Aria di cambiamenti: trova la tua città ideale con Teleport

Molto spesso ci si ritrova a pensare di voler cambiare aria, città, stile di vita e che partire sia la soluzione a tutti i problemi. Ovviamente c’è da fare i conti con la paura, con la possibilità economica, con la conoscenza di altre città e allora, il più delle volte, per paura di sbagliare e andare verso l’ignoto, si resta. Spesso, però, bisogna rischiare e mettersi alla prova se si vuole essere felici.

Duncan Geere di Medium italia, spiega cosa spinge le persone a cambiare città e lavoro. “Al primo posto c’è l’assenza di inquinamento. Al secondo, la sicurezza personale e livelli bassi o assenti di criminalità. Al terzo, una società tollerante. E al quarto, il costo dell’affitto”.

Queste deduzioni sono ovviamente basate su una ricerca o per meglio dire, su un’app: Teleport. Un servizio nato grazie a Sten Tamkivi, che aiuta le persone nella ricerca della città ideale. In Italia è ancora poco conosciuto e per ora è solo in versione Inglese, ma i suoi fondatori, stanno cercando di ampliarlo.

La procedura è semplice: usando un pc o uno smartphone ci si iscrive a Teleport, successivamente si compila un questionario che comprende le informazioni più varie.  Il clima che si preferisce, la lingua, la sicurezza, l’istruzione, le tasse, l’inquinamento, i trasporti, il traffico e se si inserisce lo stipendio mensile e l’affitto, Teleport indica anche il reddito disponibile in più o in meno nelle diverse città. Dov’è il guadagno di Teleport? Nell’aiutare le persone durante il trasferimento e mettendo a disposizione contatti e servizi per facilitare le cose.

“Poter decidere di andare a vivere altrove è un privilegio enorme” afferma Duncan Geere, ma non è da tutti. Nel suo caso, i soldi, il sostegno della famiglia ed il contesto sociale, sono stati indispensabili ai fini del suo trasferimento. Non tutte le persone hanno la possibilità e la libertà di poterlo fare.

Tamkivi, il fondatore dell’applicazione, ammette che molti utenti si somigliano: bianchi, maschi, provengono da ambienti benestanti e che lavorano nel settore della tecnologia. Per tale motivo e per sostenere la sua azienda, sta cercando di ampliare la fascia demografica a cui rivolgere il prodotto.

Il picco di iscrizioni a Teleport si è avuto dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015, inoltre dice Tamkivi: “ho visto che i nuovi iscritti erano un gruppo completamente diverso […] c’è stata una quota significativa di utenti che come professione indicavano ‘altra’. Da allora, abbiamo aggiunto venti o trenta nuove categorie di lavoro. Non siamo ancora pronti per utenti che cercano lavoro come infermieri, ma almeno sappiamo che ci sono e impariamo qualcosa sulle loro esigenze”.

Gli interessati, però, non sembrano essere solo giovani lavoratori, vogliosi di cambiare vita e lavoro, ma anche i pensionati. “Sanno qual è il loro budget, quanto prendono di pensione, se hanno una casa”, dice Tamkivi. “Hanno qualche richiesta in più: per esempio, la vicinanza a un ospedale. E magari non vogliono finire a più di tre ore di volo dai nipoti”.

Spesso si pensa che la disponibilità economica sia la variabile più importante in un trasferimento, ma non sembra essere così; i primi tre criteri di scelta sono orientati agli aspetti di vita in generale, al sentirti sicuri in un ambiente sano.

Cambiare città significa mettersi in gioco, significa avere la possibilità di fare esperienze, conoscere persone e magari scoprire una nuova parte di sé stessi. Nel caso in cui qualcosa non andasse per il verso giusto, c’è sempre la possibilità di tornare indietro e allora, che si fa? Si parte?

Emanuela Punzi