Non si parla di nessun concorso di canto, di bellezza o di danza. Con Rate Me potrai assegnare la votazione all’individuo in sé, ed ogni giudizio sommato a quello della società che lo circonda, definirà il suo ceto sociale e gli permetterà l’accesso a determinati servizi.
Vi sembra che stia parlando di qualcosa di surreale?
Beh lo era fino a qualche settimana fa, quando la serie Black Mirror, creata nel 2011 da Endemol, ha impazzato sul web raccontando dell’incedere e dell’abuso che si sta compiendo della tecnologia e dei social network.
Per “Black Mirror”, vale a dire “specchio nero”, si intende infatti lo schermo dei device nei quali ci tuffiamo ogni giorno, e che inevitabilmente cattura la nostra attenzione distaccandoci dalla realtà e creando un mondo fittizio che destabilizzerà la società ed i sentimenti.
La creazione dell’app Rate me è legata al primo episodio della terza stagione dal titolo “Caduta libera”; la protagonista è Lacie, ossessionata dalla popolarità su Rate me e da uno stile di vita che non si può permettere. La sua casa dei sogni è acquistabile soltanto da persone aventi un “social score” – il punteggio raggiunto sull’app – molto più alto del suo, e così lei deciderà di fare qualsiasi cosa in suo potere per raggiungerlo.
L’idea del primo episodio ha convinto i produttori Netflix a creare la stessa applicazione che è diventata ben presto virale e che potrete provare qui.
Funziona come nella serie tv: si può inserire il proprio nome, o il proprio nickname ed assegnare una votazione da 1 a 5 stelle creando il proprio rating con tanto di suono originale correlato. Cliccando in basso su “Want to boost your ratings? Find out how“, l’app rimanda direttamente alla pagina Netflix nella quale si propone il mese di prova gratuito.
Non è questa la prima mossa vincente di Netflix per la pubblicizzazione della serie tv Black Mirror, ricordiamo infatti che come testimonial per l’intera serie è stato scelto Salvatore Aranzulla, che dai consigli tecnologici sul web ha creato un business, per un promo che si interroga:
“Dove si spingerà l’intelligenza artificiale?” oppure “Verremo sostituiti dalle macchine?”, o ancora “I social network spariranno mai?” e solo una persona potrà dare una risposta, perché a tutto può rispondere: Salvatore Aranzulla.
La serie più che mai richiama un pò ciò che il sociologo Vanni Codeluppi definisce Vetrinizzazione sociale. Passando per l’evoluzione del concetto di merce, che pian piano viene esposta dall’uomo sui banchi e poi in bella vista sulle vetrine, si arriva al esposizione dell’uomo stesso in una vetrina digitale dalla quale dipenderà la sua posizione sociale; il suo status symbol. Non mettersi in vetrina equivarrebbe al non esistere.
A questo speciale articolo potrai accedere anche se il tuo rating su Rate me è inferiore all’ 1.0%.
Ma votaci comunque con 5 stelle.