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Perchè sono tutti indignati con la Disney per il live action Mulan?

Il film Mulan è disponibile Da qualche giorno sulla piattaforma Disney+. La pellicola rientra nel gruppo di live action che la casa cinematografica sta realizzando riguardo i suoi più celebri cartoni animati. Nel film si racconta la storia di una ragazza che prende il posto del padre per combattere nell’esercito mascherandosi da uomo. E fin qui sembra essere tutto normale, proprio come il cartone a cui siamo abituati. Non tutti sanno però che la realtà dei fatti è molto più complessa e che la Disney si è ritrovata a dover fare i conti con gli attivisti per i diritti umani. Ma per quale motivo?

Sui social prima ancora che fosse distribuita la pellicola hanno iniziato a circolare una serie di immagini che riportavano la scritta #Boycottmulan:

Il problema del film non è la trama, che come tutti sanno è una bellissima storia di emancipazione e di empowerment al femminile. La rivolta degli attivisti è legata nello specifico ad alcune scelte di produzione.

I motivi del #boycottmulan

In primo luogo, fa discutere il fatto che il personaggio protagonista sia interpretato da Liu Yifei, una ragazza di 23 anni, originaria di Wuhan ma naturalizzata statunitense. L’attrice desta scalpore in relazione al fatto che sui suoi canali social si è spesso occupata di questioni di politica internazionale; in particolare lo scorso anno ha manifestato solidarietà nei confronti dei poliziotti di Hong Kong alle prese con i manifestanti che ormai da molto tempo invocano e lottano per la democrazia e la propria autonomia.

Inoltre, fa ancora più discutere la scelta del luogo in cui girare il film. La Disney ha infatti optato di realizzare la pellicola nello Xinjiang, un territorio autonomo del nordovest della Cina, dove risiedono molte minoranze etniche tra cui quella degli Uiguri. In particolare, Amnesty International e le Nazioni Unite hanno denunciato l’esistenza di campi di detenzione in cui le minoranze etniche della regione vengono confinate. Qui sulla base di accuse di terrorismo contro la madrepatria cinese, le minoranze sono torturate e costrette ai lavori forzati.

Qualcosa non quadra..

Ovviamente di questa situazione si sa ben poco.  Non essendo ammessi giornalisti all’interno di queste aree c’è pochissimo materiale che possa documentare questa realtà. Negli anni però sono usciti dei documenti che in parte mostrano le brutalità che avvengono in questi campi. Queste sono accuse molto pesanti da cui il governo cinese ha tentato di difendersi raccontando che quei campi fossero adibiti ad aree di detenzione per la rieducazione di terroristi. In questi luoghi, ha affermato la Cina, i sospetti terroristi verrebbero riconvertiti e obbligati ad abbandonare la propria lingua madre.

Un altro elemento che sta provocando l’insorgere degli attivisti è nei titoli di coda. Infatti, qualcuno ha notato che la Disney ha addirittura ringraziato gli ufficiali locali del partito comunista per il prezioso sostegno.La produzione non si è espressa in alcun modo riguardo a tutta questa storia né ha cercato di difendersi dalle pesanti accuse. E anche di fronte alle domande esplicite dei giornalisti non ha preso una posizione.

 

Di certo la Disney non ha partecipato alla violazione dei diritti umani in corso in questa regione. Ciò che lascia tutti a bocca aperta però è la discrepanza tra i valori che da sempre questa casa cinematografica promulga e la capacità di chiudere un occhio e tacere quando proprio nei luoghi dove si gira il nuovo film accadono fatti inaccettabili.