#NoiSiamoFarmCulturalPark – L’ordinanza comunale che considera l’arte un abuso

È con un’Ordinanza del Comune di Favara che gli ideatori del Farm Cultural Park si trovano costretti a ripristinare entro 90 giorni lo stato dei luoghi e a chiudere per sempre.

Farm Cultural Park è un Centro Culturale Indipendente, fondato il 25 giugno 2010 dal notaio Bartoli e dall’Avvocato Saieva, sua moglie. È stato realizzato all’interno del Cortile Bentivegna, nelle vicinanze del centro storico di Favara (paese in provincia di Agrigento), costituito da sette piccoli cortili in cui si trovano piccoli palazzi di matrice araba. L’obiettivo principale del progetto è di recuperare il centro storico di Favara, facendo divenire il paese la più importante attrazione turistica nella provincia di Agrigento dopo la Valle dei Templi. Proprio per questo, il Farm Cultural Park è conosciuto per le mostre pittoriche temporanee, le installazioni permanenti di arte contemporanea ed anche come centro culturale, museale e turistico. I fondatori si sono ispirati al Palais de Tokyo di Parigi, sede della cultura contemporanea e luogo di intrattenimento e a Marrakech, piazza principale del Marocco suggestivo e ricco di intrattenimento e ristoro.

Da giugno 2010 ad oggi, l’attività del Centro così ben mirata e ben organizzata ha iniziato a raggiungere gli scopi prefissati dando a Favara la reputazione di paese centro di eccellenza internazionale e di rigenerazione urbana riempiendosi annualmente di migliaia di persone di tutte le parti del mondo e lanciando chiaro il messaggio “Volere è Potere”: seppur con notevoli sforzi cambiare e migliorare le sorti del proprio paese è possibile. Il blog britannico Purple Travel ha collocato il Farm Cultural Park e Favara al sesto posto al mondo come meta turistica dell’arte contemporanea preceduta da Firenze, Parigi, Bilbao, le isole della Grecia e New York.

Fatalmente, al settimo anno compiuto, Farm Cultural Park è messo a dura prova.

Quanto accaduto si apprende dalla pagina ufficiale su Facebook nella quale sono i fondatori a scrivere e a raccontare la vicenda e le conseguenze imposte dall’Ordinanza a Farm Cultural Park.

Nel lungo post spiegano: “Farm Cultural Park da sempre sostenuta dai suoi Fondatori e da pochi privati e imprese, oggi fa grande fatica a portare avanti la propria missione di costruzione di identità e di dimensione di futuro e che in mancanza di urgenti soluzioni di sostenibilità rischia di dover cessare la propria attività a brevissimo termine”. Così decidono di chiedere aiuto al Sindaco e ad alcuni assessori del Comune di Favara che, prontamente si dimostrano disponibili, concordando insieme agli uffici tecnici di consentire a Farm Cultural Park l’occupazione onerosa di spazi ed aree pubbliche ove risiedono opere d’arte e installazioni e che ospitano continuamente attività culturali. Così il 28 giugno 2017, Farm Cultural Park presenta denuncia di occupazione generali di spazi ed aree pubbliche e paga un bollettino di conto corrente postale di euro 1.437,18 per il primo semestre anticipato di occupazione, come quantificato dall’ufficio competente.

Qualcosa va storto, però!

Il Comando dei Vigili Urbani, invece di emettere il provvedimento definitivo di autorizzazione, propone una conferenza di servizi col fine ultimo di organizzare e gestire l’occupazione al meglio, anche sotto il profilo culturale e turistico, ed il 6 luglio la Squadra di vigilanza edilizia di Favara, a seguito di denuncia fatta dal proprietario (che vive all’estero) di un immobile nei Sette cortili  per impossibilità ad uscire la macchina dal garage, ha denunciato la presenza di due opere abusive – rispettivamente EQUI-LATERA e Butterfly Home – a seguito del controllo di suolo pubblico.

Quanto avvenuto ha dell’inverosimile per molteplici ragioni. Al momento della vicenda vi era un procedimento amministrativo in corso come concordato con l’amministrazione comunale di concerto con gli uffici tecnici. Le opere risultano abusive solo perché il procedimento amministrativo non era stato ultimato e, in ogni caso, EQUI-LATERA e Butterfly Home sono “piccole opere architettoniche” in legno, di prestigiosissimi professionisti, ingegneri e architetti di fama nazionale ed internazionale, rimovibili in una giornata lavorativa.

Sembra proprio, quindi, che il Farm Cultural Park sia stato vittima di rimbalzi ed ingabbiamenti della burocrazia, anche se i fondatori del centro nel loro post lasciamo intendere che ci sia qualcosa di più.

Bartoli e la moglie non si arrendono e hanno fatto sapere tramite i loro canali social che “È chiaro, avverso questa Ordinanza, qualora non venisse rimossa in autotutela, ricorreremo contro il T.A.R., gli organi competenti di grado superiore, la Corte di Giustizia Europea. Raccoglieremo le firme, scriveremo alle Università, al Presidente della Repubblica, al Capo del Governo e persino al Papa. Ovviamente anche alla Procura della Repubblica”.

Hanno preannunciato che il 29 ottobre 2017 (giorno in cui scadrebbero i 90 giorni imposti dall’Ordinanza) al Farm Cultural Park vi sarà la grande festa di rimessa in pristino dello stato dei luoghi.

Sono recenti la petizione su Change.org e l’ufficialità dell’incontro di Farm Cultural Park con i responsabili della cultura del PD mercoledì alla Camera dei deputati.

A noi tocca ricordare attraverso le parole dei fondatori che “L’attrattività di questo luogo da un punto di vista turistico, il forte posizionamento mediatico e i numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali dati a Farm Cultural Park hanno generato un’onda emotiva in tanti imprenditori locali che hanno investito in tutto il Centro Storico di Favara, aprendo nuove attività per turisti e visitatori. A distanza di sette anni (in realtà già da almeno tre anni) Farm Cultural Park è diventata una delle attrazioni turistiche più importanti della Provincia di Agrigento”.

Sandy Sciuto