta che si scava. Michele Concas, speleologo urbano, in una recente intervista ha affermato: “E sotto ogni palazzo, ogni strada, dietro il muro di ogni cantina si può dire che ci sia una cavità artificiale“.

Quanto ancora ci sia sotto terra, è una domanda che sorge spontanea. Sono 20 i metri che distanziano l’attuale conurbazione e l’originale superficie dei primi insediamenti romani. Interi quartieri si sono sviluppati gli uni sugli altri, creando un mondo sotterraneo unico.

Le stratificazioni si sono create in 27 secoli di storia, con le frequenti alluvioni del Tevere, le costruzioni di muraglioni, i terremoti e gli incendi. Tutti questi fenomeni, naturali od opera dell’uomo, hanno creato strati di detriti di edifici crollati o bruciati che non sono mai stati smaltiti, ma utilizzati come base per le costruzioni soprastanti. A tutto ciò si aggiunge l’intrigata rete di strutture che furono già concepite dai romani come sotterranee, come le catacombe, le cave per le estrazioni, le fognature e gli acquedotti, che furono realizzate scavando nel tufo, la roccia sulla quale sorge la città.

Ad oggi è complicato affermare quanti siano gli ambienti ipogei artificiali sotto la capitale: non esiste ancora un censimento che possa quantificare l’estensione dei sotterranei romani. Possiamo sicuramente affermare che Roma offre spettacolari bellezze, ma nasconde ancora preziosi segreti.

Benito Dell'Aquila