La vera storia di Franco Percoco: autore del primo omicidio familiare noto nel 900

Nel 1956, Bari fu teatro di un delitto che segnò profondamente la memoria collettiva della città e divenne il primo omicidio familiare noto del Novecento italiano. Franco Percoco, un giovane di soli ventisei anni, commise un crimine atroce che trasformò la sua vita e quella della sua famiglia in un incubo.

La Famiglia Percoco

Franco nacque nel 1930 in una famiglia che, nonostante le apparenze di normalità e rispetto, nascondeva una complessità emotiva profonda. I suoi genitori, Vincenzo ed Eresvida, erano una coppia semplice e laboriosa, con elevate aspettative per il loro figlio. Tuttavia, le pressioni e le difficoltà della vita quotidiana si intrecciarono con la crescita di Franco, un ragazzo dotato di intelligenza ma afflitto da un’inquietudine che lo portò a una vita di insoddisfazione e indolenza.

Franco soffriva di frequenti mal di testa e crisi nervose, elementi che contribuivano a farlo percepire come un fallito agli occhi della sua famiglia. Con un fratello maggiore che si trovava in carcere e un fratello minore, Giulio, affetto da sindrome di Down, le tensioni familiari aumentarono, portando a una crescente alienazione di Franco.

L’Atto di Violenza

Nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1956, dopo un ennesimo fallimento accademico e sotto l’influsso dell’alcol, Franco esplose in un raptus di violenza. Armato di un coltello, entrò nella camera da letto dei genitori e assassinò la madre con sette coltellate, poi attaccò il padre e infine il fratello Giulio, infliggendo rispettivamente tredici e trentotto colpi.

Dopo la mattanza, Franco tentò di nascondere i corpi in modo macabro, ripulendo la scena del crimine e continuando la sua vita come se nulla fosse. Nei giorni successivi, visse in casa con i cadaveri, cercando di mascherare l’orrore con deodoranti e festeggiamenti, fino a quando i vicini iniziarono a insospettirsi.

La Scoperta e l’Impatto sulla Comunità

Il 9 giugno 1956, Franco fu arrestato a Ischia, ma la notizia del delitto si era già diffusa, creando un clima di terrore tra i cittadini di Bari. L’orrore della vicenda portò alla nascita della “percocofobia”, con la gente che evitava di uscire e bambini che non andavano più a scuola. Le copie del giornale locale che riportavano la notizia furono sequestrate, e i giornalisti furono condannati per aver alimentato il panico.

Il Processo e la Condanna

Franco fu processato e condannato all’ergastolo, una pena poi commutata a trent’anni. Dopo aver scontato circa venti anni in carcere, fu rilasciato nel 1977. Trasferitosi a Napoli e poi a Torino, visse una vita apparentemente normale, sposandosi e lavorando come impiegato, ma il peso del suo passato non lo abbandonò mai completamente.

La Legacy di un Delitto Inquietante

La casa dei Percoco, situata in via Celentano, non fu mai più abitata e fu infine abbattuta. La storia di Franco Percoco rimane un monito sulle complessità delle dinamiche familiari e sulle fragilità umane. Ancora oggi, il suo nome evoca la memoria di un delitto che ha lasciato un segno indelebile nella coscienza collettiva di Bari e dell’Italia intera, segnando l’inizio di un nuovo capitolo nel racconto delle tragedie familiari.

redazione