Dior SS20: un’ode alla natura alla Paris Fashion Week

Ci sono sfilate che non possono essere definite semplicemente tali, perché celano dietro di esse un insieme di storie, racconti, personaggi, ispirazioni, significati. Lo show di Dior, andato in scena lo scorso martedì 24 settembre, durante la settimana della moda parigina, è uno di questi. Maria Grazia Chiuri, la stilista italiana che dal 2016 è direttore creativo di Dior, ci ha abituati è spettacoli di questo genere e anche questa volta non ci ha delusi.

L’ispirazione

Per la collezione primaverile prêt-à-porter 2020 la Chiuri ha scelto come sua musa ispiratrice Catherine Dior, sorella del fondatore della maison. Miss Dior era un donna decisamente coraggiosa. Ha preso parte alla seconda guerra mondiale, durante la quale venne arrestata e deportata in campo di concentramento. A lei che è ispirato il celebre profumo della maison. Oltre a ciò, Catherine era una giardiniera e un’amante appassionata della natura, di piante e fiori. Ecco allora i capi arricchirsi di ricami e motivi zoomorfi, come pagine di un erbario che prendono vita e assumono sembianze umane.

Quello della designer è un invito a prendersi cura della natura che ci circonda. L’altra fonte di ispirazione nella creazione della collezione è stata infatti la comunità del Monte Verità, ad Ascona, in Svizzera. Nata all’inizio del ‘900, questa era composta da uomini, artisti, liberi pensatori, filosofi, naturisti, vegetariani, che volevano condurre una vita a pieno contatto con la natura.

La scenografia

Atelier Coloco, un collettivo di paesaggisti, giardinieri, urbanisti e botanisti, ha trasformato l’ippodromo di Longchamp in un giardino inclusivo, come l’ha definito Maria Grazia Chiuri. Il set, progettato secondo una politica rigorosamente plastic-free, verrà completamente riciclato. I 164 alberi che lo compongono, di 60 specie diverse, verranno riutilizzati in progetti permanenti dello stesso Atelier, che hanno come obbiettivo quello di rinforzare le aree verdi nei dintorni di Parigi.

Espadrillas, anfibi, cappelli in rafia: tutto rimanda all’abbigliamento tipico dei giardinieri e dei lavoratori nei campi. Impossibile, poi, non collegare le treccine delle modelle a quelle della giovane attivista Greta Thunberg.

Curare piante e fiori come delle creature preziose, vivere immersi nella natura rispettandone i suoi ritmi naturali. Messaggi importanti e decisamente attuali sono quelli mandati da questa sfilata e speriamo che tutti non abbiamo visto solamente dei magnifici abiti.

Giulia Storani