Miracoli Metropolitani: ironia al vetriolo in cucina al Teatro Elfo di Milano

In scena dal 30 novembre fino al 30 dicembre al Teatro Elfo Puccini di Milano, Miracoli Metropolitani per la regia di Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi , per la compagnia Carrozzeria Orfeo è uno spettacolo che punta sul registro comico grottesco per provocare gli spettatori su molti temi d’attualità.

Originale l’idea di partenza e cioè quella di ambientare la vicenda in un una cucina, utilizzata esclusivamente per la consegna a domicilio, a seguito di una riconversione generatasi dalla crisi, uno spazio quello della cucina che viene allestito e riprodotto sul palco. 

Lo spettacolo segue le vicende dei proprietari/lavoratori del locale: dal cuoco, un ex chef stellato disilluso dal mondo e poco incline a cucinare ricette per intolleranti (Federico Vanni) , alla proprietaria (Beatrice Schiros), molto presa dai social e ossessionata dalla necessità di rilanciare il locale, fare più soldi e ottenere importanti contatti; dal figlio di quest’ultima ossessionato dai videogiochi (Federico Gatti)  alla cuoca etiope (Ambra Chiarello), per finire con un consegna pizze aspirante attore (Aleph Viola) e un aspirante suicida (Massimiliano Setti) che suo malgrado entra in questo strampalato team/famiglia, assieme alla madre del cuoco (Elsa Bossi).

@Laila Pozzo

Le dinamiche giornaliere della cucina sono di fatto assimilabili alle dinamiche di una famiglia rattoppata, quasi che il locale sia un punto di ritrovo per gli ultimi, per tutti coloro che altrove, nel mondo reale sarebbero dei disadattati e che invece lì possono creare un gruppo, per quanto stravagante e male assortito esso possa essere (come sottolinea una delle battute più importanti della sceneggiatura). 

Con ironia acuta, pungente, che decisamente va contro il politically correct (a volte anche con qualche forzatura di troppo) Miracoli Metropolitani è sì una commedia divertente, ma per molti aspetti un dramma che punta più a distruggere che a costruire.

Per una buona prima metà abbondante lo spettacolo risulta piacevole e arguto per la sua pungente  ironia, che a volte sa individuare con linguaggio prorompente e con un disincanto al vetriolo alcune contraddizioni lampanti della nostra società, ridicolizzandole: è il caso del tema dei social, utilizzati cinicamente per apparire; del tema del razzismo e dell’immigrazione, del tema della scalata sociale verso l’alto, di quello ambientale.

@Lalia Pozzo

Nell’ultima parte dello spettacolo, tuttavia, questi elementi cominciano ad essere estremizzati un po’ troppo e viene eccessivamente marcata la vena grottesca-drammatica al punto da arrivare ad un nichilismo di fondo, che risulta un po’ stancante per lo spettatore.

L’idea è quella di mettere tutto in questa cucina: vita, morte, dramma, tutti i temi dell’attualità e persino i miracoli; ma così facendo quella che poteva essere metafora verosimile della nostra società diventa troppo distante da essa e ne risente molto l’immedesimazione che lo spettatore può provare. Troppi eventi drammatici si susseguono in troppo poco tempo, al punto che viene avvertita la finzione e i personaggi si trasformano  in macchiette. 

Non vi è nemmeno il tempo di una ricomposizione che subito entrano in gioco nuovi elementi distruttivi che tendono all’annichilimento di tutto il resto.

@Lalia Pozzo

È un peccato perché l’idea di famiglia improvvisata era intelligente e vi sono senz’altro dialoghi accattivanti, soprattutto quelli del consegna pizze attore e gag che funzionano. Sul finale la componente grottesca è eccessiva e risulta forzatamente marcata, quando probabilmente un racconto più lineare avrebbe potuto veicolare meglio il messaggio provocatorio del regista. 

Buone le prove degli attori. Spiccano le interpretazioni di Elsa Bossi (madre dell’ex chef); Ambra Chiarello  (cuoca etiope) e  (aspirante attore) e  Aleph Viola. 

Francesco Bellia