Intervista a Giorgia Angiuli: apriamo insieme le finestre della creatività

Abbiamo intervistato Giorgia Angiuli, una live act techno che vi stregherà con la sua musica e la sua storia. Siete pronti?

Giorgia Angiuli è una producer internazionale, made in Italy, che sta realizzando il suo sogno: suonare e farsi ascoltare. Presente già da tempo nello scenario tech-house nei club di tutto il mondo, Giorgia è un’artista a tutto tondo. Cerchiamo di conoscerla meglio.

Ciao Giorgia, sappiamo chi sei, ma ci chiedevamo: quando hai capito che la musica sarebbe diventata il tuo lavoro e tutta la tua vita?

Sono cresciuta in una famiglia di musicisti, ho studiato musica classica e non riuscirei ad immaginare la mia vita senza musica. È come se il mio destino fosse già scritto nel mio DNA.

Com’è cambiata la tua vita da quando hai iniziato ad ora? È difficile conciliare vita privata e vita professionale? Insomma sei una producer di successo e noi siamo curiosi.

Sicuramente il mio stile di vita mi ha portata a sacrificare molto la mia vita privata poiché negli ultimi anni sono stata costantemente in tour, cambiando città molto spesso. Ho lavorato molto su me stessa per cercare il giusto equilibrio. “Passion means satisfaction”, quando insegui un sogno, in modo autentico, ogni sacrificio viene ripagato.

Sei diventata, piano piano, sempre più famosa all’estero che in Italia, perché secondo te? Inoltre, raccontaci qual è il tuo più grande successo ad oggi.

In Italia siamo molto esterofili, motivo per cui è più semplice che qui vengano valorizzati talenti stranieri. Ad ogni modo ho avuto la fortuna di suonare molto anche in Italia, grazie anche al supporto di Dj Ralf e Leonardo Brogi; poi ho cominciato a girare in tutto il mondo…Viaggiare ti apre la mente e le finestre della creatività. In Sud America ho una fan base molto attiva ma questo dipende anche da un contesto culturale diverso…lì le persone sono molto più empatiche.

Hai qualche rituale quando produci e suoni? Da dove viene la tua ispirazione?

La mia ispirazione è il riflesso delle mie emozioni e si nutre di tutte le mie esperienze quotidiane, i miei legami, i miei viaggi, le mie letture, etc. I miei rituali sono legati alle visualizzazioni. Mi concentro su una specifica emozione, ne percepisco le sensazioni, le visualizzo e le traduco in note.

Secondo te, la musica si può definire un’arte trasversale? In che modo? Come sperimenti la musica in altri campi?

Partendo dal concetto di Einstein “tutto è vibrazione” si può tranquillamente affermare che tutto è musica. Per esempio, adesso sto seguendo un corso online di suonoterapia ed è incredibile capire , anche dal punto di vista scientifico, quanto la musica possa guarirci e guidarci.

La musica è la tua vita, ma come è evoluto il tuo sound dall’inizio ad oggi? Cosa dobbiamo aspettarci dall’uscita del tuo nuovo progetto: Multicolors?

Sicuramente sono diventata più consapevole e meno insicura e creo in modo sempre più libero.

Amo l’arte in tutte le sue forme e sono molto affascinata dalla sinestesia…mi piace il legame tra colori, suoni e immagini.

 

Recentemente ho creato un progetto che si chiama “musicolours”, ovvero come trarre ispirazione dai dipinti. Sono partita da un quadro di E. Hopper, Nighthahkws e ho invitato gli altri producers ad immergersi in un processo creativo simile. Il 20 novembre uscirà il primo ep su questo concept con un mio brano original e due brani da me selezionati i cui autori sono : Ketsu, Tommaso Ermolli ed Irene Ermolli. Non vedo l’ora di farvelo sentire!

La tua personalità e la tua unicità spiccano rispetto ai tuoi colleghi. Cosa puoi dirci su questo? Come vivi la tua unicità nella tua carriera? È stato difficile all’inizio? Inoltre, sei anche molto più colorata rispetto agli altri producer, insomma loro indossano il nero come un’uniforme, tu no, perché? Usi questa tecnica per essere più riconoscibile?

Direi che questo forse è stato l’aspetto più complicato del mio percorso artistico…sentirsi un pesce fuor d’acqua mi ha fatto sentire spesso inadeguata o poco compresa ma, con il tempo, ho imparato a concentrarmi sul concetto di autenticità. Quando si è veri ci si sente liberi e pienamente realizzati. Bisogna guardarsi dentro piuttosto che guardare troppo quel che accade intorno a noi, trovare la propria identità senza troppi compromessi.

Oggigiorno sempre più donne diventano Dj in un mondo, che fino a pochi anni fa, era esclusivamente maschile. Come ti fa sentire tutto ciò? È stato più difficile per te all’inizio in quanto donna?

Sapere che ci siano sempre più artiste donne mi rende molto felice. Purtroppo, a prescindere dall’ambito clubbing, i pregiudizi legati alle donne, in ambito lavorativo, sono ancora presenti ma spero che nei prossimi anni si trovi un onesto equilibrio. La cosa più difficile è abbattere il pregiudizio. Se una persona ha talento, che sia un uomo o una donna, non dovrebbe fare alcuna differenza.

Ora, durante la pandemia, com’è la vita di una live act techno? Come credi sarà il futuro della musica?

Il 2020 è stato un anno molto triste per la musica ed è stato come vedere un film in bianco e nero, senza sfumature cromatiche vitali. La musica techno ha bisogno delle energie del suo pubblico. È uno scambio tra il creatore e il fruitore, dunque è l’antitesi del concetto di distanziamento sociale. Il futuro è incerto per tutti. Come sosteneva Aritstele “l’uomo è un animale sociale”.

Adoro le nuove tecnologie, non mi sento una nostalgica da questo punto di vista, ma mi sento molto distante dall’idea eventi fruibili solo su piattaforme digitali. La magia dei concerti deriva dallo scambio di vibrazioni.

Infine, cosa suggeriresti alle nuove generazioni che vogliono intraprendere la tua stessa carriera inseguendo i propri sogni di successo?

Il mio suggerimento è quello di essere sempre determinati e autentici, di cercare un proprio linguaggio artistico che sia unico. Lavorare molto sulla ricerca di una propria identità. Non bisogna essere impazienti e ,secondo me, studiare aiuta sempre ad ampliare la propria creatività.

Silvia Menon