Giusy Versace

Quando oltre le gambe c’è (molto) più: intervista all’atleta paralimpica Giusy Versace

Giuseppina Versace, per tutti Giusy, nasce a Reggio Calabria il 20 maggio 1977; abbandonato il nido, a 20 anni si trasferisce a Londra e diventa Retail Supervisor di una grossa azienda, per cui viaggia continuamente. Durante una trasferta, percorrendo la Salerno Reggio-Calabria, la vita di Giusy cambia per sempre. Un incidente stradale la priva degli arti inferiori. Dopo un anno e mezzo di duro lavoro su se stessa, Giusy rimette in gioco la sua vita, non sapendo che la sua determinazione e la voglia di vivere le apriranno mille porte.

Giusy, Wikipedia ti definisce atleta paralimpica ( n.b. è stata la prima atleta italiana a correre con un’amputazione bilaterale nella categoria T43) , conduttrice televisiva e politica italiana. Sappiamo inoltre che hai scritto più di un libro, hai debuttato come attrice a teatro e hai anche presentato un docufilm al festival di Venezia. Tu, tra tutti questi panni, quale ti senti appartenere di più?

Decisamente quello di atleta paralimpica. L’avventura e l’impresa più grande che mi hanno portato a traguardi che non credevo possibile raggiungere soprattutto se si pensa che io, prima dell’incidente, non ero un’atleta ma una sportiva come tanti. C’è una differenza sostanziale. 7 anni di attività intensa che mi hanno portato fino ad un’olimpiade,  record nazionale che portano ancora il mio nome, argento e bronzo agli Europei. Quando ci penso ho ancora i brividi. La gioia che mi ha regalato la corsa, annulla ogni forma di dolore.

Dopo l’incidente com’è cambiata la Giusy del pre-incidente rispetto alla Giusy del post-incidente?

Sono sempre stata una persona di Fede, propositiva e solare anche un po’ coraggiosa. Sotto quest’aspetto è cambiato poco, ho certamente cambiato la mia scala delle priorità,  credo sia inevitabile quando vedi la morte in faccia. Nel momento in cui ho rischiato di perdere la vita ho scoperto di avere una tremenda voglia di vivere. L’ “Oggi” è un grande dono e cerco di apprezzare quotidianamente tutto ciò che ho e che posso ancora fare, senza piangere per ciò che mi manca.

Quanto è stato importante lo sport per te dopo l’incidente?

Fondamentale! Lo sport mi ha permesso di conoscere nuovi mondi, altre persone,  storie, e soprattutto mi ha permesso di alzare l’asticella, superare i miei limiti ma soprattutto mi ha consentito di mandare un importante messaggio d’inclusione  ai più distratti. 10 anni fa al mare mi guardavano con imbarazzo,  oggi mi riconoscono come atleta, ballerina e si avvicinano a dirmi semplicemente GRAZIE. Lo sport è un veicolo potente di messaggi che non va assolutamente sottovalutato.
Giusy Versace

Una cosa che colpisce è il fatto che tu non tenti mai di nascondere le tue protesi, anzi, anche al festival di Venezia le hai utilizzate come un accessorio da abbinare al tuo outfit. Ti sei mai sentita giudicata per questo?

Forse un po’ all’inizio, i primi anni. La gente guarda e giudica solo perché non è abituata a vedere. Ho capito che le persone vanno educate ed aiutate a comprendere che la disabilità non è una malattia contagiosa da cui difendersi. È una condizione in cui chiunque ci si potrebbe ritrovare in un qualsiasi momento della vita e questo dovrebbe aiutare a comprendere meglio che le discriminazioni portano solo divisioni inutili.
Giusy Versace
Giusy Versace ha sfilato sul red carpet di Venezia con protesi abbinate al look!

Wonder Giusy è il titolo del tuo ultimo libro; una supereroina pronta a salvare chi è in difficoltà. Si parla tanto di barriere architettoniche e di poco supporto ai disabili e alle famiglie con disabili in casa. Tu che ne pensi? Come hai vissuto la società in cui viviamo passando da autosufficiente a disabile? Cosa diresti a chi in questo momento si trova in difficoltà e non riesce ad essere “wonder” come te?

Rispetto a quando ho avuto l’incidente,  nel 2005, l’approccio e l’attenzione verso chi vive con una disabilità è un po’ cambiato, per fortuna in meglio!
Va comunque detto che sul piano delle barriere architettoniche e culturali c’è ancora molto da fare! Ma io sono fiduciosa. WonderGiusy nasce dalla curiosità di un bambino e io credo molto in loro. Le nuove generazioni ci possono aiutare a buttare giù quei muri che ancora oggi sembrano indistruttibili. Aggiungo che io non sono poi così eccezionale. Anche io ho avuto i momenti bui, difficili. Ci ho creduto, ho lavorato,  non mollato, mi sono circondata di persone eccezionali che ci hanno creduto ancora più di me e prima di me. Ma se ce l’ho fatta io,  possono farcela tutti. Non è facile, ma nessuno ha mai detto che la vita è facile. E forse è proprio questo il bello della vita , no?!
Giusy Versace

Quali sono le prossime avventure che ti aspettano? Quali altri limiti ti senti ora pronta a superare?

Non guardo troppo lontano. A stento mi organizzo la settimana. Affronto sempre sfide nuove con l’obiettivo di fare qualcosa di buono anche per chi, in qualche  modo, vede in me un punto di riferimento. Questo è il principale motivo per cui ho accettato di prestare il mio volto anche alla politica. Ahimè non ho la bacchetta magica, ma credo fortemente in quello che faccio anche se non è facile e delle volte mi sento di nuotare contro corrente. Ma se nel mio piccolo posso contribuire a migliorare la vita di altri, riesco anche a dare un senso al mio incidente.
Lucrezia Vardanega