Intervista a Guido Catalano: la poesia, Dente e “Tu che non sei romantica”

Si è imposto nella scena letteraria italiana per essere il poeta contemporaneo che parla d’Amore in tutte le sue sfumature con ironia e leggerezza.

Dopo un anno in uno speciale tour con Dente in giro per l’Italia, in questi giorni con “Le 4 città tour” Guido Catalano torna con esclusivi appuntamenti in cui far sognare il suo pubblico. Siamo riusciti ad intervistarlo e per telefono abbiamo parlato d’Amore, di poesia e delle novità per il 2019.

Guido Catalano, professione poeta. Al momento sei alle prese con “Le 4 città tour”, esclusivo appuntamento per vederti, ascoltare le tue poesie e parlare d’Amore. Quanto bisogno abbiamo di poesia nella vita?

Penso che ne abbiamo bisogno molto. Abbiamo soprattutto bisogno di arte e di letteratura. La poesia è una forma letteraria artistica importante. Credo che in generale si abbia bisogno di arte, quindi di leggere e di vedere dei bei film insomma. È una cosa che fa bene all’anima.

Qual è la tua definizione di poesia?

Questa è una domanda difficile. Sono anni che ci penso. A me piace pensare alla poesia come una canzone con la musica ed un ritmo incorporati. Ha a che fare anche con il mio modo di viverla. Il fatto di leggerle in pubblico le poesie: la poesia è quasi come una canzone.

L’Amore, tema principale delle tue poesie declinato in tutti i suoi aspetti. Ad oggi quali sono le tre verità assolute sull’Amore e quelle sul non Amore?

Non credo di saperle. Parlo molto d’Amore nelle mie poesie, ma per cercare di capire come funziona. Magari fra una decina d’anni saprò rispondere. Al momento sto ancora cercando la verità sull’Amore. La verità vi spiego sull’Amore, tra l’altro, un titolo famoso. Non lo so ancora. Però, sicuramente l’Amore è legato al capirsi, al capire l’altro. Invece il non Amore lo stiamo vedendo molto in giro ultimamente. Il non Amore ha a che fare con la paura. Il non Amore e la paura sono cugine prime. È un periodo, non solo in Italia, che si sta giocando molto con la paura: quella del diverso o quella delle persone che arrivano da lontano. La paura è una condizione legata al non amore.

Le tue poesie spesso sono dedicate a donne o sono dialoghi d’amore. Si tratta di conversazioni che sono avvenute nella realtà e soprattutto tra le donne che citi nei tuoi versi, c’è mai stata qualcuna che ti ha ricontattato, magari per ringraziarti o per urlarti contro?

Nelle poesie con i dialoghi amorosi c’è molto di reale, però c’è anche molta finzione. Oserei dire fifty fifty. Per quanto riguarda le donne, nessuna finora si è particolarmente arrabbiata anche quando ho scritto delle poesie di fine rapporto. Invece altre sono state felici, soprattutto quando la poesia d’amore è una poesia felice, di amore positivo. È bello ispirare una poesia. Mi sarebbe piaciuto che una poetessa si ispirasse a me. Questa cosa non è mai accaduta credo. In passato ho pure provato ad usare la poesia per riconquistare una donna che averso perso e, alla lunga, non ha funzionato. La poesia non sempre basta.

Le relazioni di oggi spesso iniziano attraverso lo smartphone: Social, app di incontri e Whatsapp per connettere due corpi e capire se siano in simbiosi. Spesso finisce con una manciata di vuote emoticon ed un “non sei tu, sono io”. Come vede Guido Catalano l’Amore ai tempi dei social?

Sono uno che usa molto i social ma per lavoro, per condividere quello che faccio per far capire e sapere al pubblico dove sono e cosa faccio. Per quanto riguarda i rapporti umani, sull’uso dei social mi fa un po’ paura l’estremizzazione. Io personalmente cerco di rimanere umano, nel senso di avere rapporti diretti. Seppur uso i social per lavoro, non ho mai usato social come ad esempio Tinder perché non ne sento il bisogno. Non li demonizzo, anzi, però bisogna stare attenti a mantenere anche un lato umano, a vedersi fisicamente. Non si può comunicare solo attraverso uno schermo.

Tieni una posta del cuore molto seguita. Fa strano leggere un uomo che dà consigli alle donne perché uomini e donne approcciano in modo diverso ai sentimenti. Su cosa ti basi per rispondere? E soprattutto, i tuoi consigli funzionano?

Mi baso sull’esperienza diretta. Sono una persona abbastanza curiosa, quindi mi piace domandare alle persone, scoprire le loro storie. Sono uno che domanda molto e che ascolta e questo mi serve molto anche per scrivere le mie poesie. Per quanto riguarda la posta del cuore, io credo di avere una mia sensibilità. La mia parte femminile è abbastanza sviluppata – l’ho sempre pensato – e forse questo mi aiuta. Se i miei consigli funzionino o meno, non lo so perché non ho ritorni diretti. C’è anche da dire che è una posta del cuore anche abbastanza ironica. Non credo che ci possa essere un esperto di problemi amorosi che ti risolva il grosso problema. Si può dire quello che si pensa ed io provo a farlo senza prendermi troppo sul serio perché mi piace così.

Un anno passato in tour con Dente. Una coppia di fatto unita dall’arte e dal talento. Come vi siete conosciuti? Vi rivedremo ancora collaborare insieme?

Ci siamo conosciuti in maniera abbastanza semplice. Io conoscevo le sue canzoni, mi piacevano molto. Ho scoperto che lui aveva letto delle mie poesie, aveva comprato dei miei libri e gli erano piaciuti. Poi ci siamo conosciuti: io sono andato ad un suo concerto, lui è venuto ad un mio reading a Milano e ci siamo presentati. Ci siamo stati subito simpatici e in più ci piacevamo artisticamente. Da lì è stato abbastanza naturale fare delle piccole collaborazioni che poi sono sfociate nel tour in questione. Non più una piccola collaborazione, ma un impegno notevole che ci ha dato parecchie gioie. Siamo stati in giro per l’Italia un anno, su e giù, isole comprese. Siamo diventati amici dopo un’esperienza del genere e non escludo assolutamente che potremmo fare ancora qualcosa insieme. Anzi mi piacerebbe.

Qualche giorno fa hai annunciato l’uscita del tuo nuovo libro “Tu che non sei romantica” a febbraio 2018. Ci sveleresti in anteprima qualche curiosità in più?

È il mio secondo romanzo per Rizzoli. È una sorta di continuazione del primo, anche se ha una sua autonomia. Lo si può leggere senza aver letto il primo, anche se il protagonista è sempre lo stesso ed è una persona che mi somiglia molto. Non si chiama come me, ma il protagonista è anche lui un poeta e va in giro per l’Italia a leggere le sue poesie e si innamora molto. Sono delle avventure tragicomiche di questo personaggio che come me cerca di capire come funziona il mondo delle relazioni. È un libro dove si ride un po’ anche perché pure nella prosa cerco di usare un registro ironico e comico. E spero che non si rida solo, ma si pensi e ci si emozioni. Mi sono divertito a scriverlo e non lo avrei fatto se non fosse per i ragazzi di Rizzoli che sono stati bravi a dirmi perché non ci provi. Ed è stata un’esperienza ancora più piacevole della prima.

Sandy Sciuto