Confessione
da Mubi

“Confessione” è il romanzo di un omicidio fra i banchi di scuola

Confessione (告白 Kokuhaku) è il romanzo d’esordio della scrittrice Kanae Minato, un thriller che si svolge fra i banchi di una scuola media giapponese.

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Il romanzo

La sacerdotessa, il primo capitolo di Confessione, è stato un racconto autoconclusivo che ha vinto nel 2007 il concorso per giovani esordienti del mistery. Kanae Minato ha deciso di dare un seguito al suo racconto e ha pubblicato Confessione nel 2008. Il romanzo è un grande successo: nel 2009 vince il Premio dei Librai e riceve una trasposizione film diretta da Tetsuya Nakashima, vincitore del premio giapponese migliore film dell’anno 2010.

In Italia il libro è uscito nel 2011, edito da Giano Editore con la traduzione di Gianluca Coci.

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La trama

Confessione si apre con la fine dell’anno scolastico. La professoressa Moriguchi fa un lungo discorso agli alunni della classe di cui è responsabile; parla del suo modo di vedere la vita, del suo passato, dell’uomo che stava per sposare. Parla di sua figlia, morta a quattro anni solo un mese prima. E rivela alla classe che il colpevole, anzi, i colpevoli della sua morte, sono due dei loro compagni. Detto ciò, annuncia di aver già messo in atto un’orrida vendetta.

Ma è davvero così?

Passa qualche mese, e la rappresentante di classe scrive una lettera alla professoressa Moriguchi, raccontandole le conseguenze del suo atto. Non avendo partecipato al bullismo ai danni dei suoi compagni di classe, anche lei è stata presa di mira: la solitudine l’ha portata ad avvicinarsi sentimentalmente a uno degli assassini. L’altro non si è più presentato a scuola, mangiato dai sensi di colpa malgrado avesse giocato una parte trascurabile nella morte della bambina.

Ma è davvero così?

È stato trascurabile il ruolo di Nao, un ragazzino così remissivo, soffocato da una madre iperprotettiva che lo loda per ogni minima cosa, malgrado lui si senta un mediocre? O l’omicidio di una bambina è stato, in un modo perverso, un atto di ribellione a sé stesso e alle aspettative materne? Un modo di dire “non sono il bravo ragazzo che pensi”? Forse è davvero Nao il cattivo, qui, non Shuya, che invece mostra di pentirsi.

Ma è davvero così?

 

da Elle

Il commento

Ma è davvero così? è la domanda retorica che viene suggerita alla fine di ogni capitolo. Mai espressa, ma sempre aleggiante e, diciamocelo, fastidiosa.

Un thriller che si rispetti dovrebbe lasciare nel corso della trama dei piccoli indizi. Così il lettore può raccogliere evidenze, intuizioni, e farsi un’idea personale della faccenda. Questo non accade in Confessione. Tutto ciò che viene espresso ha prove schiaccianti, che non lasciano adito a dubbi; poi la narrazione fa leva su una lacuna (per esempio, la professoressa Moriguchi che non può sapere dettagli della vita personale di Nao) e ribalta quanto detto nel capitolo precedente.

Questo fa sì che Confessione, più che un thriller, sembri un inanellarsi di colpi di scena che il lettore non ha modo di prevedere, che può solo subire, limitandosi a fare da spettatore alla vicenda. Il che è un peccato, perché i personaggi sono ben sfaccettati, ma questa volontà di tirare loro “i fili”, per poter rigirare ogni volta la faccenda, li rende un po’ forzati e senza grande spessore… a parte forse Nao, che è il più morboso e realistico di tutti. Si ha l’impressione che alcuni personaggi insomma si muovano per esigenze di trama e non perché questa sia la loro natura.

A parte questo dettaglio, Confessione è un romanzo che si fa leggere, specialmente se amate le storie un po’ morbose e ricche di colpi di scena. Se siete grandi lettori di thriller, però, potreste essere un po’ delusi.

Giulia Taccori