Mad Max: Fury road. Una “Furiosa” corsa verso l’oscar?[#aspettandoglioscar]

Dopo “The Revenant”, di cui abbiamo parlato nella scorsa puntata di [#aspettandoglioscar], oggi è la volta di “Mad Max: Fury Road“, di George Miller, quarto capitolo della saga di Mad Max, iniziata dal regista nel 1979, con Interceptor.

La pellicola, candidata a 10 premi oscar nel 2016, appartiene al genere Fantascienza-Action ed è ambientata in un mondo post-atomico e desertico, in cui vige la legge del più forte. In questa avventura, Max(Tom Hardy), un uomo solitario e misterioso, tormentato dai demoni del passato, viene catturato dai “Figli della Guerra”, un esercito di fanatici combattenti dalla pelle tinta di bianco, comandati dal tiranno Immortan Joe.

Questi, oltre a detenere scorte d’acqua che usa per ricattare la popolazione, rapisce e tiene segregate donne vergini e sane, che possano perpetuare la sua stirpe, eliminando le malattie e le deformazioni che affliggono la sua discendenza. Ma durante una spedizione per rifornirsi di carburante, Furiosa (Charlize Theron), braccio destro di Joe, decide di tradirlo e di scappare insieme alle sue donne, per  condurle in un luogo in cui possano essere libere. Ben presto anche Max si unisce alla missione. A bordo di una veloce autocisterna, munita di armi non convenzionali, il gruppo è costretto a fuggire dai seguaci del “re della guerra”, che intende vendicarsi di persona del terribile affronto subito, mobilitando tutte le risorse a sua disposizione.

Animato da un ritmo “forsennato” , il film di Miller rappresenta con stile “fumettistico” una galleria di personaggi “violenti” e “sporchi”, sopravvissuti in un mondo arido e “folle”, a scapito di terribili privazioni subite e innumerevoli nefandezze arrecate agli altri, pur di rimanere ancora in vita.

Concepita come un unico frenetico inseguimento (che si tramuta poi in caccia), la pellicola è un action puro, che si avvale di originali dinamiche di scontri, su ingegnosi veicoli di morte e continui assalti in movimento che non lasciano tregua ai personaggi, né allo spettatore.

Tutto ciò è incorniciato da una fotografia dalle tinte grige e rossastre, desolante come il deserto che intende immortalare. Un “inferno”, popolato da figure grottesche e mostruose: “dannati” spesso nemmeno consapevoli della loro condizione (molto bella la scena in cui il convoglio passa attraverso le tempeste di sabbia, simili a veri e propri gironi infernali).

Come si evince la forza del film è la velocità “esagerata” della pellicola e la capacità di rappresentare con grande efficacia scenica il “delirio” di una terra che ormai è soltanto un immenso deserto, in cui vi è spazio solo per flebili speranze di libertà, ancorate per lo più ai ricordi del passato. Per certi versi simile ad un videogioco Mad Max non ha tempi morti. Questo suo indiscusso pregio, però è per alcuni aspetti anche un limite.

La serie incessante di morte e azione ,infatti, è coinvolgente per lo spettatore, a tratti lo “diverte” per l’assurdità di ciò che viene messo in scena (rievocando lo spirito di Mad Max 3: oltre la sfera del tuono), ma d’altra parte, diventa a lungo andare ridondante e toglie spazio alla storia, spesso solo abbozzata.

Il personaggio di Max e il suo passato tormentato sono poco approfonditi, nonostante evochino interesse, tanto che in alcuni momenti sembra “Furiosa” la vera protagonista del film, incarnata con un perfetto look post-atomico da una convincente Charlize Theron. Probabilmente è una scelta voluta: al regista interessava più l’atmosfera che la storia e il film riesce molto bene a crearla; ma al termine della visione, nonostante la pellicola sia gradevole, si ha l’impressione che manchi qualcosa che avrebbe potuto renderla più incisiva anche nella narrazione, oltre che negli elementi scenici.

Per tutti questi motivi,  Mad Max non sembra avere la complessità necessaria per meritare l’ oscar miglior film. Potrebbero ottenere riconoscimenti, invece: la fotografia e la scenografia;  i costumi e il trucco per come riescono a caratterizzare esteticamente i personaggi e, infine, il montaggio, proprio per l’incredibile ritmo che conferisce alla pellicola.

Girano voci su due possibili sequel del film, destinato così ad iniziare una nuova trilogia. Senza dubbio Fury Road ha riportato in vita la vecchia saga ed è possibile che i nuovi episodi approfondiranno ulteriormente il “furioso” e spietato scenario delineato nel tempo da Miller.

Francesco Bellia