AlterEgo, quando la tecnologia ti legge nel pensiero

Pensate se tutti i vostri desideri – o quasi – diventassero realtà; se le vostre richieste fossero esaudite senza neanche aprire bocca.

Da qualche anno con il nostro smartphone possiamo conversare, grazie per esempio all’applicazione iSiri che in tempo reale soddisfa le nostre esigenze. Ma se un giorno dovesse capitarci di essere afoni perché la sera prima siamo usciti senza sciarpa e con -2° fuori, a breve potremo avanzare le stesse richieste solo con il nostro pensiero. È proprio quel che promette di fare AlterEgo, un curioso dispositivo – sviluppato da Arnav Kapur e Pattie Maes, ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) – dalle sembianze di quelle cuffie col microfono stile call-center, ma che, grazie a sensori e a un sistema di intelligenza artificiale, crea un dialogo privato e puntuale con il suo utilizzatore.

Gli assistenti vocali dei nostri smartphone – vedi iSiri o Google Home – si attivano con un semplice comando vocale, diventando i nostri maggiordomi virtuali ad un semplice “Hey Siri!“, oppure “Hello Google!“; AlterEgo, invece, non ha bisogno di parole: basta pensare alle chiavi di ricerca desiderate perché sul nostro viso si producano gli impercettibili segnali neuromuscolari associati al suono di quelle parole – il processo si chiama subvocalizzazione.

Altri sistemi di embrionale “lettura del pensiero” – come quello portato avanti da Neuralink, un progetto di Elon Musk – provano a captare direttamente l’attività elettrica del cervello con strumenti più complessi e difficili da posizionare (anziché il sottile movimento di nervi e muscoli facciali). AlterEgo ha invece tutte le caratteristiche per poter diventare un giorno un supporto funzionale e di largo consumo.

Nello specifico, per quanto riguarda AlterEgo, la ricerca su Google scatta in automatico una volta che gli input dati dalla nostra subvocalizzazione vengono recepiti dai sensori e vengono decodificati grazie al sistema di intelligenza artificiale. I risultati trovati sono poi dolcemente sussurrati all’orecchio dell’utilizzatore attraverso la cuffia; il suono arriva direttamente all’orecchio interno – non al timpano come le cuffie normali – in modo da conservare la privacy di chi utilizza AlterEgo, ma soprattutto per permettere la percezione dei suoni ambientali circostanti, senza rendere sordo chi lo indossa.

AlterEgo – successivamente a una fase di messa a punto di 31 ore – ha mostrato di essere in grado di decifrare dalla nostra mente le cifre da 0 a 9, più un centinaio di parole. I maggiori successi li ha avuti suggerendo correttamente l’ora locale di altri fusi orari, la popolazione di alcune grandi città, le mosse corrette in una partita di scacchi e i risultati di calcoli aritmetici.

Insomma, parlare di meno e pensare di più! 

Camilla Antonioni