Come appare il cervello sotto LSD?

E’ una delle più potenti sostanze allucinogene conosciuta e venne sintetizzata per la prima volta nel 1938 da Albert Hofmann a Basilea basandosi sull’acido lisergico, derivato da un fungo parassita della segale, causa della famosa “segale cornuta“. Stiamo parlando della LSD, nata come farmaco ed i cui effetti psichedelici non vennero scoperti prima del 1943 quando Hofmann, dopo aver respirato i fumi generati da una goccia che gli cadde sulla mano, iniziò ad avere delle allucinazioni.

Dopo la messa al bando della LSD negli anni ’60 del secolo scorso, gli scienziati hanno cercato di occuparsi degli effetti che le droghe hanno sul cervello, non senza difficoltà. Negli ultimi anni, le nuove tecnologie hanno consentito ai ricercatori di ottenere nuove immagini delle aree cerebrali influenzate da LSD: per la prima volta si è giunti ad una mappatura completa del cervello sotto effetto della LSD che potrebbe contribuire alla scoperta di nuovi trattamenti per alcune malattie mentali e per la dipendenza da droghe.
La ricerca è davvero sorprendente per la sua sola natura: non è mai stato facile realizzare esperimenti del genere in quanto è risaputo che la LSD non ha alcun effetto terapeutico e quindi non si possono concedere delle licenze necessarie per compiere ricerche in questo campo. Per di più, è difficile anche reperire le sostanze da studiare: non basta scendere dal pusher sotto casa! Esse devono essere prodotte in modo funzionale alla ricerca in laboratorio e i costi per farlo non sono affatto indifferenti!

La ricerca è stata portata avanti da un team di ricercatori dell’Imperial Collage di Londra ed è stata pubblicata sul PNAS (Proceeding of the Natural Academy of Science, la rivista statunitense, una sorta di gazzettino ufficiale, dell’accademia delle scienze USA). Dalla mappatura è emerso un dato davvero importante riguardo alla comprensione della coscienza e, soprattutto, è stato osservato come le droghe psichedeliche possano rivelarsi, nonostante l’opinione comune, strumenti terapeutici per malattie mentali come le depressioni e le dipendenze stesse.

I volontari candidati per l’esperimento avevano avuto già esperienze con sostanze psichedeliche. La scelta di tali soggetti ha permesso loro di sopportare stati fisici e mentali di ansia sotto l’azione dell’acido. I ricercatori hanno dunque somministrato ai 20 volontari dell’esperimento una dose di 75 microgrammi di LSD e hanno osservato la reazione del loro cervello attraverso risonanza magnetica. Allo stesso tempo, i pazienti sono stati interrogati sulle loro sensazioni: la confessione dei volontari avrebbe trovato un riscontro fedele nella risonanza. Infatti, ogni area del cervello è adibita al controllo di una particolare emozione o funzione corporea, esiste un’area che controlla il linguaggio, una per la paura e, pensate, perfino quella per riconoscere i volti!

I risultati sono stati sorprendenti: si è scoperto che le sostanze allucinogene sono in grado di rivelare aspetti della coscienza esclusi dalle normali attività cerebrali. E’ inoltre emerso che sotto l’effetto sostanze psicotrope il cervello tende a non ragionare “per compartimenti stagni” ma in maniera “più unificata”, più libera, più disordinata, insomma “entropica“, garantendo una maggiore interconnessione fra le diverse aree. Dai dati ottenuti dalla ricerca sembra, dunque, che l’integrità delle reti neurali venga intaccata a favore di una più ampia conoscenza di sè alla luce della “disintegrazione dell’ego” come lo conosciamo noi.

Come si spiegano invece le allucinazioni? Proprio grazie alle interconnessioni! I ricercatori hanno posto l’attenzione sulla notevole affluenza di sangue nella corteccia visiva. Un maggior afflusso corrisponde ad una maggiore attività, quella particolare zona ha bisogno di più ossigeno, trasportato dal sangue, per lavorare di più. Come si vede nella figura soprastante, la parte più stimolata del cervello è quella posteriore: è lì che risiede la corteccia visiva che, sotto LSD, non solo risulta essere di gran lunga stimolata rispetto alle altre aree, ma anche messa in comunicazione diretta con il resto del cervello.

Rimane comunque il dubbio che i dati della ricerca possano essere stati compromessi dal fatto che tutti i 20 volontari abbiano già avuto esperienze di tossicodipendenza: cosa sarebbe successo a chi non ha mai fatto uso di droghe? Chi potrebbe garantire la totale sicurezza anche con una quantità minima senza overdose alcuna?
Nonostante i dati incoraggianti, l’uso di questa droga a scopo terapeutico o anche solo scientifico rimane un tabù. LSD, infatti, viene classificata dal Controlled Substances Act degli States come “droga ad alto potenziale di abuso” (Schedule I) e non è un caso che Amanda Feilding, una ricercatrice che ha partecipato a questo progetto, voglia abbassare il grado di pericolosità della LSD a Schedule II, in modo da poterla utilizzare per lo meno a fini scientifici

L’ equipe di ricercatori ha paragonato questa scoperta alla stregua del bosone di Higgs per la fisica. “Non abbiamo voluto compromettere la nostra carriera accademica – ha affermato David Nutt, co-direttore della ricerca – perché crediamo di aver scoperto aspetti interessanti. Ora non ci sono davvero più scuse per interrompere la ricerca su questo frangente”.