I social network e le challenge: cosa c’è davvero sotto?

Il web sta alla voglia di apparire come il guanciale sta alla carbonara e in che modo questo connubio può esprimersi al massimo? Attraverso le Challenge.

Le Challenge hanno invaso da anni i nostri social network, in continua evoluzione, differenziandosi per l’importanza del messaggio trasmesso o per la difficoltà d’esecuzione.

Harlem Shake: la madre di tutte le sfide

Il fenomeno più importante e forse il precursore di tutte le sfide fu l’Harlem Shake, il balletto della durata di pochi secondi in cui da completamente immobili ci si ritrovava a ballare nei modi più disparati.

Poi c’è stato il turno della neknominate, ossia la “bevi e nomina”, in cui i partecipanti dovevano scolarsi mezzo litro di birra o simili e nominare qualcun altro, dando inizio ad una ubriacatura a catena.

Ice Bucket Challenge: la beneficenza passa per il web

Poi c’è stato il momento dell’Ice Bucket Challenge, che portava a versarsi addosso una secchiata di acqua ghiacciata, a nominare un amico ed a effettuare una donazione nei confronti della ricerca contro la SLA.

Lo scopo della sfida, infatti, era nobile ed importante, poiché attraverso l’acqua gelida che arrivava all’improvviso sul corpo si provava a replicare il senso di intorpidimento dei malati di SLA.

Si ispirava all’Harlem Shake la mannequin challenge, nella quale le persone rimane completamente immobili durante la ripresa di una panoramica video. A che pro? Rispondetevi da soli.

Negli ultimi anni c’è stata una rivoluzione attraverso la combinazione dei social media, prima completamente lontani tra loro.

Gennaio 2020: tra Dolly Parton e emoji

È di poche settimane fa la Dolly Parton Challenge, lanciata dalla cantante country, in cui in un’unica cornice si riportano le quattro foto dei principali social network: Facebook, Instagram, LinkedIn, Tinder. Ovviamente il web si è scatenato, dando sfogo all’ironia.

Su Tik Tok, invece, è in continua evoluzione la sfida emoticon, dove a tempo di musica bisogna replicare determinare emoji, sfidando sé stessi e gli altri.

Ma da cosa nasce questa voglia di mettersi alla prova e di rispondere alle provocazioni? La risposta appare abbastanza semplice: voglia di essere ovunque e sempre in prima linea.

Apparirà noioso e ripetitivo, ma negli ultimi anni e soprattutto attraverso le generazioni più giovani, il mondo del web tende sempre di più ad uniformarsi, in una continua corsa a portare avanti le proprie “eccellenze” social.

Ciò che sconcerta è che anche l’anticonformismo va verso l’uniformazione (la fine dell’indie italiano è l’emblema di tale deformazione), quasi come se fosse necessario schierarsi ed avere una posizione su tutto, senza la possibilità di avere un proprio pensiero ibrido ed autentico.

Dopo questo sproloquio moralista ci chiediamo: e se le Challenge venissero utilizzate solamente per fare satira politica o per ammorbidire argomenti pesanti? Pensiamoci.

Paride Rossi