Bruce Springsteen. Sessantasei anni e non sentirli.
Due date che hanno registrato oltre le 60.000 presenze quelle allo stadio San Siro di Milano (la prima il 3 Luglio e la seconda il 5 Luglio) e che hanno dato vita ad uno spettacolo adrenalinico, unico per chi ha avuto la fortuna di assistere dal vivo.
Un mostro sacro del palcoscenico, capace di suonare per più di tre ore con la stessa energia, la passione e la grinta che lo hanno contraddistinto fin dai suoi primi successi (Born in The USA, Dancing in the Dark, Streets of Philadelphia per citarne alcuni) in età giovanile.
Un tour europeo quello intrapreso dal cantante americano dedicato al suo disco del 1980 The River, di cui sono stati suonati numerosi brani nel corso delle due date evento nella città meneghina.
Un tuffo nel rock più genuino quello a cui si è andati incontro in queste due serate, da una parte il carisma di un artista che fin dalla metà degli anni ’70 si è contraddistinto come uno dei protagonisti indiscussi del genere, dall’altra parte una cornice suggestiva come quello dello stadio Giuseppe Meazza capace di dare il giusto risalto in fatto di pubblico e atmosfera ad un musicista instancabile e prolifico come Springsteen (30 album all’attivo con stimate 65 milioni di copie vendute nel suo paese e 120 milioni nel mondo).
A chi dice che è vecchio, lui risponde con una performance caratteriale determinata quasi a dire “cazzo, io sono ancora qui!” e lo fa con un’empatia verso il pubblico straordinaria; divertirsi facendo musica questa la prerogativa del Boss, che ha regalato uno spettacolo avvolgente, energico creando così un legame con i fans ancora più forte.
Accompagnato dalla sua E Street Band ha dato vita a due concerti che a priori si poteva pensare sarebbero stati simili, invece sono stati unici lasciando pienamente soddisfatti gli spettatori, catapultati nella voglia di fare musica di un artista che facilmente verrà dimenticato.
Scenografia, momenti ironici (come l’uscita dal palco in barella dove il Boss ha fatto finta di svenire ed è stato portato fuori dal promoter Claudio Trotta), quelli di Springsteen non sono semplici concerti, sono la più naturale predisposizione allo spettacolo.
Ciò che ha colpito numerosi fans è stata la qualità vocale del musicista che ha dato prova di non crearsi limiti (come potrebbe far pensare l’età) bensì di rimanere sempre sul pezzo, cercando sempre di regalare performance invidiabili a tutti coloro che lo hanno seguito e tutt’oggi continuano a farlo.
Siamo di fronte ad un uomo che ha fatto della Musica il suo stile di vita, cercando in tutti modi di trasmettere attraverso i suoi brani un’energia non solo fisica ma mentale capace di colmare le distanze tra spettatore e artista, dando così un senso alla sua arte, ancora oggi capace di chiamare a raccolta un numero esorbitante di “fedeli”.
Panorama musicale odierno a cui mancano icone di questo calibro, specchio di una tradizione passata che oggi come oggi sta scomparendo e che sta lasciando spazio a piccoli artisti di passaggio, innalzati a idoli e poi, per mancanza di carisma, di qualità tecnica e, soprattutto, di un modo di pensare la musica che trascende dalle sole leggi del mercato, destinati a scomparire e ad abbissarsi.