Classe 1990, Salvatore nasce in Sicilia, a Caltagirone e dalla sua terra impara presto l’arte del viaggio. Terminati gli studi scolastici, si trasferisce a Bologna, dove si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza, laureandosi in legge nel 2016 e diventando avvocato nel 2020.
La città di Bologna, incontrovertibile meltig pot di culture, gli permette di frequentare gli orizzonti culturali che da sempre lo avevano ispirato; osservatore curioso ed attento coltiva anche nei numerosi viaggi il contatto autentico con l’altro, il bisogno appassionato di conoscenza e lo scatto fotografico come espressione permeabile della diversità: inesauribile foce di ricchezza artistica.
La sua fotografia porta con sé intersezioni culturali interiori, contaminazioni geografiche intime prima che ritratte nella resa fotografica e da questa condizione personale si muove la ricerca del particolare che compone l’intero. Lo incontriamo oggi in occasione del Catania Book Festival dove espone la sua personale Oltre alla Galleria d’Arte Moderna di Catania.
Contraddizioni umane, urbane, paesaggistiche nelle tue fotografie. Come nasce Oltre?
Oltre nasce per caso, anche grazie alla preziosissima collaborazione instauratasi con la mia curatrice (Federica Alba Di Raimondo). Oltre altro non è – scusando il gioco di parole- che un diario di viaggio, un diario all’interno del quale ho voluto “scrivere” e descrivere la fatica, l’alienazione e lo stupore che un viaggio porta con sé. All’interno di Oltre trovano spazio molti dei momenti e dei soggetti che hanno saputo muovere la mia curiosità; sono molto legato a questa collezione e spero che le foto che la compongono possano trasmettere a chi le osserva sensazioni ed emozioni dai toni intensi.
Le tue fotografie sono talmente nitide che sembrano mettere a nudo l’anima delle figure che ritrai. Quale pensiero si nasconde dietro questi nudi scatti?
Intanto grazie per il complimento; a dire il vero non sono mai andato alla ricerca dello scatto perfetto, dello scatto ponderato, ho sempre cercato di immortalare tutto ciò che riusciva a far vibrare le corde della mia anima, osservando sempre tutto ciò che mi circondava con molta curiosità, una curiosità quasi infantile. Credo che il segreto, se di segreto si può parlare, risieda nell’empatia, sia nei confronti della natura, per quanto riguarda i paesaggi, che nei confronti della gente. Ho sempre immaginato la storia dietro alle persone che fotografavo, le ho sempre sentite un po’ mie, amiche o conoscenti, e d’altronde, citando la fotografa Dorothea Lange: “Se fotografi uno sconosciuto, nell’istante stesso in cui fai scattare l’otturatore, quella persona smette di esserti estranea, perché la porterai sempre con te. “
Volti segnati dal tempo e giovani che nonostante l’età sembra portino negli occhi la fatica della vita. Qual è il luogo che più ti è rimasto nel cuore?
Beh, questa è una domanda molto difficile, tutti i luoghi sono importanti per me, tutti hanno un significato unico ed irripetibile. Ad ogni modo, se proprio devo sceglierne uno, senza dubbio la scelta ricade sul deserto del Sahara ed in particolare sulla duna di Sif Es Souane, la più alta del deserto tunisino, posta al confine con l’Algeria.
Sono molto legato a quel viaggio ed a quel luogo; lì incontrammo diverse tribù nomadi durante la transumanza e lì scattai la foto a cui sono più legato in assoluto finora.
Cosa ricerchi quando scatti una fotografia?
In realtà non cerco nulla in particolare, credo che se dovessi cercare qualcosa, quel qualcosa perderebbe la poesia dell’attimo. Possiamo dire che provo con pazienza, guardandomi intorno, fino a trovare quel dettaglio, quella scena, che sappia spingermi da dentro. Fotografare è un po’ come andare a pesca…: devi solo aspettare, non sai quale “pesce” abboccherà. Posso dirti che quando faccio fotocerco di star bene, vado alla ricerca di quella sensazione che possa farmi sentire bene ed in contatto col mondo che mi circonda.
La tua personale al Catania Book Festival arriva dopo un percorso di studi e di scoperta a Bologna. Quali differenze hai notato e cosa ti ha attratto di questa città?
Innanzitutto, visto che parliamo del Book Festival, vorrei ringraziare i ragazzi dell’organizzazione per avermi dato la possibilità di proporre al pubblico di Catania la mia fotografia, vedere quanta energia mettono in quello che fanno è veramente un piacere ed uno stimolo per noi ragazzi del Sud. Tornando a noi, Bologna rappresenta senza dubbio molto per me, lì ho lasciato metà del mio cuore. Bologna è una mescolanza di tante culture, tanti modi di vivere e pensare, tutti racchiusi dentro le sue rosse mura; ogni cosa è particolare, dagli anziani che ricordano le lotte partigiane ai giovani dell’università, ognuno può insegnarti una sfumatura di senso di questa esistenza, diciamo che a Bologna c’è molto da imparare (risata). Bologna è anche un luogo che fa sentire chiunque a proprio agio, ti ascolta. In questa città ho esordito con la mia primissima mostra, esperienza che mi è servita per trovare il coraggio di proporre la mia fotografia anche nella mia città natale (Caltagirone), nell’ambiziosa cornice del MuseoDiocesano, tra tele e quadri del ‘700. Credo che senza l’esperienza bolognese non sarei la stessa persona.
Uno spettatore curioso mentre scorre le fotografie di questa mostra quale canzone consiglieresti di mettere nelle cuffie?
Prima abbiamo parlato di empatia, spero che chi guardi le mie foto possa sentirsi a proprio agio, in viaggio, con me. Trasmettere un’emozione è una cosa meravigliosa e chi o cosa meglio della musica può farlo?! Apprezzo molto la tua domanda e fermo restando che ognuno sceglie le sue canzoni, come ognuno vede all’interno di una foto
Quali progetti hai in cantiere?
Anche se il periodo storico che ahimè stiamo vivendo non si presta molto alla progettualità, vorrei visitare e raccontare attraverso la fotografia tre paesi molto diversi tra loro: il Sud della Francia, le isole Faroe e la Georgia. Incrociamo le dita e speriamo di poter partire al più presto!
Grazie mille!