Addio al travel ban, si torna a viaggiare in sicurezza per gli USA

Gli Stati Uniti sono stati un Paese leader che nel contesto dell’emergenza sanitaria ha svolto un ruolo determinante. Tra i primi ad avviare un’importante campagna vaccinale e ad allargare presto la chiamata anche agli over 16. Gli Stati Uniti tra i primi Paesi, persino, a lanciare il cosiddetto “turismo vaccinale”, una sorta di compromesso tra il settore turistico e la sicurezza comune. Nonostante ciò, hanno saputo anche come porre dei limiti e divieti ben definiti al riguardo. Dopo 18 mesi di travel ban – divieto di viaggiare – dalla Casa Bianca si è deciso di  “riaprire le frontiere” a partire da novembre 2021.

33 i Paesi coinvolti da più di un anno ormai nel divieto americano, tra cui i membri dell’U.E., Regno Unito, Irlanda, Cina, Iran, Brasile, Sud Africa e India. Una situazione che era iniziata con il governo Trump e proseguita poi con la nuova amministrazione.

Il 20 settembre, però, Joe Biden ha deciso finalmente – con non poche limitazioni ovviamente – di far tornare a viaggiare i cittadini e i loro cari.

Proprio il ricongiungimento familiare rappresenta la chiave di lettura di questa nuova scelta presidenziale. Infatti, le limitazioni imposte dal travel ban hanno tenuto distanti, tra le altre cose, intere famiglie per troppo tempo. Persone che, soprattutto in un periodo di crisi sanitaria, non vedevano l’ora di riabbracciare i propri familiari hanno dovuto rispettare una regola attinente al divieto turistico.

A questo proposito i social hanno reagito con l’unico mezzo a disposizione per arrivare in maniera prepotente fino ai vertici dello Stato. Infatti, contro il divieto di viaggio, e l’impossibilità di rivedere la propria famiglia, si è lanciato l’hashtag #LoveIsNotTourism, l’amore non è turismo. Uno slogan, utilizzato tramite i social per sottolineare il fatto che le direttive del travel ban dovessero essere allieviate nel caso di un ricongiungimento familiare. Dato che in una simile circostanza, la priorità non sarebbe stata farsi una vacanza senza alcun rispetto della situazione covid-19 in corso, bensì riabbracciare chi si ama in un momento storico difficile.

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Tale la ragione per cui, lo stop del divieto di viaggiare annunciato dalla presidenza abbia:

portato sollievo a molte persone in tutto il mondo, dopo oltre 18 mesi di incertezza, opportunità professionali deluse e separazione dai propri cari”.

Al contempo, però, il governo statunitense aveva adottato delle eccezioni al divieto di ingresso, che potessero in qualche modo rientrare nell’interesse nazionale. Da viaggiaresicuri.it si riportano le possibili deroghe per “cittadini statunitensi e residenti permanenti o loro familiari, titolari di visto diplomatico e altri”. Ma ciò pare non avesse risolto del tutto il problema.

Come già detto, le critiche dei cittadini legate a questa barriera di confine hanno avuto un loro peso. Critiche che hanno coinvolto anche altri Paesi, si pensi ai membri dell’UE o al Regno Unito. Questi, pur attuando severe strategie di contenimento del virus, hanno comunque accolto nel corso di questi lunghi mesi viaggiatori vaccinati provenienti dagli Stati Uniti.

La situazione del travel ban americano ha creato, quindi, un momento di evidente instabilità e disparità tra i Paesi interessati.

Tuttavia è ormai giunta al termine, o almeno, sarà così da novembre. Mese in cui, nel rispetto di determinati requisiti, sarà possibile tornare a viaggiare negli USA.

In primo luogo, la scelta di riaprire a novembre è stata maturata per poter permettere ai cittadini, nonché a tutti gli interessati del settore, di adoperarsi per far fronte alle nuove condizioni di viaggio. Si sottolinea l’essenzialità dell’operazione di tracciamento dei contatti delle persone in volo da parte delle compagnie aeree.

Secondariamente, chiunque voglia partire verso gli Stati Uniti dovrà dimostrare di aver completato il ciclo di vaccinazione e presentare all’aeroporto un esito di tampone negativo. Per i non vaccinati, oltre al tampone, è richiesta la quarantena (eccezione fatta per i bambini con età inferiore ai 12 anni). Tra i documenti, chiaramente non dovrà mancare un visto valido, o l’ESTA: autorizzazione di viaggio da poter richiedere online. La richiesta ESTA USA è più economica, semplice e veloce rispetto alla richiesta di un visto per gli Stati Uniti, motivo per cui la maggior parte dei viaggiatori che si reca negli USA opta per l’autorizzazione di viaggio digitale ESTA.

Insomma, si tratta di una situazione di apparente normalità, simile al contesto europeo. La precedente direttiva del travel ban richiedeva, invece, una quarantena di 14 giorni a tutti, indistintamente se si fosse vaccinati o meno. Prima di entrare nel suolo americano, era d’obbligo passare un periodo di isolamento in una località scelta dal governo statunitense. Ad esempio, trascorrere due settimane in Messico prima di raggiungere Los Angeles, una fattore che ha fortemente scoraggiato molte persone a raggiungere gli USA, se non per viaggi d’affari.

Da novembre, invece, la situazione cambia e gli U.S.A. si mostrano sensibili alle esigenze di tutti.

Tuttavia, le posizioni si fanno più strette nel caso di rientro di cittadini americani, i quali dovranno mostrare un test negativo nelle 24 ore precedenti al viaggio, e una volta arrivati fare un ulteriore tampone.

Dubbi ed incertezze riguardano, invece, i vaccini che verranno accettati, poiché, si ricorda che negli U.S.A. sono stati già approvati i tre vaccini anti Covid-19: Pfizer, Moderna e Johnson&Johnson. Per gli altri vaccini in circolazione nel Mondo (AstraZeneca, Sinovac, Sputnik) rimane ancora da scoprire quale sarà il risultato definitivo in un contesto di apertura delle frontiere americane. Decisione che spetterà al Centers for Disease Control and Prevention, organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti d’America.

In ogni caso, si tratta di una grande svolta che segna l’inizio di un nuovo momento importante per migliaia di persone pronte a riabbracciare le proprie famiglie, o tornare a viaggiare in sicurezza. Alla luce, inoltre, dell’Assemblea Generale dell’Onu, questa riapertura significa ulteriormente – come dichiarato dal premier britannico Boris Johnson- “una spinta per il business”.