Il disagio? Ormai troppo mainstream

“Ahi serva Italia, di mai una gioia ostello…” Più o meno faceva così, ma riflettendoci bene, è difficile capire come questo “mai una gioia” tormentone virale sia ancora così attuale. Insomma, la gente non ci si riconosce più come una volta, perché troppo mainstream. Pensateci bene, se tutti ci sentissimo a disagio in questo triste mondo, alla fine il disagio farebbe il giro e diventerebbe qualcosa del tipo sentirsi a proprio agio perché in effetti tutti saremmo ugualmente a disagio. In pratica il disagio sarebbe come sentirsi a proprio agio, perché guardandoci intorno troveremmo solo facce mai una volta gioiose. Chiaro no? È una struggle continua, non se ne viene a capo perché ormai lo stile di vita maiunagioia è diventato mainstream e vi aderiscono tutti fingendo di esserlo, un po’ come quei poser che citano a manetta frasi di Bukowski credendo che “cit.” sia il nome di uno dei suoi più famosi libri. Però non dobbiamo dimenticarci una cosa fondamentale, una cosa che solo chi come noi può capire e che guardandosi intorno soffre vedendo tutti questi falsi maiunagioia, noi che maiunagioia lo siamo sempre stati ci sentiamo turbati da questa cosa, perché solo noi siamo i veri i PVRI che vivono nell`angoscia, quell’angoscia che è nata e si è sviluppata sin dalle origini e che i piccoli disagi quotidiani sin dalla notte dei tempi si sono impegnati ad alimentarla. Oggi le pagine Facebook hanno creato un brand che ci vendono giornalmente, un brand “maiunagioia” che male rappresenta la purezza del disagio di chi realmente ha ricevuto il due di picche da una ragazza prima che esistesse la friendzone o di quanti non ricevevano risposte ancor prima che esistesse la spunta blu.
Signori della corte, fatevene una ragione, il mai una gioia esiste da sempre e voi, nuovi arrivati, non potrete ben capire qualcosa che si è sviluppata in noi non per moda, ma per passione vera.

Si ringrazia Elena, ragazza conosciuta su Tinder, per averci offerto queste fantastiche perle.

redazione