silvia romano
Fonte: notizieinteressanti

Le offese a Silvia Romano dimostrano che niente è andato bene

La vicenda di Silvia Romano si è rivelata un tetrafarmaco miracoloso. Una medicina giusta in grado di rinvigorire le voci assopite dei tanti detrattori dei social network, sedati dalla quarantena e dall’emergenza di una pandemia che prometteva di cambiarci. Un cambiamento che tristemente non si è concretizzato, considerando i conati di bile sputati e votati a demolire una giovane volontaria.

Silvia Romano è tornata a casa, al Casoretto, periferia est di Milano, dopo che lo Stato Italiano ha pagato 4 milioni di euro ai sequestratori. Una cifra ingente, che non è passata inosservata, ma annusata e seguitata dai segugi dello scandalo, rivendicata come propria da cittadini contribuenti, indignati di come il governo abbia preferito sperperare così tanti soldi, per riportare un’incauta ragazza alla propria famiglia. Soldi che avrebbero dovuto trovare altro investimento, infiltrarsi, per esempio, in bonus di carità per consolidare le misere tasche di cittadini indigenti, che non arrivano a fine mese a consumare i 30 giga del piano tariffario.

silvia romano
fonte: FB di Libero

A te, Silvia, dedico una lettera, che spero troverai il modo di leggere. Vorrei ti arrivasse un punto di vista differente dal tuo, un punto di vista che purtroppo rispecchia i pensieri di tante persone che non hanno compreso il tuo viaggio, il tuo lavoro, il tuo sacrificio di provare a rendere questo mondo un posticino migliore. Persone che ti addossano le colpe e le scelte diplomatiche dell’intelligence, persone che risolvono il tutto con un “doveva restare a casa e tutto questo non sarebbe successo”. Spero ti sia chiara la mia retorica e ricordo una frase, di tuo padre Enzo: “Penso che come lei ci siano tanti ragazzi che si danno da fare per il prossimo e che sono in prima linea per conquistare il mondo, per renderlo diverso e più giusto.”.

“Cara Silvia,

Ti sei laureata e avresti potuto andartene in giro a fare baldoria con i tuoi amici, intraprendere una carriera nella metropoli lombarda, diventare una borghese imbruttita, ma no. Tu no! Hai voluto donare la tua giovinezza al volontariato, ai bisognosi, a chi vive ogni giorno la tragedia di essere venuto al mondo nella parte sbagliata di questa terra, invece che preoccuparti dei nostri problemi italiani, della corruzione, dell’appropriazioni indebita, dell’ignoranza funzionale, dell’evasione fiscale e di quella mentalità tutta italiana votata alla furbizia di chi riesce a fregare il prossimo.
Sei partita, ma non per divertirti, non hai prenotato un volo low cost di piacere a Formentera, non a Mykonos e neppure a Sharm el Sheik, a lasciarti coccolare dalle onde del mare e a rendere più dorata la tua carnagione, inebriata dalla musica da spiaggia e dai giochi aperitivo di un lido di provincia. Sei partita per recarti in Africa, quel continente così vasto, così bello, ma così fottutamente problematico, che sempre, tante e troppe rogne conduce alle porte del nostro evolutissimo paese.
Avresti potuto dedicarti a qualche opera di carità del tuo paese e invece, hai deciso per un egocentrico desiderio di appagamento di dedicarti a bambini che non conoscono nulla, se non gli stenti e la morte. Sei caduta preda di un gioco retorico di chi dice che questi poveracci vanno aiutati a casa loro e tu, ingenua, ci hai creduto davvero. Sei partita per aiutarli davvero a casa loro. No Silvia, era solo un modo di dire. Non dovevi partire.
Fonte: fanpage
Sei stata rapita, sequestrata. Un po’ te lo sei meritato. Hai voluto trasformarti in un’eroina dei due mondi. Cosa credevi di diventare? Madre Teresa di Calcutta di noi altri? Sei stata rapita da un gruppo terroristico e noi quasi ce ne eravamo dimenticati. Per non mostrarci completamente disinteressati e senza cuore, avevamo anche appeso qualche striscione in tuo onore. Tu, però, eri lì, con loro, in mezzo a quei mostri, e hai avuto anche la sfacciata fortuna di ritornare. Hai sorriso, raccontandoci che non ti è stato fatto nulla. Dio mio che mostro che sei, ci hai sbattuto in faccia la tua serenità. Avresti fatto un figurone, se atterrata a Ciampino, in lacrime, avessi dichiarato di essere stata violentata, stuprata a turno da cinque, dieci persone, giorno dopo giorno, vittima di un gruppo di belve nere. Invece no, ancora una volta ci hai deluso, perché sei tornata illesa, senza nemmeno un moncone. Che ci importa dei traumi psicologici? C’è chi millanta e parla di sindrome di Stoccolma, ma a noi di tutta sta roba di psicoanalisi non ci frega una cippa, la usiamo solo per giustificare la nostra necessità di ubriacarci il sabato sera.
Silvia, c’è una cosa che su tutte è la più grave. Sei tornata convertita. Hai scelto di abbracciare la religione più orribile che possa esserci, la più ignobile, pregna di valori patriarcali, che sottomette la donna al volere dell’uomo, una religione che giustifica gli assassini in nome della fede e della conversione, che va in giro per il mondo, a tentare di costruire i proprio luoghi di culto per cambiare e sradicare le culture autoctone. Sembra quasi di descrivere la religione della Santa Romana Chiesa, invece, parliamo della religione islamica. Sapevi bene che tra tutte le religioni di questo mondo, noi italiani abbiamo grossi problemi con la religione di Maometto. E tu, Silvia, ammetti anche di esserti convertita volutamente. Ammettilo, ti stai prendendo gioco di noi.
fonte: ilformat
Ti meriti il nostro disprezzo, cara Silvia, ti meriti tutte le offese che il mondo del web riesce a sputarti addosso, tutte le calunnie, tutti gli auguri di morte e sofferenza. Dove non sono arrivati i tuoi impuri sequestratori, cara Silvia, arriveremo noi, utenti medi di Facebook, perché il tuo esempio ci infastidisce, il tuo esempio ci imbarazza e mostra la fragilità della nostra quotidiana vita. Del resto siamo anche appoggiati da uomini di lettere, direttori di giornali, opinionisti illustri e capi politici e se loro possono dire o avanzare ipotesi di complotto perché non dovremmo farlo noi, ora che siamo anche annoiati dalla routine in casa.
Ci accusano di essere beceri, islamofobici, misogini, ignoranti. La verità, cara Silvia, è che a noi di ciò che siamo non ci importa niente, ci basta poter esprimere i nostri piccoli pensieri su tutto, anche su ciò che non capiamo, è un modo che serve a sentirci vivi, superiori, è un modo per giustificare la nostra nullità, nascosti dall’anoninato dei nostri smartphone e dai nostri buongiornissimo.
Non abbiamo ancora capito se ti sei sposata o se sei incinta. Dovremmo osservare il silenzio su cose intime, ma il silenzio è dei saggi e noi non lo siamo mai stati. Addirittura ci sta iniziando a frullare per la testa l’idea che tu possa ripartire, vanificando gli sforzi diplomatici ed economici che noi abbiamo fatto per mezzo di un governo che non ci rappresenta. Ti rendi conto che se dovessi ripartire l’opinione pubblica ti massacrerà? Ti rendi conto che ci avrai fregato, perché il tuo scopo è quello di ricongiungerti con i tuoi miscredenti musulmani, portandone altri qui, tra le nostre strade? Se partirai ti augureremo le peggiori cose, oltre quelle già a te augurate.”
Benito Dell'Aquila