Intervista a Giovanni Sollima: “Quinto libello di pezzi tesotici” e la poesia

Era nell’aria. E adesso il Quinto libello di Giovanni Sollima c’è, al di sopra di ogni chiusura dei tempi, distanziamento sociale e clausura degli animi, pronto a offrirsi al confronto e al dialogo con la percezione sensibile del lettore.

Giovanni Sollima è medico chirurgo, specializzato in Psichiatria. Ha conseguito il Master universitario in Psicodiagnostica Clinica e perfezionamenti in Criminologia, in Storia della Medicina e in Igiene Mentale dell’Adolescenza. È giudice onorario minorile.

Nel 1994 ha pubblicato il suo “Primo libello di pezzi tesotici”, raccolta di liriche tratta dall’unico corpus cronologico inedito Tesos a cui sono seguiti altri tre libelli. Nel 2005 vede la luce il dialogo filosofico “L’albero di Farafi o della sofferenza”, scritto col filosofo, pittore e scrittore Salvatore Massimo Fazio.

Nel 2007 ha pubblicato la raccolta di tre saggi “Sulle ali della paideia” e nel 2008, assieme a Pasquale Musarra, la raccolta poetica di lirica corale “Unisonanza”.

In occasione dell’uscita del “Quinto libello di pezzi esotici” abbiamo dialogato con Giovanni Sollima.

“Quinto libello di pezzi tesotici” arriva dopo quasi dieci anni dall’ultimo. Come mai è passato tutto questo tempo?

Ho voluto quasi fermarmi e riflettere, pure in corrispondenza di un evento di vita doloroso, che ha relativizzato il mio cammino formale, non certo quello sostanziale. L’istinto a riprendere un certo percorso c’era, ma restava a livello ideale, fino a quando non sono maturate l’atmosfera personale e l’occasione giuste.

Cosa sono i pezzi tesotici richiamati nel titolo?

Il “Quinto libello di pezzi tesotici” segna il prosieguo di un progetto di poesia lirica, giunto editorialmente al quinto appuntamento. I “pezzi tesotici” sono i singoli brani, i diversi momenti poetici della collezione proposta. Le liriche provengono tutte dalla raccolta cronologica madre, che è “Tesos”, mio termine originale, di risonanza classica, derivante dall’unione delle abbreviazioni “tes. os.”, tessuto osseo.

 

Il libro è una raccolta di poesie: ci racconta com’è stato organizzato il lavoro e la scelta delle poesie da pubblicare?

Nel “Quinto libello” sono raccolte liriche scritte nell’arco di un quadriennio, dal 2011 al 2014. Il criterio di composizione della raccolta è stato di natura tanto estetica quanto cronologica, cioè tenendo conto della spazio-temporalità compositiva dei “pezzi tesotici”.

Oggi la poesia è tornata decisamente di moda. Secondo lei quali qualità deve possedere un poeta?

Una senso-percettività fine e composita; la capacità di toccare le corde più profonde e preziose delle emozioni e dei sentimenti; un linguaggio creativo, ricco di simboli e messaggi, capace di innalzarsi ed essere universale, capace di entrare in personalissima risonanza con il lettore, contingente o sistematico che sia.

La pandemia sta influenzando la sua scrittura e la sua ispirazione?

È stato ed è un periodo difficile per tutti. Ci siamo trovati sgomenti di fronte a questo periodo storico. Tutto ciò non può che far riflettere. Sono uno psichiatra e lavoro in una Comunità terapeutico-riabilitativa. Professionalmente è stato, comunque, un periodo intenso e creativo e, come autore, non sono mancati momenti espressivi.

La paura è che, dopo questa esperienza estrema collettiva, cambi poco o niente, ma non credo che sia così. Questo momento storico eccezionale ci ha ulteriormente indicato e insegnato il valore della solidarietà e dell’organizzazione sociale, l’interconnettività dei comportamenti umani, l’importanza di un progresso tecnologico condiviso. Vorrei che ci lasciasse la consapevolezza di un maggiore rispetto per la natura e per la cura dell’ambiente.

Su cosa si sta concentrando in questo periodo?

Di certo vorrò dare continuità al progetto “tesotico” con il “Sesto libello”, anche se nell’immediato e per un certo periodo sarò concentrato sulla divulgazione e promozione del “Quinto libello ”. Ho, poi, speranzosa intenzione di pubblicare una raccolta di liriche, che danno corpo ad una poesia meno soggettiva e più narrativa, più inserita nel contesto d’avvenimento e riflesso storico e sociale: sono i componimenti che fanno capo al progetto di “Matelquick il folletto”.

Sandy Sciuto