Foto di Maurizio Smorta

Intervista ai Castigamatt: “con la nostra musica esploriamo culture lontane”

Avete mai sentito parlare di medieval e pagan folk? Se sì, dovete assolutamente leggere questa intervista. Se no, dovete leggerla comunque per scoprire un genere di nicchia ma parecchio affascinante. Per spiegarvi di che cosa stiamo parlando abbiamo fatto una chiacchierata con i Castigamatt, duo pagan folk brianzolo di recentissima formazione. Daniele Zini (Dan) e Tommaso Agrati (Tom) sono le due menti che stanno dietro a questo progetto, ma vogliamo che siano loro a spiegarvi chi siano. Non perdiamo altro tempo, dunque: ecco la nostra intervista ai Castigamatt!

Innanzitutto parlateci un po’ di voi. Come e quando è nato il duo Castigamatt?

Io e Daniele ci siamo conosciuti ad un campus musicale nel 2016, come allievi rispettivamente di clarinetto e corno, al termine del quale siamo rimasti in contatto social. Successivamente, entrambi proseguiamo i nostri studi musicali: Daniele diventa un ottimo polistrumentista, mentre io decido di affiancare al clarinetto lo studio della cornamusa medievale. Così, nell’estate 2020, decidiamo di provare a formare un piccolo gruppo medieval/pagan folk e nascono dunque i Castigamatt. (TOM)

Foto di Luana Abruzzese

Il vostro è un genere parecchio interessante ma forse poco conosciuto in Italia. Come potreste spiegare la vostra musica a un neofita?

In realtà non abbiamo un genere ben preciso, ma spaziamo tra il medieval e il pagan folk; il modo migliore per capire queste due frange della musica folk è ascoltarle, partendo dai gruppi più famosi e che hanno sicuramente influito nella nostra formazione musicale; tra gli altri cito i Corvus Corax, Omnia, Teufelstanz ma anche i nostri connazionali Daridel. In generale, il medieval folk si rifà a brani tradizionali dell’epoca medievale rivisitati e riadattati, talvolta cambiandone la tonalità per far sì che abbiano un taglio più “aggressivo”; il paganfolk invece ha come ispirazione la natura, oltre che le tradizioni e le usanze celtiche: è davvero molto difficile spiegare a parole di cosa si tratti, e in questi casi è meglio lasciare spazio all’ascolto dei brani (TOM)

Anche gli strumenti che utilizzate non sono quelli “convenzionali”. Ci spiegate in breve quali sono e come vi siete avvicinati ad essi? Avete studiato da autodidatta per imparare a suonarli?

Affidandoci a diverse tradizioni musicali e al nostro gusto personale, siamo sempre alla ricerca di nuovi strumenti da poter studiare e inserire nel progetto in modo da poter proporre qualcosa di sempre vario. Di fatto, quello che ci ha spinto ad approcciare questi strumenti è la forte passione che abbiamo. Lo studio, poi, viene da sé; siamo entrambi musicisti con alle spalle una diversa esperienza musicale, sia su repertori classici e antichi che moderni e contemporanei. Siamo partiti utilizzando solamente la cornamusa medievale di Tom accompagnandola da me con delle percussioni da parata.

Essendo poi entrambi molto appassionati di questo mondo, non solo musicale, abbiamo da subito adoperato flauti di tradizione irlandese e ocarine della nostra tradizione italiana. Inoltre, utilizziamo strumenti tribali come il didgeridoo e diversi strumenti a corda, come il Bouzouki irlandese e la lira, e archi medievali come la viella e la ribeca. Esplorare e condividere le influenze culturali, strumentali e musicali è alla base del nostro progetto e a mio parere uno dei punti di forza. (Dan)

Logo di Mattia Frumento

Vi cimentate anche nella scrittura di inediti. Come nasce un brano dei Castigamatt?

Ultimamente ci stiamo concentrando molto sulla composizione di nostri brani che potrete sentire prossimamente dal vivo o sulle nostre piattaforme. In questo tipo di lavoro, la prima cosa che facciamo è affidarci alla tradizione. I repertori che studiamo, infatti, vengono dalla tradizione popolare europea, dal mondo della world music e dal repertorio medievale e antico.

Da qui prendiamo ispirazione sia per la composizione che per la forma, a cui bisogna dare molta attenzione. Melodia, armonia e ritmo in questi generi segue una tradizione ben precisa, le nostre composizioni devono in un certo senso entrare in queste tradizioni e il rischio di andare fuori stile c’è sempre. Poi, una volta considerati questi accorgimenti, l’innovazione diventa fondamentale, in modo da arrivare a proporre qualcosa di nuovo e intrigante, che appassioni un pubblico moderno e magari non abituato a questo tipo di musica. (Dan)

Avete qualche modello musicale a cui vi ispirate per i vostri lavori?

Qualcosa avevamo già accennato prima: sicuramente gruppi conosciuti a livello europeo o mondiale, come possono essere Corvus Corax, Omnia, Teufelstanz, Daridel; non dimentichiamo, inoltre, Wardruna (e in particolare Einar Selvik) e Danheim che, pur suonando strumenti diversi dai nostri, stanno influendo in modo significativo nel nostro sviluppo personale e musicale. (TOM)

Quali sono i vostri progetti per l’immediato (e non) futuro?

Attualmente stiamo lavorando a diversi repertori e formazioni per i nostri concerti(sempre in duo, con collaborazioni di altri artisti); l’obiettivo è proporre innanzitutto un progetto “live” vario principalmente basato su due versioni: una che definiamo “itinerante”, ovvero prettamente cornamusa e percussioni, e una versione più acustica e raccolta, che include tutti gli altri strumenti. Abbiamo avuto già modo di confrontarci con artisti fantastici come i Daridel e i Furor Gallico (di cui abbiamo avuto l’onore di aprire un concerto) che ci hanno dato consigli preziosi; abbiamo avuto anche la fortuna di collaborare con Warg, con cui abbiamo registrato il nostro primo breve brano; di sicuro un obiettivo è quello di accrescere il numero queste collaborazioni. Nel frattempo, lavoriamo costantemente in studio ai nostri brani e stiamo pensando nel breve futuro di pubblicare qualcosa, sbarcando magari anche su Spotify, iTunes e le altre piattaforme. Ma non vogliamo rovinarvi la sorpresa… (Dan)

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Marco Nuzzo