Il mistero dei corpi incorrotti

Vi sarà capitato di vedere, o di sentir parlare, di corpi incorrotti, ossia persone morte da molto tempo (ma proprio molto) il cui corpo è parzialmente o completamente intatto, come fossero appena morte. Curiosamente sono corpi di santi, alcuni dei quali vengono visitati in continuazione dai fedeli. Parliamo di grandi personaggi quali, ad esempio, Chiara d’Assisi, Rita da Cascia, Giovanni XXIII, Angelo di Acri, Giovanni Bosco, Vincenzo de Paoli, il Curato d’Ars, Anna Maria Taigi, Giovanni Orione, Patrizia (nipote dell’Imperatore Costantino) e molti altri. Per ragioni che esulano dalle nostre conoscenze, questi corpi, anche se lasciati per secoli all’aria, non seguno il normale processo di decomposizione. Quello, a mio avviso, più bello appartiene a Bernadette Soubirous, la grande veggente di Lourdes morta nel 1879.

Chi ha l’occasione di passare da Nevers, a nord di Parigi, vi faccia un salto e se ne renderà conto personalmente. Ma il corpo che più ha impressionato l’opinione pubblica del suo tempo è quello di Caterina de’ Vigri, figlia di un diplomatico di Ferrara, meglio conosciuta come “S. Caterina da Bologna”. Tralasciando i particolari della sua vita (superiora delle Clarisse del Convento del Corpus Domini in Bologna) cito alcuni fatti accaduti dopo la sua morte, avvenuta in concetto di santità nel 1463. Il dolore per la sua morte era così grande che il suo confessore, credendo di fare cosa buona, diede ordine di seppellirla in giornata per tenere lontana la gente dal Convento.

Non essendoci l’usanza della cassa, venne posta vestita dentro la buca ma, in segno di rispetto, le consorelle la coprirono con un telo e misero un’asse sopra il corpo come a volerla proteggere dal terriccio. Nei giorni a seguire dalla fossa emanava un forte odore di fiori e ne uscivano raggi di luce. Le consorelle, se ammalate, che andavano a farle visita guarivano subito. Dopo 3 settimane di tali fenomeni, ottennero il permesso di disotterrarla per darle miglior sepoltura. Quando arrivarono al corpo si avvidero che il peso del terreno aveva compresso l’asse contro il viso e l’aveva schiacciato. Fu deposta sotto una loggia in attesa di metterla in una cassa per riporla nella fossa ma, mentre attendevano alle operazioni, il viso si rigonfiò fino a riprendere la forma di quando era viva.

Anche il colore della pelle era di una persona in buona salute ed il corpo profumava in continuazione. Andati a vuoto alcuni successivi tentativi di seppellirla, decisero di collocarla su una barella (alloggiata in sacrestia) a disposizione di chi volesse vederla e pregarla. A richiesta della gente, che ogni volta riceveva miracoli, le suore prendevano la barella e, facendola scorrere con fatica sui banchi della piccola chiesa, arrivavano sulla porta dove si trovavano i fedeli. Un giorno attraversarono la piccola cappella, con la barella, mentre il SS.mo Sacramento era esposto sull’altare. Arrivate al centro della chiesetta, Caterina si è alzata sulla barella e si è inchinata davanti all’ostensorio.

La Superiora, con notevole sangue freddo, le disse: “Potresti, allora, stare seduta che sarebbe più facile per noi portarti in giro?”. Sono passati più di 500 anni e lei è ancora lì, seduta su di una poltrona dorata, che attende quanti vogliano visitarla. A parte la brunitura dovuta all’ossidazione per l’esposizione all’aria, la pelle è morbida; le mani e le dita sono quelle di una ragazzina con le piccole unghie ben curate. Sembra viva. Chi passa da Bologna può sempre farci una capatina.

redazione