Dadaismo: cent’anni dalla nascita del movimento contro l’arte

Era il 5 febbraio del 1916 quando a Zurigo prese le mosse un’avventura che era destinata a stravolgere e rovesciare completamente il mondo dell’arte e non solo. A distanza di ormai cent’anni da quella data, noi di Social Up abbiamo pensato di ripercorrere le tappe e gli avvenimenti fondamentali di una corrente destinata a lasciare il segno! Stiamo parlando del Dadaismo che esordì proprio nel giorno in cui venne inaugurato il Cabaret Voltaire dal registra Hugo Ball: si tratta di un luogo di intrattenimento con intenzioni artistiche e politiche sperimentali, universalmente considerato la culla del movimento. Dal comunicato stampa che accompagna l’apertura del locale si legge: “Cabaret Voltaire. Sotto questo nome un gruppo di giovani artisti e scrittori si è formato con lo scopo di creare un centro per l’intrattenimento artistico. L’idea del cabaret sarà che gli artisti ospiti verranno e offriranno esibizioni musicali e letture agli incontri quotidiani. I giovani artisti di Zurigo, qualunque sia il loro orientamento, sono invitati a partecipare mediante suggerimenti e contributi di ogni tipo”. Ball colse quella che era un’esigenza particolarmente sentita e comune tra i giovani intellettuali dell’epoca: la speranza di un futuro diverso, lo spirito di libertà, la lotta alle convenzioni del passato.

Una delle caratteristiche principali del movimento va ricercata partendo dal contesto storico in cui prese vita. Ci troviamo praticamente alla fine della Prima Guerra Mondiale, la situazione a livello politico era pessima e a livello sociale esasperante. Il dadaismo che ha interessato soprattutto le arti visive, la letteratura, il teatro e la grafica, incarnava la sua politica anti bellica attraverso il rifiuto della ragione e della logica, che avevano lasciato alla gente gli orrori e le barbarie della guerra, l’unica via di salvezza era il diniego delle stesse per abbracciare l’irrazionalità, enfatizzando la stravaganza, la derisione e l’umorismo. Non è affatto un caso se il termine “Dada”, che diede il nome al movimento, non aveva alcun tipo di significato ma, allo stesso tempo, era perfetto per identificare un movimento artistico la cui unica regola risiedeva nell’imprevisto e nella casualità.

Gli artisti dada, tra cui ricordiamo Hans Arp, Marcel Duchamp, Man RayTristan Tzara, Marcel JancoRichard Huelsenbeck e Hans Richter, erano volutamente irrispettosi e bizzarri, provavano disgusto nei confronti delle usanze del passato, ricercavano la libertà di creare utilizzando tutti i materiali e le forme disponibili. Non avevano programmi particolari ed è evidente, attraverso il loro operato, la profonda ribellione verso tutte le forme d’arte preconfezionate. Ritenevano il dadaismo non arte ma anti-arte. Per ogni cosa che l’arte sosteneva, Dada rappresentava l’opposto. Se l’arte prestava attenzione all’estetica, Dada ignorava l’estetica e se l’arte doveva lanciare un messaggio implicito attraverso le opere, Dada tentava di non avere alcun messaggio. Da qui l’idea che qualsiasi cosa poteva costituire un’opera d’arte, la quale non doveva necessariamente essere il frutto di atteggiamenti e modi di fare snobistici, che separavano dalla vita reale, ma confondersi per diventare un tutt’uno con questa.

Erminia Lorito