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Firme taglienti: le giornaliste di moda più temute di sempre

Siamo in quel periodo dell’anno in cui piovono articoli di moda ovunque, anche su testate che normalmente l’argomento non lo considerano proprio. Ma se oggi sembra quasi che fashion blogger e influencer stiano prendendo il posto delle giornaliste di moda (speriamo non succeda mai!), in passato queste potevano, ed effettivamente lo hanno anche fatto, determinare il successo o il totale fallimento della collezione di uno stilista o di una casa di moda, anche tra i più famosi. Vediamo chi sono queste taglienti firme che hanno fatto, e alcune continuano tutt’ora, passare notti insonni a designer e case di moda!

 

Suzy Menkes

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È soprannominata Samurai Suzy, ma la sua arma non è una Katana, bensì la parola. Settantasei anni, purosangue inglese, storica fashion editor dell’International Herald Tribune. Da sei anni a questa parte è editor di Vogue International (che ha annunciato di lasciare il prossimo ottobre).

Aneddoto: quando nel 2007 Marc Jacobs fece iniziare la sua sfilata con ben due ore di ritardo la Menkes dichiarò senza mezzi termini che lo avrebbe ammazzato con le sue mani e che non sarebbe mai più andata ad una sua sfilata. Pessima mossa Marc!

 

Cathy Horyn

Credits: fashionweekdaily.com

Dal 1999 al 2014 (ha lasciato per stare vicina al compagno malato) è stata la voce della moda sulle pagine del New York Times con il suo blog On the runway. Cathy non ha mai avuto peli sulla lingua, anzi sulla penna, tanto da guadagnarsi l’antipatia di molti stilisti, da Helmut Lang a Hedi Slimane.

Aneddoto anche sulla giornalista americana: dopo aver assistito alla sfilata della prima linea di Giorgio Armani nel 2007 espresse il suo disappunto su un paio di pantaloni che avevano sfilato in passerella, definendoli “da jogging”. Secondo voi Re Giorgio ha fatto finta di nulla? Neanche per scherzo, infatti le ha negato l’invito per l’imminente sfilata di Emporio Armani.

 

Anna Wintour

Credits: ilmessaggero.it

Ultima, ma di certo non per importanza, c’è lei: la leggendaria direttrice di Vogue USA (ma dal sangue inglese) dal 1988 e direttore artistico del gruppo Condé Nast. Anna è un’icona universale, anche chi non ha mai aperto una rivista di moda, sa bene di chi stiamo parlando. I suoi marchi di fabbrica sono il bob corto con frangia (pare che non cambi acconciatura da quando era una ragazzina) e gli occhiali da sole che non toglie mai. Alcuni dicono che non si separi mai dalla protezione dei suoi occhiali scuri perché terrorizzata dall’idea di perdere precocemente la vista come successo a suo padre, altri che lo faccia per non dover indossare gli occhiali da vista. Ognuno creda a quello che vuole, in quanto è alquanto impossibile che Anna dirà mai la sua. Lei non deve dare spiegazioni o giustificazioni, è Anna Wintour!

Come è noto a tutti, leggenda vuole che sia proprio lei la musa ispiratrice del personaggio di Miranda Priestly ne Il diavolo veste Prada. Anche a riguardo di ciò Anna non si è mai espressa, però ha completamente trasformato e riarredato il suo ufficio dopo l’uscita del film. Una coincidenza?

Per concludere, un piccolo aneddoto anche su di lei, che la dice lunga sulla sua personalità. Quando nel 2005 Giorgio Armani si permise di organizzare un evento al Moma in un momento a lei per nulla gradito, la Wintour, decisamente infastidita, non decise però di non presentarsi all’evento, bensì di andarci ma con un abito di Chanel. È proprio il caso di dirlo, Anna sa come usare un abito per comunicare!

Giulia Storani