Combattere la paura del Coronavirus con Gio Evan, poeta dei millenials

Per chi non lo conoscesse e si stesse domandando chi è, si tratta di un artista trasversale con al seguito oltre 700.000 followers su Instagram e quasi 300.000 su Facebook. Ammiratori delle sue poesie e canzoni che vengono condivise sui muri, incise sui banchi di scuola e su ogni superficie immaginabile per poi viaggiare in rete sulle bacheca del popolo del web.

La sua poetica nasce da lontano. Durante gli anni che vanno dal 2007 al 2014 fa un lunghissimo viaggio in giro per il mondo in sella alla sua bici, senza grandi risorse in tasca. India, Argentina e gran parte dell’Europa sono le nazioni che visita e gli incontri con saggi e sciamani lungo la via trasformano radicalmente il riccioluto pugliese. È in Patagonia che un hopi indiano, appoggiandogli due dita sulla fronte lo soprannominerá Gio Evan, in realtà è Giovanni Giancaspro il suo vero nome. Trova così nella prosa, nella poesia e nella musica un mezzo a cui aggrapparsi.

È un umorista, pronto alla battuta, e che non ama prendersi troppo sul serio.
È poi un artista poliedrico: scrittore, performer e cantautore. Il suo stile non permette classificazioni: onirico, surreale, giocoso, ironico. È sempre un inno all’amore e alla vita.

Il suo libro d’esordio viene nel 2008. Si intitola “Il florilegio passato” ed è una raccolta in versi sul suo viaggio in India, senza soldi né scarpe. È stato autoprodotto: fu lo stesso autore a distribuire le copie per strada. Nel 2014 pubblica il suo secondo libro nonché primo ” La bella maniera”, seguito dalla raccolta “Teorema di un salto” nel 2015.

Mentre cresce la sua fama sui social network, nel 2017 pubblica con Fabbri Editori “Capita a volte che ti penso sempre” a cui fa seguito “Oramai tra noi è tutto infinito”.
Ma se quindici anni fa bastava Federico Moccia a raccontare gioie e tormenti dei giovani, oggi per Gio Evan è importante esserne il cantore. Infatti ha appena inciso il suo primo doppio album “Biglietto di solo ritorno” che uscirà il prossimo 17 aprile.
Nonostante ciò, il ragazzo con i capelli alla Caparezza (non a caso anche lui è nato a Molfetta)  non si definisce un cantante. Anzi ammette di sentirsi più a suo agio con chi non lo definisce e gli permette di essere altro.

Insomma Gio Evan è il cosiddetto poeta 2.0.
È amato perché ci parla, in modo ironico e spensierato, di quanto sia stupendo essere insicuri e di come sia stupido doverlo nascondere. Di come sia importante amare, se stessi e gli altri, ma non per apparire e essere. Di come una persona dovrebbe esprimere le proprie emozioni e non reprimerle vergognandosi.
È amato perché in poche righe riesce a trovare le parole che vorremmo dire, quelle giuste da dedicare.
Parla con amore, non d’amore. È questa forse la differenza con tanti altri. In ogni suo verso ne mette un po’, ed è pura magia.

Rachele Pezzella