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Intervista a L’Ultima Fila, “Un mare alla volta” è il loro album d’esordio

Un Mare Alla Volta è l’album d’esordio de L’Ultima Fila, già disponibile su tutte le piattaforme digitali, con distribuzione Artist First.

Il singolo che ha anticipato l’uscita dell’intero album, Mal di Mare, ci aveva anticipato tutta l’intimità di un album complesso. La band romana è riuscita a imprimere sonorità tipiche della canzone italiana su di uno sfondo musicale fatto di ricerca. A governare l’andamento dell’album è proprio la sperimentazione musicali, sonorità potenti e particolarmente evocative che accompagnano testi studiati e dalla forte intensità. Il risultato è un mix che spazia dall’indie-folk d’oltreoceano alle atmosfere post-rock nord europee, dalle distorsioni al limite e l’elettronica ai pianoforti acustici.

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Copertina Un Mare alla Volta – L’Ultima Fila

Sono nove le tracce che compongono un disco carico di sentimenti straripanti. Serenità, quiete, paura, agitazione, la voglia di spegnere l’interruttore e ricominciare. Immersi in una miscela di stati d’animo, burrascosi e pervasivi, quello che ci tiene in piedi è la costante e inesauribile voglia di comprendere chi siamo veramente.

“Nove tracce di mare dentro al cuore e tutto intorno. 

Dall’introspezione allo sguardo più ampio sulle persone, in una società che a volte ci si trova a vivere, altre volte, invece, a subire.”

Il disco de L’Ultima Fila è stato interamente registrato al Cubo Rosso, con la preziosa collaborazione di Igor Pardini che ne ha curato, assieme al quartetto, la produzione.

Un Mare alla volta, come nasce?

“Un mare alla volta” nasce come esigenza e promemoria: siamo spesso travolti da tsunami emotivi, produttivi, evolutivi che ci spostano gli equilibri… è difficile ricalibrare tutto insieme, quindi abbiamo deciso di scriverlo (e proviamo a farlo), un argomento per volta. Quasi come un bisogno di ordine nel caos.

Le tematiche appaiono fortemente impegnate, con testi corposi. E’ una scelta importante… Vi rivolgete a un pubblico specifico?

È una scelta, ma non avevamo altra scelta. Siamo cresciuti ascoltando musica che smuove le cose. Oggi ascoltiamo tantissima musica e non solo quella che è mero intrattenimento… ci viene naturale parlare di qualcosa nelle canzoni.
Scherziamo su tutto, nella vita, ma le canzoni per noi sono importanti. Ci rivolgiamo a tutti, ci mancherebbe.

La ricerca musicale si avverte prepotente. Le atmosfere ricreate sono particolarmente… “evocative”. Avete trovato un vostro indirizzo?

Grazie per l’osservazione, sul sound abbiamo lavorato molto, scontrandoci a volte con dei consigli duri, a volte con la realtà. Abbiamo riarrangiato più volte queste canzoni, abbiamo almeno 2/3 versioni per pezzo. Adesso ci piacciono, sentiamo di aver intrapreso un percorso di ricerca in un posto che ci assomiglia. Ma puntiamo ad avere una cifra e cambiare spesso indirizzo, evolverci, sperimentare.

La scelta di produrre un album non leggero, ma riflessivo, potremmo dire, intimo…Potrebbe incidere su una diffusione più ampia? 

Sicuramente se la nostra scelta venisse inquadrata solo in un’ottica di promozione commerciale, viste le tendenze del periodo, non sarebbe di certo una genialata, ecco. Ma non crediamo neanche di muoverci su sentieri inaccessibili. Restano canzoni, speriamo di averne scritte alcune buone.

C’è una frase in Bravi Ragazzi, “siamo liberi di scegliere catene migliori”, chi l’ha pensata, a cosa pensava?

È un po’ una provocazione riguardo ai tempi che viviamo: c’è tutta la scelta possibile, ma spesso non sappiamo dove andare e lasciamo fare agli algoritmi. Allora cerchiamo di fare arrabbiare lo spirito critico un po’ sopito in noi… anche per riderci (amaramente) sopra.

Quest’estate sarete in giro a promuovere l’album?

L’album è un album pensato per essere suonato: live è la sua dimensione naturale, quindi, se vogliamo, migliore. Proveremo a suonarlo ovunque nei prossimi mesi.

Benito Dell'Aquila