Mentre il 5G si prepara al suo debutto globale, nel nord della Finlandia, precisamente ad Oulu, si pensa già al futuro e si studia la nuova generazione delle reti: il 6G. Sebbene il biondissimo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, lo con sideri già “reatà” le reti in 6G sono ancora allo stadio embrionale, creature che hanno ancora bisogno di studi per crescere. I ricercatori hanno previsto il 2030 come scadenza per affinare ed utilizzare la nuova rete veloce.
Il progetto 6Genesis, spinto dal governo finlandese e sostenuto ancge dall’Accademia delle scienze di Helsinki, è guidato dall’università di Oulu. Dal suo lancio, nel 2018, ha già raccolto, tra provviste pubbliche, finanziamenti europei e investimenti di persone private ben 251 milioni di euro. Non certo pochi spicci per dare alla luce la nuova rete dopo il 5G. Al momento una ventina di ricercatori è impegnata sul 6G, ma l’obiettivo è quello di avere 300 persone a lavoro entro 4-5 anni, questo perché, come è già successo per il 5G, gli studi sulle telecomunicazioni si evolvono in ambiti complementari, toccando vari ambiti di interesse, così da dar luogo alla necessità di avere molte persone impegnate per il raggiungimento dell’obiettivo. “Aggiungiamo livelli di studio di anno in anno”, spiega Pouttu, dopo che il programma ha mosso i primi passi dallo scorso settembre. “Entro il 2020, per esempio, consideriamo di coinvolgere la ricerca in cybersecurity”, spiega il vicedirettore. Una delle priorità per l’evoluzione delle tecnologie di connessione riguarda i materiali. “Con gli attuali ci fermiamo appena sotto i terahertz”, osserva Pouttu. Per surclassare al gradino successivo e superare il 5G, la ricerca dovrà sviluppare nuovi materiali che permettano di aumentare lo spettro di banda, permettendo di trasportare ancora più dati. “Il 6G consentirà di raccogliere, processare, elaborare e adoperare i dati in maniera automatica quasi in simultaneità”, precisa Pouttu.
L’università Finlandese di Oulu è stato uno dei primi centri ad avviare un programma sul 6G. Nokia ha aderito al piano ed anche altre importanti aziende come Qualcomm ed Intel stanno iniziando a prestare attenzione alla faccenda. Inoltre, dopo l’annuncio della Finlandia, anche la Cina ha comunicato che impegnerà le sue risorse per una ricerca sul 6G. Studi sull’evoluzione delle reti rientrano anche nel programma europeo sul grafene, attualmente applicato alla telecomunicazioni, e le società Ericsson e Nokia stanno lavorando per un proficuo e rapido futuro delle reti insieme al Consorzio nazionale interuniversitario per le telecomunicazioni in Italia .