La depressione tra le stelle dello sport

La depressione, quando si presenta a personaggi privilegiati, come possono essere considerate le stelle dello sport, viene spesso sminuita. “Come può essere depresso, con quello stipendio?”. Siamo soliti inoltre considerarla anziché una vera malattia, una semplice forma di debolezza, almeno fino a quando non ci si trova ad affrontarla in prima persona. Tuttavia, la depressione è una questione seria e difficile da affrontare, e negli ultimi anni anche i fenomeni dello sport mondiale, visti come una sorta di supereroi, hanno dovuto affrontarla.

I casi più noti sono quelli del portiere tedesco Robert Enke, che si buttò sotto un treno a 32 anni dopo 6 anni di sofferenza; il mezzofondista britannico Andy Baddeley, il quale raccontò che gli venisse più facile fare le ripetute sui 3000 metri piuttosto che alzarsi la mattina dal letto; Federica Pellegrini, che dopo anni passati a dominare le piscine di tutto il mondo ad un certo punto non riusciva più a stare in acqua senza farsi prendere dal panico. La lista è lunga e si possono aggiungere il portiere della Juventus Gianluigi Buffon, l’ex centrocampista del Barcellona Andres Iniesta, fino ai più recenti Kevin Love, stella dell’NBA e dei Cleveland Cavaliers e Josip Ilicic, fantasista dell’Atalanta.

Kevin Love ammette la presenza della depressione nello sport

Proprio Kevin Love aveva, in un certo senso, aperto la strada con una lunga intervista a Player’s Tribune, confessando la sua situazione e sfatando quello che fino ad allora era visto come un taboo. Gli sportivi sono invincibili e non possono mostrare debolezze. Nulla di più sbagliato, e prima la depressione viene identificata e affrontata, senza timori e senza paura di essere giudicati (soprattutto per personaggi che vivono sotto i riflettori h24), prima la situazione di chi ne soffre può migliorare.

Kevin Love con la maglia dei Cavs [Forbes]

“Questo tipo di problemi dovrebbero essere tutelati in NBA, invece tanti giocatori hanno paura di spiegare per quale motivo in alcune situazioni rendono meno in campo. Contro gli Atlanta Hawks tutti pensarono che io volessi abbandonare la squadra, in pochi capirono il serio problema che stavo per affrontare. Il nostro trainer mi trovò svenuto a terra e riuscì a risollevarmi. Mi sento il cuore che usciva dal petto e non sapevo cosa mi stesse accadendo. Inizialmente pensavo fosse addirittura un infarto.” [K. Love]

Josip Ilicic e la depressione

L’ultimo caso che ha fatto tornare a galla l’argomento è quello di Josip Ilicic, autore fino al lock-down della sua miglior stagione in carriera, raggiungendo il suo apice agli ottavi di Champions League contro il Valencia. Dopo il lock-down il fenomeno sloveno è praticamente sparito. All’inizio giravano solo indiscrezioni ma poi è venuto fuori il vero motivo dell’assenza: la depressione. Ilicic nonostante l’ottima carriera da calciatore, non ha mai avuto una vita facile. Un’infanzia segnata dalla guerra, l’assassinio del padre a soli 7 mesi, la morte del compagno di squadra Davide Astori, e questo stato depressivo che andava e veniva. Il lock-down e le bare trasportate sui camion militari a Bergamo, hanno rievocato in Josip le sofferenze del passato nella sua Slovenia, e di nuovo quell’incubo chiamato depressione è tornato a farsi vivo.

Ilicic dopo gli Ottavi di Champions contro il Valencia [Photo by Valerio Pennicino/Getty Images]

Una volta acclarata la presenza della depressione tra le stelle dello sport mondiale, l’augurio per chi ne soffre, è di riuscire ad affrontarla e risolverla, senza arrivare ad azioni esasperate come quella di Robert Enke. Il percorso però deve passare per la conoscenza e la consapevolezza del problema, senza pregiudizi ed etichette, poiché nessuno sa a pieno cosa si nasconde nel passato e nel presente di ognuno di noi.