Il nuovo album dei Coma Cose ci fa venire Nostralgia del primo disco

Dopo aver incantato tutti quanti con le loro Fiamme negli occhi sul palco di Sanremo, venerdì 16 aprile è uscito il nuovo album dei Coma Cose intitolato Nostralgia. Un progetto musicale che forse è un po’ al di sotto delle aspettative e ora vi spieghiamo il perché.

Nostralgia portami via!

Calcare il palco dell’Ariston, per il duo composto da Fausto Zanardelli e Francesca Mesiano, è stata, a loro detta, una bella deviazione. Anche se più che una deviazione avrebbero forse dovuto continuare su quella strada per l’intero disco. Nostralgia è composto da sole sei tracce più un outro che è una nota vocale registrata da lei per lui. Nonostante abbiano detto di essere riusciti a dire tutto quello che volevano in sole sei canzoni, ci aspettavamo di più. E forse più che parlare di album è meglio chiamare le cose con il loro nome: Ep.  Per quanto riguarda la struttura del disco poi è sicuramente originale l’idea di inserire una nota vocale che offre la possibilità di entrare a pieno nella dimensione quotidiana dei due.

I Coma Cose hanno definito questo progetto intimo e introspettivo e l’intento era quello di prendere metaforicamente per mano l’ascoltatore e condurlo nel loro mondo. Per questo “album” i due hanno voluto focalizzarsi sul passato: un viaggio indietro nel tempo per raccontare le loro storie prima che si conoscessero. Il tutto avviene sullo sfondo della provincia, realtà in cui entrambi sono cresciuti. Differenti le tematiche toccate in queste sei tracce. Per esempio, il brano Zombie al Carrefour è una fotografia della sensazione che si prova a fine serata quando l’adrenalina si trasforma in domande e senso di colpa e si può ritrovare serenità solo in un luogo come il supermercato alle sei del mattino. La canzone dei lupi è un testo sull’amore e su quanto esso sia collegato alla libertà di non sentirsi mai arrivati, la libertà di non scegliere mai la strada più facile.

Le aspettative deluse

Dopo aver sentito l’album la sensazione è, per citare la canzone di Arisa di Sanremo, potevi fare di più. Incantati da Fiamme negli occhi, certificata disco d’oro in pochissimo tempo, le aspettative erano davvero alte. È doveroso però, prima di spiegarvi cosa non ci è piaciuto, fare una precisazione. Ad oggi il pubblico dei Coma Cose si divide in due parti: ci sono gli ascoltatori dei primi tempi e quelli che invece hanno iniziato ad apprezzare e scoprire il duo solo dopo Sanremo. Innegabile il fatto che il palco dell’Ariston abbia portato i Coma Cose ad allargare il loro pubblico. Fatta questa premessa è necessario procedere con una duplice analisi, quella degli occhi del pubblico nuovo e quella degli ascoltatori storici.

Il nuovo pubblico

I nuovi fans dei Coma Cose corrono il rischio di non apprezzare l’album. Se il singolo di Sanremo ha colpito i più, le altre canzoni siamo certi non saranno altrettanto apprezzate. Fiamme negli occhi è infatti la nota più pop all’interno di un progetto con ritmi decisamente più lenti e testi meno canticchiabili.  Cari nuovi ascoltatori, dubitiamo fortemente che fra qualche giorno vi ritroverete a canticchiare queste canzoni come avete fatto con il brano di Sanremo. E di questo in realtà ne sono consapevoli anche Fausto e Francesca che hanno detto che Nostralgia è più pane per i denti dei primi ascoltatori. Ma ne siamo proprio sicuri?

I vecchi fans

In realtà anche il pubblico della prima ora corre il rischio di rimanere deluso da Nostralgia, soprattutto se si confronta questo progetto con Hype Aura, loro disco d’esordio pubblicato nel 2019. Con Hype Aura il duo musicale aveva conquistato il cuore di tutti: si trattava infatti di un album dalle caratteristiche originali, era qualcosa di nuovo e fresco che ancora oggi viene ampiamente apprezzato. Un aspetto che contraddistingueva Hype Aura (e che è totalmente e volutamente assente in Nostralgia) sono i giochi di parole. Come due abili meccanici, i Coma Cose smontavano, assembravano e creavano effetti con la voce per un risultato davvero sconvolgente. E i giochi di parole erano presenti talmente tanto in abbondanza che ancora oggi se si sente l’album se ne possono cogliere di nuovi. Insomma, Hype Aura era ed è davvero un viaggio, di cui non ci si stanca mai e che ad ogni ascolto offre nuovi spunti di riflessioni. Tutto questo in Nostralgia manca; Fausto e Francesca hanno preferito rinunciare ai giochi di parole per dirigersi verso una poetica più immaginativa e altri modi lessicali, che sembrano però essere meno convincenti del linguaggio del primo album.

 

In conclusione, possiamo dirvi che sicuramente è un album che lascia un po’ l’amaro in bocca, sia che siate fans storici sia che apparteniate al nuovo pubblico. Ci auguriamo che questa possa essere stata solo una piccola parentesi di sei tracce (anzi cinque perché Fiamme negli occhi si contraddistingue in positivo) all’interno del percorso artistico dei Coma Cose. Del resto, sono giovani e con tanta voglia di sperimentare ed è normale che vogliano provare a percorrere nuove strade, però d’altro canto la saggezza popolare dice di non lasciare mai la strada vecchia per quella nuova perché sai quello che lasci ma non sai quello che trovi. E in questo caso, forse è meglio tornare sui propri passi prima di allontanarsi troppo e correre il rischio di perdersi.