Approdano su Netflix i capolavori del maestro del cinema d’animazione giapponese Hayao Miyazaki. Un tratto e uno stile il suo che sono entrati a ben vedere nella storia del cinema contemporaneo. Per chi volesse evadere dalla realtà, in questo periodo di chiusura, per contemplare i fantasiosi paesaggi, gli esuberanti mondi creativi di questo autore, ammalianti e spesso stravaganti come i singolari personaggi che li abitano, questa è la giusta occasione.
E’ difficile riassumere la complessa arte di questo autore, non solo regista, ma anche disegnatore, sceneggiatore e produttore dei suoi film, nonché fondatore, assieme ad un altro pilastro dell’animazione giapponese, Isao Takahata, del leggendario Studio Ghibli, un vero e proprio punto di riferimento per i registi d’animazione giapponese. Forse molti non sanno che la carriera di Miyazaki iniziò dalle serie animate: tra queste Heidi, ma soprattutto Conan il ragazzo del futuro (anche alcuni episodi di Lupin III).
Proprio per la complessità delle sue opere, ci sono diversi percorsi che si possono seguire nell’approcciarsi ai suoi film. Uno di questi potrebbe essere quello di iniziare dal principio, cominciando dalle origini e recuperare la prima pellicola di questo celebre autore, potete farlo guardando Nausicaa della Valle del Vento (1984), primo film da lui interamente diretto e disegnato.
In questa prima opera sono presenti molte delle costanti della filmografia di Miyazaki: innanzitutto la passione per le macchine volanti, e per lo studio del movimento degli aereo veicoli nel cielo; passione scaturente dal mestiere del padre: dirigente di un’importante industria produttrice di componenti aeree e ingegnere di macchine volanti. Poi, vi si riscontra anche il tema della natura, così caro al regista, che la immortala con grazia e minuzia di particolari in ogni suo film.
Ambientata in una terra segnata dal disastro post nucleare provocato da armi create dall’uomo che hanno devastato il pianeta, Nausicaa della Valle del vento, è una fiaba post-atomica, che racconta l’ incontro-scontro tra l’umanità, la scienza e la natura: l’indomita ragazza protagonista è proprio il filo rosso che unisce insieme questi tre elementi. Tra guerre su mirabolanti macchine volanti, straordinarie e gigantesche creature che popolano la terra, foreste inaccessibili, tossiche ma meravigliose, automi distruttivi, è un primo assaggio della creatività di Miyazaki.
Si alza il vento (2013)
Seguendo la scia della passione del maestro giapponese per l’aviazione, Si alza il vento, il suo ultimo film (2013) è un toccante capolavoro, che è summa dell’attrazione per il volo e per le macchine che permettono all’umanità di librarsi in cielo; volo inteso come libertà pura, un altro tema fondamentale delle opere di Miyazaki, qui reso con grande potenza visiva, drammatica ed espressiva.
Si Alza il vento è uno dei pochi film del regista a non avere al suo interno componenti narrative fantastiche: racconta infatti la vita di un giovane costruttore di aerei (ispirato ad un personaggio realmente esistito), seguendo lo svolgimento della sua vita: dai sogni che aveva ragazzino, fino alle scelte intraprese nell’età adulta.
Con un biopic d’animazione, artistico e visionario, lì dove rappresenta la magia del volo, il desiderio di costruire opere in grado di sfidare il cielo, ma anche la potenza della natura (la resa visiva del terremoto cui il protagonista del film assiste), Miyazaki si addentra con sublime delicatezza in un racconto che vede il protagonista confrontarsi con ciò che la sua ardente passione creativa e il duro lavoro lo hanno portato a realizzare. E’ anche un film d’amore, nostalgia e rimpianto. Una presa d’atto delle meraviglie e degli orrori che l’ingegno dell’uomo è in grado di realizzare.
E’ il film definitivo di Miyazaki sul volo, qui metafora della vita: è con un soffio di vento che la vita può prendere una direzione piuttosto che un altra e per quanto si costruiscano aerei, opere, progetti è sempre il vento, simbolo di determinazione e di libertà, a farli volare verso direzioni sconosciute.
E’ in un soffio di vento che si possono prendere decisioni incontrovertibili. Non sempre forse sono le migliori, ma lo sguardo del regista, sebbene malinconico, è anche positivo, è un inno alla creazione per la creazione, che porterà sempre a qualcosa, e al contempo ad un’ esaltazione del quotidiano come parte essenziale della vita. Le nostre scelte, se autentiche, sono affidate al vento e seguiranno il loro corso, qualunque esso sia. Profondo e intenso, è senz’altro tra i migliori film del regista e si lega bene al nome dello studio Ghibli, tenendo conto che Ghibli è il nome di un vento caldo (lo scirocco), nonché il nome di un modello di aereo italiano.
Laputa, Castello nel cielo (1986)
Il volo e la fantasia si uniscono nel superbo film d’avventura e fantascienza Laputa, Castello nel cielo, ispirato in parte ai Viaggi di Gulliver di Swift. Simpatici e straripanti pirati dell’aria, l’ esercito, i servizi segreti, capeggiati dall’ambizioso e superbo colonnello Muscat, si contendono i segreti della mitica isola nel cielo che custodisce una scienza sconosciuta ed un potere spaventoso. Aereopietre, Robot volanti sinuosi e lungiformi, strambe macchine volanti, complicati inseguimenti, fughe e misteri non sono che alcuni elementi della strepitosa avventura vissuta dai due ragazzini protagonisti Pazu e Sheeta, destinati, ciascuno per motivi diversi fare luce sul mistero del Castello volante.
In un indubbio capolavoro visivo, dotato di una ricchezza immaginifica e di una capacità di rappresentazione tale da mozzare il fiato, Laputa, è un racconto d’avventura e fantascienza solido, sognante, e duraturo per la poesia delle sue immagini. Ancora una volta Miyazaki riflette sul potere e sui pericoli che possono scaturire dall’utilizzo della tecnologia, nonché sulla necessità di rimanere ancorati alla terra ferma, alla natura e al quotidiano. Da recuperare assolutamente, considerato il fatto che è meno conosciuto di altri suoi film.
Accanto alla tecnologia, al volo, all’amore per la natura, uno dei temi fondamentali del cinema di Miyazaki è senz’altro la magia da sempre ambivalente nei suoi film. Il fantastico non è mai solo fonte di meraviglia, ma nasconde spesso inquietanti risvolti che lo rendono ammaliante, ma anche pericoloso: così il mondo degli spiriti, nel descrivere il quale Miyazaki attinge a piene mani dal folklore giapponese.
La città incantata (2001)
La Città Incantata (premio oscar per miglior film d’animazione e orso d’oro) è la summa della fantasia immaginifica di Miyazaki, un capolavoro intramontabile e la vetta più alta del suo cinema. E’ ambientato nella Città degli spiriti e racconta la storia di una bambina, Chihiro, che come Dorothy ne Il mago di Oz, si ritrova lontana da casa, catapultata in un mondo fantastico popolato da strani personaggi tutt’altro che rassicuranti, dominato da spiriti, streghe, draghi mutaforma e molte altre creature.
L’aver oltrepassato impudentemente il confine tra il mondo degli uomini e quello degli spiriti porta i genitori di Chihiro ad essere trasformati in maiali ad opera di una megera. Da sola, in un mondo che ha regole a dir poco singolari, come in Alice nel Paese delle Meraviglie, la bambina dovrà trovare il proprio ruolo barcamenandosi in una realtà che non le appartiene, tra figure bizzarre e indecifrabili. Il suo fine, spezzare la maledizione che tiene avvinti i suoi genitori. A complicare il tutto la presenza di un misterioso demone Senza Nome, una creatura muta che nasconde un potere spaventoso…in grado di sovvertire l’intero mondo degli spiriti.
Fiaba visivamente potente, spiazzante, coinvolgente, unica nel suo genere, la Città incantata raffigura un mondo a parte, che sebbene magico e popolato da esseri soprannaturali, che spesso non riescono a controllare perfettamente i propri poteri, ha in realtà le stesse contraddizioni di quello umano. Come in molte fiabe di Miyazaki il confine tra bene e male è sottile. I “nemici” sono in realtà esseri disadattati non in grado di ambientarsi. Il paradosso è che la bambina li guiderà nel farlo, incontrandoli lungo il cammino, aiutandoli e venendo a sua volta aiutata da loro (un po’ come Dorothy con il leone, l’uomo di latta e lo spaventapasseri).
Il Castello errante di Howl (2004)
Dallo Steampunk, alla magia “Il Castello Errante di Howl” è un film molto conosciuto di Miyazaki. Dalla struttura stravagante, come il mutevole aspetto del misterioso mago Howl, di cui la protagonista è innamorata, e a cui, non può rivelare il suo amore a causa di una maledizione, si tratta di una pellicola visivamente emozionante ed elegante.
Seguire Howl e il suo magnifico castello meccanico errante è come seguire il flusso discontinuo, ammaliante e misterioso della magia, che Miyazaki riesce a rendere tangibile tramite la nitidezza dei suoi disegni e il fluire fantastico e mirabolante delle passioni che muovono anche irrazionalmente i suoi personaggi. Anche qui bene e male sono difficili da individuare. Ognuno ha le sue ragioni e il desiderio è senz’altro la magia più potente.
Il mio vicino Totoro (1988)
E’ sempre un elemento fantastico a contraddistinguere un altro dei film più celebri del regista, Il mio vicino Totoro, una vera e propria icona cinematografica in Giappone. Fiaba dolce, dai toni più attenutati rispetto agli ultimi due film di cui abbiamo parlato non troppo adatti ai più piccoi, racconta di due bambine Satsuki e Mei, le quali, trasferitesi in campagna, scopriranno presto la presenza degli spiriti. Uno di essi, in particolare, dal nome Totoro, sarà per loro guida fondamentale in un momento di difficoltà. Un po’ come E.T Totoro rappresenta lo straordinario, il magico che entra in contatto con il quotidiano: la fantasia come spazio fondamentale per ripensare la realtà.
Ponyo sulla scogliera (2008)
Stessa cosa avviene in Ponyo sulla scogliera, molto simile a Totoro nella sua struttura narrativa. Stavolta a comunicare tra loro sono il mondo marino, la magia e il mondo terreste. Una piccola creatura magica proveniente dall’oceano si perde sulla terra e si innamora degli esseri umani volendo diventare una bambina. Chiaro riferimento alla Sirenetta, Ponyo è ancora una volta un dialogo tra l’uomo, la natura ed il fantastico.
Principessa Mononoke (1997)
La natura è infine assoluta protagonista in Princess Mononoke. In un mondo in cui gli uomini convivono con Animali-Dei tutt’altro che pacificamente, anzi, attraverso sanguinose guerre distruttive, un ragazzo vittima di una maledizione e una giovane (la principessa del titolo) combattiva, cresciuta tra i Lupi-dei, cercheranno di porre fine all’odio tra le due razze. Azione, guerra, violenza, ma anche amore e attrazione tra i due giovani protagonisti guerrieri, inizialmente nemici, in un film che denuncia la corruzione della Natura a causa dell’avidità dell’uomo e ha come messaggio fondamentale quello di comunicare il dovere di rispettarla e di preservarla mantenendola pura e intatta. Quasi “una fiaba bellica” quella di Miyazaki, dalla struttura narrativa non semplicissima, ma dalle animazioni decisamente memorabili, sopratutto nel raffigurare le Bestie-Divinità e la loro affascinante principessa guerriera.