Incel: l’ultima frontiera del cyberbullismo a sfondo misogino

Di Domenico Arcudi per Social Up!

La figura dell’hater, come quella del troll, è una delle varie categorie di Cyberbullo classificate da Emanuele Florindi (2017) nel libro “Bulli 2.0” (Ed. Imprimatur) ed, alle volte, può determinare un odio non solo etereo, bensì che sfocia nel reale: stiamo parlando degli Incel (Unione dei termini “Involuntary Celibate”, ossia Celibe Involontario), definiti ironicamente “single per scelta degli altri”.

Qui, però, c’è ben poco da ridere, infatti, la psicologia Incel è una psicologia di tipo “borderline”: se da una parte vi è aggressività nei confronti delle donne e un frequente ricorso a definire le donne con dei nomi particolari per riferirsi ad un determinato fenotipo/stereotipo (ad esempio, la classica bionda prorompente e viziata prende il nome di “Stacey”), dall’altra vi è un senso di frustrazione dovuto al non avere una compagna o, addirittura, ad essere vergini; infatti, vi è il “kissless virgin” (che è il ragazzo vergine che non ha mai baciato una ragazza) o, addirittura, colui che è “hugless virgin”, ossia che non ha mai ricevuto abbracci da una ragazza.

La cultura Incel ha generato oltretutto varie teorie, non pertinenti ad una scienza esatta, ma che si rifanno grosso modo al determinismo di Lombroso (noto per essere il padre della criminologia) e alle varie teorie darwiniane: basti pensare la teoria LMS, le lettere L, M ed S stanno per Look, Money e Status, indicatori sui quali una donna tenda a scegliere il proprio partner ideale (che deve essere attraente, ricco e facoltoso), che ha dato genesi alla mentalità “redpill”, prendendo spunto dal personaggio di Morpheus (interpretato da un magistrale Lawrence Fishburne) del film Matrix.

Il termine Incel nasce nel 1993, anno in cui una studentessa canadese nota su internet con l’username di “Alana”, creò un sito di appuntamenti al buio riservato agli “Involuntary Celibates”, i quali avevano intenzione di trovare una compagna e sfuggire così dalla “singletudine”.

Ma, con estremo disappunto da parte di Alana, il termine “Incel” viene utilizzato per usi misogini e troll dell’odio, degenerando in vere e proprie stragi: basti pensare la strage di Isla Vista (2014), nella quale sono morte 7 persone (incluse l’attentatore, Elliot Rodger, figlio dell’aiuto regista di Hunger Games Peter) e ne sono state ferite 13; oppure al massacro più recente di Toronto commesso da Alek Minassian, che a bordo di un Van ha ucciso 10 persone. In un primo momento, però, si era pensato dal modus operandi utilizzato che fosse stato un attacco di matrice islamica, ma l’autore, prima di commettere l’attentato, ha caricato un video nel quale parlava della sua condizione frustrante di essere single, la quale era riportata coi codici linguistici della sub-cultura “Incel” e quindi non riconducibile ad un massacro dell’ISIS.

Il fenomeno degli “Incel”, della “redpill” unitamente a teorie affini non ha ricevuto ancora attenzioni notevoli da parte di esperti del settore della sociologia e della psicologia, ma i recenti eventi potrebbero, un domani, contribuire all’elaborazione di teorie scientifiche inerente ai motivi per cui un individuo di sesso maschile tende ad avere difficoltà relazionali con l’altro sesso, oltre che determinare dei canoni sui quali una donna tenda a scegliere il proprio partner ideale.

redazione