Muore di coronavirus a 66 anni, accanto a lei soltanto Alexa, che registra le sue ultime parole di aiuto

Per tutti coloro che ancora oggi affermano che la malattia da coronavirus sia responsabile solo di stati influenzali, vogliamo ricordare l’esperienza vissuta da una donna di 66 anni, Lou Ann Dagen.

La donna che abitava nel Michigan, a causa di alcune patologie non gravi, aveva deciso di trascorrere qualche mese, all’interno di una casa di riposo, per agevolare gli esercizi di fisioterapia a cui doveva sottoporsi. La sorella, che andava a trovarla giornalmente le aveva portato da casa uno degli ultimi regali ricevuti, Alexa, per permetterle in autonomia di sentire musica ed essere aggiornata sulle ultime novità. Al momento dell’inizio della pandemia, le visite dei parenti all’interno della rsa, vengono interrotte, per evitare la possibilità di contagi dall’esterno. Lou Ann, soffre tanto per l’allontanamento dei suoi cari, tuttavia,grazie alla tecnologia di Alexa riesce a fare lunghe video telefonate, riesce a sentirsi meno sola. Lou Ann, inizia ad accusare dei problemi respiratori, dolori muscolari, ma l’assenza di febbre, non fa pensare al coronavirus. Dall’esame del tampone, tuttavia la donna risulta positiva al coronavirus, all’interno della stessa casa, viene posta in super isolamento, ma non ricoverata in ospedale, perchè la sua saturazione non sembrava destare sospetti, soltanto forti dolori.  I suoi lamenti, il suo sgomento, viene confidato ogni giorno alla fedele Alexa, «Alexa sto male mi serve aiuto». Sono state queste le ultime parole di Lou Ann Dagen prima di morire.

I messaggi trovati nelle registrazioni di Alexa colpiscono molto: «Alexa, aiutami», «Alexa, provo dolore. Devo trovare il modo per attenuarlo», «Oh, Alexa, sto soffrendo» e «A chi posso chiedere aiuto?». Sono solo alcuni dei messaggi registrati dalla 66 enne che era risultata positiva al tampone insieme ad altri ospiti della struttura e ad alcuni del personale. La donna non presentava febbre, ma solo problemi respiratori, per questo è rimasta per giorni nella struttura senza essere trasportata in ospedale, ma soffriva molto, come racconta anche la sorella della vittima.

Quando le sue condizioni si sono aggravate è stata ricoverata ma ormai era troppo tardi e si è spenta pochi giorni dopo. Alexa per lei era diventata un’amica, racconta una delle infermiere che l’accudiva, un punto di riferimento che le aveva aperto una piccola finestra sul mondo. Ed è stato proprio a lei che ha rivolto le sue ultime preoccupazioni prima di morire, morendo tra mille dolori e da sola all’interno di una stanzetta senza nessuno intorno che Alexa, una macchina che rispondeva sempre, “mi spiace, ma non sono in grado di rispondere a questa domanda”.

Alessandra Filippello