Omicidio in nome dello Slender Man

Il termine “creepypasta” indica brevi racconti pubblicati su internet in modo anonimo, la storia è creata appositamente per impaurire o provocare uno shock nel lettore. Molti dei racconti categorizzati come creepypasta derivano da leggende metropolitane preesistenti, mentre altri sono inventati. Quello di cui vi parleremo oggi ha delle connotazioni peculiari.

Lo “Slender Man” (conosciuto anche come Slender, che significa “uomo esile”) è un personaggio immaginario della paura tipica dei creepypasta e nato come fenomeno di Internet.

È stato creato da Eric Knudsen (il nome d’arte è Victor Surge) nel 2009 su un sito inglese chiamato Something Awful, partecipando a un concorso fotografico.

Lo Slender Man non è legato ad alcuna storia particolare o leggenda, ma appare in molte opere di recenti (come storie horror, videogiochi ecc.), per lo più racconti composti sulla rete. Oggi è probabilmente la creepypasta più conosciuta insieme a “Jeff the killer”.

Lo Slender Man è alto, ha lunghe braccia e gambe sproporzionate, un volto privo di tratti somatici. Indossa un completo nero (come nel film “Men in Black”) e dalla schiena gli spuntano dei tentacoli (su questo in realtà ci sono diverse scuole di pensiero: a volte è rappresentato senza). Lo Slender Man vive su Internet, ma c’è chi crede sia reale.

Lo credevano due dodicenni del Wisconsin, Morgan Geyser e Anissa Weier: erano convinte che abitasse nel bosco di Northwoods, non lontano da casa loro. Così la notte del 31 Maggio 2014 hanno convinto una compagna di classe a giocare a nascondino tra gli alberi.

Era un piano studiato da mesi: ”Uccidere per fare buona impressione su Slender Man”.
Solo che, dopo aver immobilizzato la vittima e preso il coltello in mano, Anissa si è tirata indietro, non ce la faceva.  Anissa le ha dato il via. Morgan ha colpito 19 volte: al fegato, allo stomaco, alle braccia, alle gambe e ha mancato di poco l’arteria vicino al cuore. Poi le due amiche hanno abbandonato la vittima, che si è trascinata fino al ciglio della strada dove un ciclista l’ha trovata appena in tempo per salvarle la vita.
Gli psicologi che hanno interrogato le due dodicenni hanno ricavato particolari agghiaccianti e sinistri sul loro movente.

Le due ragazze speravano che così Slender Man si rivelasse davanti ai loro occhi; ora rischiano 65 anni di carcere.

Credete sia un caso isolato? Niente affatto: di casi ce ne sono a decine in cui giovani ragazzi sono talmente ammaliati da queste storielle da non riuscire più a distinguere la realtà dalla fantasia. Un po’ come accadde alle neozelandesi Pauline Parker, di 16 anni, e Juliet Hulme, di 15: amiche inseparabili che scrivevano romanzi insieme, che inventarono pure una religione tutta loro, in nome della quale nel 1954 uccisero la madre di Parker.

redazione