Intervista ad Erica Mou: le emozioni di un’artista che vuole affermare la sua indipendenza

Sono ormai lontani gli anni della ragazza ventunenne che si è esibita sul palco dell’Ariston con “Nella vasca da bagno del tempo”. Oggi Erica Mou è una cantautrice elegante, apprezzata nel panorama musicale italiano per la sua voce riconoscibile e non convenzionale, per il suo modo dolce, mai aggressivo, ed intenso di fare musica.  Una carriera costellata di successi e di collaborazioni importanti, culminata di recente nel suo ultimo album “Bandiera sulla Luna”. Incuriositi e presi dal suo talento nello scrivere la musica, l’abbiamo raggiunta telefonicamente per intervistarla.

Tra una posizione da inserire nel telefono per andare ad un appuntamento e le nostre domande, Erica Mou ci ha raccontato chi è oggi ed anche qualche aneddoto. Ecco a voi cosa ne è venuto fuori, risate comprese.

Da “Nella vasca da bagno del tempo” sono passati tanti anni. Chi è oggi Erica Mou? In cosa è cambiata e cosa ancora conservi della giovane ragazza che ha partecipato a Sanremo?

Ciò che non conservo è proprio l’età. A parte quella anagrafica, c’è un cambio nella mia vita di maturità soprattutto quando si cresce in questi anni. Quando sono andata a Sanremo avevo ventuno anni. Oggi ne ho quasi ventotto e chiaramente mi sento una donna; prima ero molto più incosciente e magari era forse il modo per affrontare quel tipo di palco. Tra le cose che invece conservo c’è l’amore per questo lavoro e per la musica che sicuramente subisce molte minacce quando lo fai per molti anni, però resta forte dentro.

In un periodo in cui sembra si possa fare carriera nel mondo della musica solo grazie alla TV, tu sei l’esempio che quando il talento c’è si riesce ad emergere ugualmente senza bisogno di vetrine. A tale proposito, cosa pensi dei talent? Faresti mai il giudice in un programma televisivo?

Questa è la prima volta che mi fanno questa domanda perché di solito mi chiedono se farei la concorrente e dico di no perché ormai il mio percorso è andato in un’altra direzione senza bisogno di un talent quindi non tornerei indietro. La questione del giudice è molto più complicata. Penso che fare un’esperienza del genere non fa parte del percorso musicale. Fa parte di un altro tipo di percorso parallelo alla musica e che riguarda lo spettacolo e bisogna viverselo così. È inutile dire che fa parte del nostro percorso artistico perché non c’entra nulla con la ricerca del suono e della musica. È una delle possibilità di questo mestiere che offre tante cose parallele: per il cinema, per il teatro e per la tv e questi sono i talent, non la musica.

 Il panorama musicale italiano è molto vario e comprende una grande quantità di generi e prodotti musicali. In uno scenario così, quanto è difficile essere una cantautrice e comunicare il proprio messaggio?

Forse ho una percezione un po’ distorta ma credo che la mia musica non sia facilmente racchiudibile in uno di questi generi che magari vanno anche di moda. Non mi sento indie, né mainstream come vuol dire oggi. Non è una scelta perché è un modo di essere. Non strizzare l’occhio a nessuno di questi generi è molto più complesso. L’ascoltatore – come io stessa da ascoltatrice – vuole essere un po’ rasserenato dalla scatola prima di andare a vedere il contenuto. Il mio è un tragitto più lento: è l’unico che io conosca. L’unica cosa che conta è essere coerenti con quello che si è nella musica perché ciò di cui abbiamo bisogno noi che la facciamo e chi la riceve è di emozionarsi e ciò è possibile se tu sei quello che sei. Magari il mio è un pubblico minore a livello numerico, io sono felicissima perché poi quando li conosco sono persone che mi somigliano ed è bellissimo ritrovarsi con gli altri. Esiste questo tipo di pubblico. Io sono per tutti, poi chi mi vuole seguire mi segue.

Parliamo di “Bandiera sulla Luna”, il tuo nuovo album. È un tuffo al cuore delicato ed emotivamente profondo. Suggerisce l’idea che hai trovato dei punti fermi nella tua vita e nel tuo percorso musicale. Siamo indiscreti se ti chiediamo quali?

 (risata) Più che altro io mi sto chiedendo se sono fermi questi punti! Quando sei dentro ad un album ci sei veramente. In “Bandiera sulla Luna” forse come non mai ero concentrata totalmente: due anni in cui ho curato giorno e notte solo questo disco. Quindi c’ero davvero ed avevo dei punti fermi come l’aver tirato una parte di me che non avevo ancora tirato fuori che è questa parte più matura, più donna, più femminile anche. Penso che quando cominci una carriera e sei una donna – forse un po’ in tutti i campi – la cosa che ti interessa di più è affermarti e dire “io esisto, io ci sono” perché sappiamo quanto sia difficile. Mi ero detta per questo disco di essere più permeabile possibile, di sentire le cose anche col rischio di metterci più tempo o di avere dei dubbi. “Bandiera sulla luna” è un disco sulla ricerca della sensibilità anche nei momenti in cui è più leggero, più ironico, forse un po’ più libero di tante altre cose. Adesso la Luna è lontana dalla Terra, ma nell’economia dell’universo è vicinissima. Ci sono tantissime altre cose ancora da scoprire e le voglio rimettere in discussione.

Il nuovo singolo estratto da “Bandiera sulla Luna” si intitola “Roma era vuota”. Il video ufficiale ha la regia di Paolo Briguglia ed il protagonista maschile è un orso. Ci racconti come è nata l’idea del video e, soprattutto, quella dell’orso?

Paolo Briguglia è un attore straordinario ed ho l’onore che è anche mio amico. Noi ci siamo conosciuti sul set di un altro videoclip anni fa e siamo rimasti molto amici perché ci frequentiamo. Sapendo che lui ha questa propensione per il cinema sia come attore sia come regista, l’ho chiamato e gli ho chiesto di farsi venire un’idea. Abbiamo scritto tantissimi script di questo video fino a quando non siamo arrivati all’orso. L’orso ha un doppio significato: da una parte è il nostro piccolo sostegno alla campagna di Greenpeace contro l’estinzione dell’orso polare (il costume del video è quello di Greenpeace di questa campagna) e dall’altra parte volevamo rappresentare un amore altro, un amore diverso, un amore in cui le diversità vengono a galla per forza di cose. Ti racconto un segreto: non dovevo essere io la protagonista che va in giro con l’orso nel video. Avevamo selezionato un’altra persona però è successo che ha nevicato il 26 febbraio 2018. Il video dovevamo girarlo dopo però, avendo il costume dell’orso e la neve, Paolo mi ha svegliata alle sette del mattino e ha detto “Muoviti muoviti muoviti perché la neve e l’orso non ti capiterà mai più”. Quindi abbiamo improvvisato tutta la parte presente nel video in VHS e poi abbiamo girato le parti di playback.

Oltre ad essere impegnata con il tuo nuovo album, hai collaborato con Zibba e Domenico Imperato per la realizzazione dei loro ultimi lavori. Come è stato lavorare con loro? Ci sono in cantiere altre collaborazioni che puoi svelarci?

Con Domenico è stata una cosa molto bella anche se tradizionale. Lui mi ha mandato un suo brano, mi ha chiesto di cantarlo con lui. Il brano “Al matrimonio di due nostri amici” a me piace moltissimo quindi, nonostante non conoscessi Domenico, ho trovato bello il brano ed è stato un piacere dare un piccolo contributo al suo lavoro.

Con Zibba, invece, c’è un’amicizia radicata nel tempo tanto che io solo per lui e per la prima volta nella vita ho dato una canzone mia. “Quando abbiamo smesso” è una cosa che io ho scritto e che ho dato a Zibba che generosamente a sua volta mi ha chiesto di cantare insieme. È stata una cosa nuova per me sentire un’artista cantare le mie parole, soprattutto che sia stato lui a cantare una canzone scritta da me per ribaltare l’idea che una donna scrive canzoni solo per le donne. Sono molto fiera di entrambe le collaborazioni.

Per il futuro, come ti dicevo, più cresci e più vuoi affermare non la tua solitudine ma la tua indipendenza. Adesso ho una grandissima voglia di collaborare con gli altri e di aprirmi a cose nuove e di scrivere con altri artisti. È una delle mie priorità dopo la fine del Tour di Bandiera sulla Luna.

Sei in tour per l’Italia da mesi ed il pubblico è caloroso ed emozionato nel sentirti cantare. C’è un aneddoto di un concerto che conservi come un momento di felicità indelebile che ti va di condividere con noi?

Ce ne sono tantissimi. Ogni concerto ha il suo momento emozionante. Quando ho suonato a Roma, il bis con me l’ha fatto Checco Zalone. È stato un momento pazzesco. Era venuto a vedere il concerto. Noi ci conosciamo, siamo amici. Lui è anche un bravissimo musicista ed un bravissimo pianista. Gli ho chiesto se voleva suonare un bis con me. Prima ha detto non lo so e poi al bis è salito. Su sua proposta abbiamo cantato “Estate” di Bruno Martino ed il concerto è finito così.

Pensando alla tua carriera e anche al futuro: come immagini Enrica Mou tra 10 anni?

(mmm..Mah…Boh..) Non lo so. Posso dirti come mi vorrei. Mi vorrei emancipata da tanti pensieri che hanno più a che fare con i risultati che con le soddisfazioni. Questo è un ingombro da togliersi pesantissimo quando fai questo lavoro. Noto che ogni volta che lasci andare quell’ambizione che non è volta a migliorarsi ma solo volta a collezionare roba, allora inizi davvero a fare le cose belle. Quindi spero di alleggerirmi sempre di più da tutto questo. Poi vorrei viaggiare molto di più e provare a collaborare con artisti stranieri o cercare sonorità anche lontane.

Sandy Sciuto