Emanuele Presta, classe ’94, è un giovane cantautore salentino che ha deciso di raccontare sei sfaccettature della libertà nel suo nuovo Ep intitolato appunto “Venti minuti di libertà”. Questo progetto artistico è uscito venerdì 17 maggio ed è un’analisi accurata del concetto di libertà che passa attraverso i ricordi, i sogni, la fuga, l’amore e l’arte, tematiche che troviamo all’interno. La libertà è il fil rouge che lega le sei tracce di questo Ep da ascoltare tutto d’un fiato in quando sono anche unite da un suono continuo che inizia col primo brano e non smette fino all’ultimo secondo della sesta traccia. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Emanuele per scoprire il suo nuovo progetto, qui l’intervista completa.
Ciao e benvenuto su Socialup! Chi è Emanuele Presta? Presentati brevemente ai nostri lettori
Ciao a tutti! Mi chiamo Emanuele Presta. Ho il difetto di pensare troppo, quando non penso sto scrivendo una canzone, quando non penso e non scrivo, dormo. Mi piace soffermarmi sui dettagli, cercare sempre il motivo che muove le cose, andare oltre le superfici, vagare nel mio caos e perdermi nelle piccole cose. Mi definisco un cialtrone, che però ha un pregio, quello di saper accompagnare quello che scrive con una chitarra, questo fortunatamente fa di me un cantautore, magari anche bravo.
Chi sono i tuoi artisti di riferimento?
Mi ispiro ai grandi cantautori della musica italiana, da Dalla, De André e Guccini, fino a Fabi, Calcutta e Mannarino. Nel mio sangue scorre musica cantautorale italiana, e ci sono molto legato.
“Venti minuti di libertà” questo è il titolo del tuo primo album in uscita venerdì 17 maggio, che emozioni stai provando in questo periodo?
Mi sento molto tranquillo, so che ho dato il massimo per questo Ep e ogni volta che lo riascolto penso che non avrei potuto fare di meglio. Ho aspettato con ansia venerdì 17 perché non vedevo l’ora di sapere cosa ne pensasse il pubblico.
Il fil rouge di questo progetto è la libertà, declinata traccia per traccia in differenti aspetti della vita di tutti noi. Tu quando ti senti veramente libero?
L’EP parla di quelle che per me sono le sei sfaccettature della libertà: i ricordi, la vita, i sogni, la fuga, l’amore e l’arte. Tra le sei mi rispecchio più in quest’ultima: scrivere canzoni e cantarle mi fa sentire dannatamente libero.
A quale traccia sei più legato e perché?
Non c’è una canzone in cui mi sento particolarmente legato, le ho scritte in un periodo di smarrimento e per me tutte e sei hanno un significato forte e ben definito. Per me è davvero impossibile sceglierne solo una.
Cosa auguri a questo album?
Non mi aspetto che possa piacere a tutti, sarebbe un’utopia, ma mi auguro che possa arrivare a più persone possibili. Non mi sono molto curato di quello che penserà la gente, in questo momento era importante definire la mia identità musicale.