Freaks Out: dall’Italia una spettacolare fiaba circense di guerra e di riscatto

Dal 28 ottobre al cinema, Freaks Out di Gabriele Mainetti è una fiaba circense di guerra e riscatto, che fonde tanti elementi tipici dei fumetti e delle grapich novel con la spettacolarità delle pellicole estere, caratteristica questa che raramente si riscontra nel cinema italiano.

Con un plot per alcuni aspetti originale e coraggioso Gabriele Mainetti, anche sceneggiatore assieme a Nicola Guaglione (soggettista), costruisce una vero e proprio fumetto interattivo, che è pulp quanto serve e in ciò guarda al cinema internazionale, ma è anche marcatamente italiano, non solo per le ambientazioni, ma anche per la cornice storica in cui la vicenda viene contestualizzata.

E’ il circo con la sua magia e la capacità di intrattenere, ma anche con il suo essere grottesco e popolato da personaggi simili a mostri il leit motiv di tutto il film, soprattutto lì dove il confine tra realtà e finzione si smarrisce, in un mondo confuso, deturpato e abbrutito come quello che scaturisce dalla guerra: un mondo-circo di meraviglie e di orrori.

Questa è una delle intuizioni migliori del film: l’idea di ambientare la pellicola durante la seconda guerra mondiale e di renderne protagonisti non i grandi della storia, ma gli ultimi, dei fenomeni da baraccone per l’appunto, degli artisti girovaghi, che come molti durante il conflitto si ritrovano senza casa. Con un rovesciamento dei ruoli, ben rappresentato dalla notevole sequenza iniziale del film che con prospettive audaci della macchina da presa ci introduce i protagonisti circensi , il circo viene rappresentato come  un luogo più caldo e accogliente rispetto al caos e alla violenza che lo circondano, una parentesi sospesa di meraviglia destinata ad essere interrotta dalla brutalità della guerra.

Quattro freaks come dicevamo sono i protagonisti di questa atipica storia di mutanti (molti i riferimenti degli sceneggiatori alla saga degli xmen), ciascuno con un proprio strano potere: da quello di comandare gli insetti (Pietro Castellitto), a quello di sprigionare elettricità (Aurora Giovinazzo), da quello di attrarre a se i metalli (Giancarlo Marini) a quello di possedere la forza di una bestia (Claudio Santamaria).

Guidati da Israel (Giorgio Tirabassi), un artista girovago che è il capo della compagnia itinerante, il loro destino sarà quello di incontrare un altro mutante, il pianista tedesco Franz (Franz Rogowski), un nazista folle e dipendente dalle droghe, tormentato da strane visioni,  in cerca di gloria e riscatto, per raggiungere le vette del Reich, soprattutto, ossessionato dall’idea di trovare altri mutanti come lui.

E’ indubbio che la nemesi dei protagonisti sia uno degli aspetti più riusciti del film: originale la scelta di puntare su un nazista a suo modo “sognatore” che si reputa una sorta di profeta per il Reich, un profeta incompreso, che ha costruito un circo ad immagine e somiglianza della propria follia (la scena che rappresenta le sue visioni è un cortocircuito spaziotemporale interessante).

E’ dal turbinio della crescente follia di questo personaggio da una parte e dalla scoperta dei propri poteri da parte della ragazza elettrica, interpretata con grande personalità dalla giovanissima Aurora Giovinazzo (classe 2002) che la storia di Mainetti si dipana come un racconto apparentemente strampalato come i freaks protagonisti. Un racconto che in realtà ha ben più contenuti, in questo supera di gran lunga Jeeg Robot,  pur rimanendo un film fumetto, in cui viene data attenzione all’entertainment e alla spettacolarità.

Freaks Out è un film pulp violento, sporco, brutale, che alterna  scene di meraviglia, come quella dell’opulento concerto circense in cui vengono suonate al piano le note di un bellissimo arrangiamento di Creep dei Radiohead, a momenti grotteschi, in un miscuglio atipico di registri espressivi, soprattutto per il nostro cinema più recente.

Lo stile lo avvicina un po’ a Ballata dell’odio e dell’amore di De La Iglesia, sebbene il film spagnolo sia molto più truce e grottesco di Freaks Out, ma comune è la commistione tra il mondo del circo e gli accadimenti storici della seconda guerra mondiale. In ciò chiaro il riferimento a Bastardi senza gloria i Tarantino.

Il film di Mainetti in fondo, tra le righe, ha il pregio di veicolare il messaggio per cui gli esseri umani, siano essi dei freaks, siano essi ebrei, uomini, donne, sono tutti degni allo stesso modo di vivere al meglio la propria esistenza, in opposizione alle tragiche e aberranti idee di supremazia nazista.

Ben dirette anche le scene d’azione, con sparatorie fumettistiche e un ritmo rapido degli scontri, elementi che davvero di rado si vedono nel cinema italiano. Da questo punto di vista Freaks Out rappresenta senz’altro una ventata di originalità, senza rinunciare a caratteristiche italiche come la beffarda ironia della Capitale che ogni tanto si affaccia con ilarità nelle battute e nel disincanto dei protagonisti.

Bravi gli attori. Rispetto a Lo chiamavano Jeeg Robot i passi avanti sono davvero notevoli. Se viene mantenuta l’intuizione di scegliere un protagonista non proprio integerrimo (Claudio Santamaria), comunque un ultimo come i freaks, ciò che viene aggiunto è l’azione, la spettacolarità, il dinamismo, la grandiosità, ma viene raggiunta anche maggiore consapevolezza di sceneggiatura lì dove si effettuano parallelismi tra il mondo stravagante dei freaks, volto a stupire e ad intrattenere, e le atroci follie, purtroppo reali e volte al massacro, della guerra e del nazismo.

Tra i difetti del film, la ripetizione di alcune meccaniche già viste tra i personaggi, piuttosto che la costruzione di qualcosa di nuovo e il non aver approfondito con più scene dedicate la personalità degli altri freaks oltre alla protagonista principale del film, la ragazza elettrica. Queste figure appaiono infatti decisamente più di contorno e ci sono dei momenti ripetitivi del racconto che potevano essere colmati con qualcos’altro. La scrittura diventa più prevedibile da metà del film. Complessivamente però il film fumetto funziona ed  è un originale svolta d’azione e pulp per il cinema italiano.

La pellicola ha vinto il Leoncino D’oro al Festival di Venezia 2021 ed è stata premiata meritatamente anche la colonna sonora (Gabriele Mainetti e Michele Braga).

Francesco Bellia