Tra i selezionati della dodicesima edizione della Festa del cinema di Roma, “Logan Lucky” è il nuovo film di Steven Soderbergh, autore di celebri pellicole come la serie Ocean ed Erin Brockovich. In questo nuovo lavoro il regista attinge a piene mani dalla sua opera di maggior successo al botteghino: Ocean’s Eleven, che raccontava di un gruppo di simpatici ladri di professione , un po’ arrugginiti e frustrati, perché costretti spesso a vivere di piccole astuzie, piuttosto che di grandi e ambiziose rapine, riuniti dal genio del crimine Danny Ocean (George Clooney), uscito da poco di prigione, per tentare un ultimo grande colpo a Las Vegas.
In Logan Lucky, l’idea di base è la stessa: una grande rapina preparata nei minimi dettagli, per risollevare le sorti dei protagonisti; ma cambiano radicalmente il contesto e le modalità con cui viene attuato l’astuto piano. Siamo infatti nel West Virginia, la “Mamma Montagna”, situato sulla catena montuosa degli Appalachi dove si lavora nelle miniere e si conduce una vita rurale.
Dopo essere stato licenziato dal lavoro di minatore per la sua gamba zoppicante, Jimmy Logan (Channing Tatum) – alter ego claudicante, più oscuro e sofferente del brioso e spavaldo Danny Ocean di Ocean’s Eleven – separato dalla moglie e a corto di soldi, pur di continuare a vedere sua figlia che presto si trasferirà oltre il confine, decide di coinvolgere il fratello Clyde (Adam Driver) privo di un braccio, e la sorella Mellie, maniaca dei motori, in una difficile ma allettante rapina, al caveau di una banca, sfruttando una gara automobilistica come copertura. Per farlo dovrà coinvolgere anche Joe Bang (Daniel Craig), mago delle detonazioni e i suoi strampalati fratelli. Peccato che Joe sia ancora in carcere…Ma l’ingegnoso Jimmy Logan ha già un piano per ovviare a questo inconveniente.
Allo scintillio di Las Vegas, ai sofisticati mezzi utilizzati dai compagni di Ocean, alle loro finzioni da attori o abili giocatori di poker, in questo film, Soderbergh sostituisce il pragmatismo, l’ingegno, l’acuta osservazione e l’esperienza dei “contadinotti” protagonisti, i quali, pur con scarsi mezzi e acciacchi vari riescono a beffare il sistema. Anzi, è proprio l’assenza di tecnologie (Jimmy non usa cellulari) e l’utilizzo di mezzi non convenzionali, tra cui una torta e degli orsetti gommosi, a mettere in crisi le istituzioni: la Banca, i magnate delle corse automobilistiche, perfino l’ FBI. La rapina diventa fin da subito qualcosa di più: un’occasione di riscatto, per gente che è stata bastonata dalla vita, tanto da essere conosciuta in città soprattutto per la maledizione che sembra pendere sopra la loro testa, la maledizione dei Logan appunto: l’infortunio di Jimmy, che ha stroncato la sua carriera di quarterback e la menomazione di Clyde, ferito durante la guerra del Vietnam.
Silenziosi, ma imperterriti, al contrario dei ciarlieri ed esibizionisti Ocean’s, i Logan costruiscono un sistema “sotterraneo” geniale e imprevedibile, paziente, a tratti imperfetto, ma alla fine incredibilmente efficace. I “contadinotti”ne escono anche come “vincitori morali”, perché le loro ambizioni non sono il lusso o la ricchezza in sé, quanto la possibilità di soddisfare i loro bisogni necessari: un nuovo braccio per Clyde, la possibilità di vedere la propria figlia per Jimmy.
Tutti questi elementi, uniti ad un ottimo cast, tra cui spiccano Channing Tatum, Daniel Craige, Adam Driver, fanno di Logan Lucky un film divertente e originale. Una rilettura al contrario di Ocean’s Eleven, fatta con mestiere e intelligenza. Il ritmo, affatto frenetico e plateale, è decisamente in linea con i protagonisti acciaccati, che, sebbene con lentezza, arrivano comunque alla meta prefissata. La novità di questo approccio, non fa affatto sfigurare Logan Lucky rispetto ad Ocean’s Eleven, anzi si può dire che sia il punto forte del film. Del resto il modello frenetico della serie Ocean è stato più volte imitato al cinema, ad esempio con “Now you see me”, e dopo due episodi di questo stampo (Ocean’s Twelve e Thirteen), Soderbergh ha scelto ragionevolmente di riplasmare l’idea di una simpatica squadra di rapinatori, inserendola in un contesto diverso. Divertente lo sketch sul Trono di Spade. Sul finale il trionfo della canzone “Country Roads” di John Denver su “Ombrella” di Rihanna è una chiara stoccata al mondo commerciale e iper tecnologico. La genuinità della musica country, legata alla terra e alle proprie origini vince sulla vacuità dei mezzi commerciali, tra loro facilmente sostituibili con altri surrogati, così come l’unicità dei mezzi utilizzati dai “contadinotti” e quella dei loro valori, schiaffeggia l’ipocrisia del mondo dello spettacolo, delle gare automobilistiche e delle istituzioni. E’ così che la famiglia Logan è in realtà fortunata (L,ucky con la L maiuscola) e non maledetta come tutti pensavano. Lo è a suo modo certo, al modo dei Logan, ma alla fine si tratta di una fortuna conquistata, quasi dovuta, come un debito di sconfitte che prima o dopo, con la tenacia e la caparbietà, andava necessariamente ripagato.