Belind: oltre la disabilità e la vita nel campo profughi

Il campo profughi di Gawilan, nella regione del Kurdistan iracheno, accoglie circa 7.500 rifugiati, per lo più siriani. Un campo come tanti, dove le storie di chi scappa dagli orrori della guerra si mischiano al fango e alla polvere della vita da campo, nel tentativo di ritrovare una lenta e agognata normalità. Eppure questo di Gawilan è un campo particolare: qui si sente una musica assordante e il ritmo incalzante del rap, che accompagna e movimenta la monotona vita da campo. A tempo di musica, sei ragazzi eseguono passi e movimenti di break-dance, girano le gambe, ruotano con la testa, si sdraiano sulla schiena. Si allenano con meticolosa attenzione sotto lo sguardo vigile del loro maestro, Abdullah Mohammed Amin Tamo, da tutti conosciuto con il nome di Belind.

Nella palestra costruita dalle Nazioni Unite, che gestiscono il campo, Belind, un rifugiato curdo siriano, è diventato un insegnate. Fin qui nulla di “diverso” rispetto a tante altre storie. Eppure questo ragazzo di vent’anni che sogna di diventare medico, che solleva pesi, fa le flessioni, insegna break-dance, gioca a calcio e a ping-pong, è nato senza gambe.Le persone dicono che se qualcuno è nato senza una gamba o senza una mano non può fare sport. Io ho sconfitto la mia disabilità e ho mostrato a tutti quanti il contrario“, dichiara sorridendo Belind.

Quella del giovane siriano fuggito dal suo Paese a causa della guerra e della violenza, è una storia di forza, di coraggio, di tenacia, di ribellione sia nei confronti della sua disabilità e delle limitazioni che questa, a volte, può comportare, sia verso una nazione e un conflitto che non permettono di sognare. Belind non si è mai fermato, diventando nel 2012 campione nazionale di sollevamento pesi. Continua a sognare, a sperare, a cercare di trasmettere anche agli altri la sua voglia di non arrendersi mai. “Questa è una situazione difficile. Vogliamo uscire da qui perché non possiamo vivere in questo modo“, spiega. “Questo è ciò che la vita ci ha portato, e dobbiamo trovare un modo per affrontare il problema. Non dobbiamo spendere tempo a lamentarci, dobbiamo fare qualcosa“, continua il giovane.

Dal 2013, anno in cui ha lasciato la sua città Qamishli per dirigersi verso il Kurdistan iracheno a causa dell’inasprirsi del conflitto, un viaggio lungo e difficile, compiuto grazie all’aiuto del fratello che spingeva la sedia a rotelle, Belind è sempre in movimento, sempre pronto a superare qualsiasi difficoltà, contagiando di entusiasmo chi gli sta intorno. Il suo più grande sogno, adesso, è quello di andare negli Stati Uniti d’America per iniziare un percorso di riabilitazione ed avere delle protesi che gli permettano di giocare a calcio sulle sue gambe. Senza dimenticare, la voglia di terminare gli studi lasciati a metà e diventare dottore. E Belind sa che i suoi sogni si avverano, perchè per Belind non c’è niente che non possa fare.