Com’è cambiato il mestiere del giornalista in mezzo secolo? Glocal ricostruisce i fatti

Il Sessantotto e la Legge Basaglia. Due eventi storici che, a distanza rispettivamente di 50 e 40 anni, Glocal vuole ricordare con un occhio particolare: quello di chi li ha vissuti dall’interno delle redazioni. La settima edizione del Festival del giornalismo digitale, in programma a Varese dall’8 all’11 novembre, fa un salto nel passato con l’intenzione di guardare a due momenti che hanno cambiato la società per trarne spunti per il futuro. «In mezzo secolo sono cambiati gli strumenti, ma è cambiato anche il modo di raccontare gli eventi», ricorda Marco Giovannelli, ideatore di Glocal e direttore di Varesenews. «Dal passato però possiamo trarre importanti spunti per capire come si è evoluto il mestiere del giornalista; come è cambiato il giornalismo di inchiesta e come alcuni fenomeni hanno modificato il nostro modo di guardare e raccontare i fatti e la società».

Tra i 60 eventi in programma nei quattro giorni di festival, due sono dedicati in particolare a questi momenti storici. Con “Liberi tutti: giornalismo d’inchiesta, letteratura e ricerca a 40 anni dalla Legge Basaglia”, il 9 novembre nella Sala Varesevive Glocal affronta la prima ricorrenza. Come è stata raccontata la vita nei “manicomi”? Quanto è stato importante il lavoro dei giornalisti per arrivare alla fine di una legislazione speciale e alla restituzione di diritti ai malati? Le risposte sono affidate ad Alberto Gaino, esperto di cronaca giudiziaria e autore del libro “Il manicomio dei bambini. Storie di istituzionalizzazione” nel quale ricostruisce le storie di alcuni giovanissimi internati a “Villa Azzurra” nella provincia di Torino. Grazie alla cartelle cliniche, Gaino ripercorre la vita di alcuni dei bambini reclusi non perché realmente malati ma perché avevano problemi a scuola o solamente facevano parte di una famiglia troppo numerosa. L’ospedale psichiatrico di Torino è stato nei suoi centocinquant’anni di vita un’immensa “discarica” umana in cui sono state rovesciate, come rifiuti organici, generazioni di uomini e donne, e bambini, tutti vulnerabili. Accanto a Gaino, Isidoro Cioffi, responsabile del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze negli ospedali dell’Asst Sette Laghi, nonché strenuo sostenitore della lotta allo stigma e della rivoluzione culturale introdotta dalla Legge Basaglia. Una legge che «fu scritta per scopi economici, un allegato della legge di bilancio», osserva il medico. «Era legata al contenimento della spesa, troppo elevata. Gli sviluppi, però, sono stati rivoluzionari, hanno sgretolato un muro che ha garantito a tutti pari diritti e dignità».
Nel corso dell’incontro prevista la proiezione di video con le immagini raccolte nell’ex ospedale di Bizzozero poco prima che fosse chiuso e smantellato.

Un’intera serata è invece dedicata al “Sessantotto in redazione”. L’8 novembre al teatrino Santuccio, Michele Mezza, Michele Brambilla e Raffaele Fiengo presentano una performance multimediale per incontrare i personaggi e le idee che hanno costruito la società dell’informazione. Attraverso filmati e drammatizzazioni è possibile rivivere il percorso avviato nel 1968 che ha determinato la transizione dai giornali alla rete così come la conosciamo oggi. Come ha detto Mezza in una recente intervista pubblicata sulla rivista Pandora: «Il ‘68, o meglio il ‘64 americano, è il momento in cui la palla di neve del digitale diventa una vera valanga. Il momento che io considero topico è proprio alla fine del ‘64, quando Mario Savio, a Berkeley lancia il movimento del free speech. In pochi mesi, negli stessi posti, le stesse persone, con gli stessi valori, e gli stessi obiettivi, passano dalla mobilitazione anti autoritaria al free software, aprendo una nuova era in cui appunto l’informatica diventa tecnologia di libertà».

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